Il destino ineluttabile del coatto

Come era tristemente prevedibile, Debora e Romina, meglio note come le coatte di Ostia, sono diventate un fenomeno dell’estate.
Se non fosse imbarazzante da pronunciare, la parola che più potrebbe dare un’idea della loro situazione sarebbe: successo.
Le due ragazzine che – ricordiamolo – sono diventate un fenomeno mediatico per aver risposto a domande fesse in modo ancora più fesso (in una lingua che traveste gli strafalcioni da espressione dialettale), adesso hanno addirittura un agente che seleziona per loro proposte televisive, cinematografiche, eccetera.
E’ il destino ineluttabile del coatto che, per fortuna o altro, riesce a guadagnarsi un minuto davanti alle telecamere. Il premio immeritato che non sorprende più nessuno al di fuori del premiato.
In un capovolgimento di mare e cielo, di sapienza e ignoranza, di meraviglioso e orribile, le coatte di Ostia non hanno alcuna colpa se non il compiacersi della propria feconda ignoranza.
Andranno lontano e, quel che è peggio, non smetteranno di parlare quello slang bullesco che – loro non lo sanno – toglie freschezza alla loro giovinezza.
D’altro canto il giorno in cui impareranno la consecutio temporum, sarà la loro fine.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

14 commenti su “Il destino ineluttabile del coatto”

  1. Ma diranno anche loro prima o poi l’altrettanto ineluttabile frase di tutti i famosi per nulla: “per ora stiamo studiando”? (da intendersi: teatro, dizione, danza moderna, tecniche di lap-dance)?

  2. Proviamo a immaginare come sarebbe il nostro paese se improvvisamente scomparisse la televisione e tutto l’apparato che c’è dietro? È possibile oggi un’altra modalità di informazione, di divertimento, di intrattenimento? Forse la lingua italiana sarebbe meno massacrata e modelli linguistici come questi delle COATTE non circolebbero se non che nella loro ristretta area geografica.

  3. Il problema non è la televisione, è “questa” televisione, è “certa” televisione. Per Romy e Deby auspico un contratto su Italia 1, la rete che sotto l’alibi dello sperimentalismo giovanilista tiene bordone alla triade soldi-sesso-coca con la quale il berlusconismo tiene indaffarata “certa” gioventù e la prepara per un il governo del 2020.

  4. Mi pare di aver letto che le due coatte siano state ospiti dello spettacolo di un comico romano e che abbiano fatto una figura penosa. Forse (si spera) la loro “carriera” è già finita.

  5. Sottoscrivo la sintetica ma lucidissima analisi di Totorizzo. Non dimentichiamo che “quell’altra” televisione, bigotta, retorica quanto vogliamo, ha contribuito all’alfabetizzazione di questo paese. C’era, di fondo, un intento educativo non disprezzabile. La prova? Basta soffermarsi su quella solitaria e felice oasi televisiva che si chiama “Rai storia” (trasmettono soltanto repertorio rai dagli anni ’50 ai tardi anni ’70) per ricordarsi che cosa fosse la tv prima dell’avvento nefasto di “quest’altra” televisione. Frammenti di un paese che quasi ispira tenerezza, ma piu’ genuino. Non mancavano i “coatti”, certo. Ma mi spiegate come mai i coatti del ’65 o del ’78, il “popolino” del boom e persino degli anni di piombo erano simpatici, spontanei e, meglio ancora, incazzati, con valide motivazioni, e questi di oggi danno il voltastomaco? Non sarà che i primi si vergognavano un poco della coattitudine e la vedevano come un limite invece che un vanto, come un’impasse che ti spingeva a migliorarti invece che un lasciapassare per le tv del Coactus Maximus?

  6. E dire che stavolta la cultura “videocratica” per certi versi non c’entra…
    A quanto ne sappiamo, loro non si sono proposte, la cosa è capitata e basta.
    Tutto quello che ne segue è davvero tanto triste.

  7. Italia 1 sta facendo dei danni irreparabili. Ormai siamo già alla seconda generazione cresciuta introiettando certi modelli di comportamento e anche di linguaggio assolutamente deleteri.
    C’è un progetto culturale e politico a lungo termine dietro tutto questo.
    Io quarantenne ho un fratello di 23 anni. Non immaginate la fatica che mi costa cercare di “educarlo” allontanandolo dai modelli di riferimento dei suoi coetanei. Sempre cercando di non urtare la sua sensibilità.
    Per darvi un esempio, qualche sera ha chiesto ai suoi amici di facebook, di prestargli il libro di quel tale Fabio Volo; gli ho “linkato” il commento pubblicato su questo blog. Ha letto, ha capito (da solo, senza coercizione) e ha cancellato la richiesta sul social network.
    Ci vuole pazienza e tanta attenzione per aiutare i ragazzi a sfuggire al tritacarne del video di “The Wall” dei Pink Floyd.

  8. A chi crede all’inferno e spera che laggiù ci siano degli spiedi prenotati con la scritta “Italia 1” sulla manovella, consiglio quella palata di escrementi di varia natura, avvolta in pixel, che va per ora in onda sul suddetto canale e che risponde al titolo di “Bikini”. Vedetela, – soprattutto ascoltatela- in tutto il suo fulgore di deiezione pulsante e iridescente, e fate una preghiera perché quegli spiedi girino sempre più veloci. Impazienti.

  9. MA sono certa che questa notorietà durerà pochissimo e saranno giustamente dimenticate, perchè in loro c’è davvero “il nulla assoluto”. E mi unisco alla preghiera “infernale” de “il cacciatorino”.
    Mirella

  10. “Questa” televisione, “certa stampa”, “certa pseudoletteratura”, “certi spettacoli” sono, purtroppo come i raggi X: anche in minime quantità si sommano e alla fine finiscono col causare danni irreparabili

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