La migrazione verso Twitter

E’ in atto una migrazione nel web. Porta migliaia di persone, provenienti da ogni dove, su Twitter. Colpa o merito, probabilmente, di Fiorello che fa spettacolo coi suoi “cinguettii”. O forse dei media che hanno trovato in Twitter un’importante sorgente di notizie. O, chissà, delle mode.
Comunque sia, c’è gran fermento nel paradiso del microblogging.
Sono un nemico dei social network, e non da adesso. Non li considero importanti per lo scambio di idee in rete e anzi mi sembrano il cimitero di ogni ispirazione: su Facebook uno c’è anche senza manifestarsi e l’amicizia è più una moneta, o peggio un’arma, che un sentimento.
Twitter, che frequento già da qualche tempo, mi pare diverso. Qui la posizione bisogna guadagnarsela e per di più con commenti stringati. Certo, il rischio chat è sempre in agguato, ma per scongiurarlo basta scegliere interlocutori intelligenti.
L’unico dubbio riguarda l’attendibilità sul fronte del reperimento delle notizie… e finiamo nel padellone del citizen journalism: siamo sicuri che il tam tam dei cinguettii sia utile in quanto immediato, rapido? La narrazione istantanea di un fatto mantiene una verginità a prescindere da chi la imbastisca?
Lo dico chiaramente: io sono all’antica. Per me essere testimoni non significa essere automaticamente e modernamente giornalisti. Twitter può dare uno, cento, mille spunti, ma ci vorrà sempre una professionalità per collegarli. Se ci pensate, è la differenza che passa tra un telegiornale (in senso assoluto, Minzolini e Fede esclusi) e un reality show. Se puntassimo tutte le nostre webcam sul mondo esterno avremmo di certo un volume superiore di informazioni, ma nessuno ci garantirebbe contro le sovrapposizioni, gli errori di prospettiva, gli abbagli dell’emozione. Il giornalismo, per quanto vituperato e detestabile, serve a ricomporre le diverse inquadrature e a dare l’illusione della plausibilità. Come gli occhialini per i film in 3d.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti su “La migrazione verso Twitter”

  1. Concordo pienamente caro Gery. Twitter, così come gli strumenti moderni di comunicazione, sono senza dubbio contenitori di idee, seppur opinabili. Forse la “farina” del nuovo corso. Comunque a panificare dobbiamo essere sempre noi, tentando di salvare questa professione che, non solo come dici tu, è tanto vituperata e detestabile,ma è estremamente ridotta ad esercizio di scrittura e non di analisi. Ad maiora

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