Toscano d’esportazione

Il mio amico Salvo Toscano ha trovato un suo libro nella biblioteca di Stoccolma. Tutto bene fin quando non scoprirà di essere sullo stesso scaffale di Stieg Larrson.

Aperitivo insieme?

Oggi alle 19 sono a Villa Filippina, a Palermo, per fare da cavia a un esperimento condotto da Salvo Toscano e Fabio Lannino. In pratica parlerò di scrittura e proporrò una tracklist di musica ad hoc.
Un vantaggio è che tutto ciò accade nell’ora dell’aperitivo e lì sono ben forniti.

Venerdì prossimo

Ve lo dico con un certo anticipo, così magari non prendete altri impegni. Venerdì prossimo alle 18,30 alla libreria Feltrinelli di Palermo, io, Giacomo Cacciatore e Raffaella Catalano presentiamo il nostro nuovo romanzo “Salina, la sabbia che resta” (Dario Flaccovio Editore). Con noi ci sarà Salvo Toscano.

Bravo

Salvo Toscano è finalista al premio Zocca per il migliore romanzo scritto da un minore di anni 35.

Yesterday, a day in the life

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di Salvo Toscano

Sì, l’ho fatto. Subito. Ieri, 9/9/9, ho festeggiato il mio Beatles day comprando il cofanetto coi dischi dei Fabs rimasterizzati. L’ho preso on line, risparmiando così una cinquantina di euro. Mi toccherà aspettare un paio di giorni per la consegna. Ma poi sarà mio, tutto mio. Sì, mio come i Beatles. Che sono miei. Miei e di qualche altro milione di innamorati sparpagliati per il pianeta. Innamorati mai stanchi.
Non parlo di quelli che, “ah sì, i Beatles, grandi…”. No, io parlo di quelli che sanno canticchiare tutta la linea di basso di Baby you’re a rich man, di quelli che sanno esattamente in quale punto di Hey Jude si sente Paul McCartney smadonnare, di quelli che sanno se quel pezzo di chitarra lo suona George, John o Paul.
Parlo di gente che è capace di ascoltare Abbey road ogni giorno per dieci giorni di fila senza stancarsi mai. Insomma, parlo dei fans nell’accezione letteraria del vocabolo. Fanatici. Senza vergogna di esserlo.
So bene che quest’operazione potrebbe trasformarsi in una delusione. In fondo, George Martin, il papà degli arrangiamenti dei Fabs, non è stato coinvolto. E il purista potrebbe storcere il naso ad ascolto terminato. Forse lo storcerò anch’io. Ma ogni volta che esce una cosa “nuova” dei Beatles, chi li ama non può privarsene. Già solo per l’illusione che i quattro liverpodlians stiano ancora lì con le zazzere in disordine, a suonare e ridere e inventare come hanno fatto nei sette incredibili anni in cui hanno cambiato il corso della musica.
E quando sento mio figlio di quattro anni cantare a memoria e in inglese tutta You never give me your money, penso che forse, sì, ho creato un mostro, ma mi beo della convinzione che sarà un mostro felice. Di quella felicità inesauribile che John, Paul, George e Ringo regalano al mondo da quarantasette anni a questa parte.
Come i campi di fragole, per sempre.

Mai più cool

piazza marina palermo

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Non esco mai il sabato sera a Palermo. Ieri ho scoperto ancora una volta perché, e mi sono dato ragione per sempre. Appuntamento con amici alla presentazione del nuovo libro di Salvo Toscano. Villa Filippina è un bel posto, l’angolo bar sponsorizzato dalla rivista I Love Sicilia gradevole, i camerieri gentili. C’è anche il fatto che sono le otto meno un quarto. Il sabato in città, quello delle resse ai ristoranti e delle sgommate ubriache, è ancora lontano. Si ragiona, si respira. E si benedice la coazione a ripetere dei festaioli di fine settimana: prima delle nove e mezza non si mette piede fuori di casa. Non è cool. Prossima tappa: piazza Marina. Qui, cambio d’umore. Uno dei posti più cool di Palermo. Nel mio vocabolario: automobili che ti pestano i piedi, posteggiatori con l’indole di don Vito Corleone e cibo da mensa aziendale, data l’affluenza di pubblico. Facciamo un salto a Villa Garibaldi. C’è una manifestazione di giovani alternativi. L’atmosfera è quella triste di una festa dell’Unità liofilizzata. In un gazebo proiettano “Buena vista social club”. Spettatori: il proiezionista. Canta un gruppo Peruviano. O forse Cileno: non lo so, indossano il costume tipico. Capisco perché la sinistra perde le elezioni.  Climax: una pizzeria molto gettonata all’angolo della piazza. Gettonata senza nessun motivo al mondo, avrò occasione di dirmi a fine serata. Il cameriere si offende se uno gli chiede gli ingredienti di una pietanza. Si offende quando un mio amico cerca di stemperare la tensione (dovuta a che? Stai facendo il tuo lavoro!) con una battuta leggera. Si offende quando gli facciamo notare che aspettiamo gli antipasti da due ore e quelli al tavolo accanto al nostro, arrivati dopo, sono già al dessert. Un mio amico giornalista si alza, offeso lui, finalmente. Chiama a gran voce il padrone, minaccia di andarsene. Il padrone si offende a sua volta, malamente. Si arriva alle parole grosse. Il proprietario della pizzeria è quello che le spara più grosse, svelando così da chi ha imparato il cameriere a maltrattare i clienti: da lui. Lungi dall’ammettere che gestire un locale non è cosa sua, la butta sul piano personale.  Il nostro amico avrebbe osato lamentarsi perché è un giornalista del tg 3. Sentendosi un divo comunista, pretende di non essere trattato a pesci in faccia. Insomma, un raro esempio di arroganza. L’amico giornalista se ne va. Dovremmo farlo tutti, ma arrivano le pizze.  Il proprietario condisce la sua brillante ospitalità con un tocco di grazia: si avvicina a me e dice dell’assente che “gli stava sui coglioni”. Si aspetta solidarietà. Stavolta mi offendo io. Mastichiamo antipasti (pessimi) pizze (sbagliate) e offese. Paghiamo. Ci hanno fatto uno sconto, ma su un prezzo gonfiato. Vengo a sapere che la pizzeria è del fratello di un militante storico di destra passato disinvoltamente al pd. Non ci faccio caso: non mi piace che le colpe della politica ricadano sulle gestioni delle pizzerie. Però non liquido troppo presto le mie riflessioni in merito.  Comunque, giuro a me stesso: mai più di sabato. Mai più lì. Mai più cool.

Il tris di Toscano

sangue del mio sangue

Promemoria per chi domani è a Palermo. Alle 19,30 a villa Filippina si presenta il romanzo di Salvo Toscano “Sangue del mio sangue” (Dario Flaccovio Editore, 208 pagine, 13 euro) terzo episodio della fortunata saga di Fabrizio e Roberto Corsaro. Ho avuto la fortuna di gustare in anteprima (ovvero in bozza) il romanzo e vi assicuro che è una lettura piacevole e coinvolgente. C’è un bel mistero, c’è una selva di sentimenti, c’è l’emozione del legal thriller, c’è soprattutto una scrittura franca e onesta (come l’autore, che è mio amico). Con Salvo, domani ci saranno Roberto Puglisi e Riccardo Arena.