Lo stesso

 

Siviglia

Foto di Daniela Groppuso

Siviglia è stata una sorpresa. Ci sono stato per qualche giorno ed ho ancora gli occhi pieni della bellezza del suo centro storico, grande ma non dispersivo. Ad ogni angolo di strada si apre uno scorcio incantevole e il profumo in questa stagione è quello inebriante della zagara.
Pur non essendo un giramondo sono in grado di affermare che nella mia classifica delle città più belle, Siviglia combatte con Parigi per il primo posto.

Una noia mondiale


Credo che questi mondiali di poco calcio e di molti sbadigli possano essere archiviati senza rimpianti.
Una finale noiosa ha certificato lo stato di salute del football mondiale, una specie di animale con uno stomaco ipertrofico e le zampe corte.
Qual è la morale? Vincono le pochissime squadre che scommettono sui giovani, e non è poi una grande scoperta. Solo il nostro Lippi aveva la presunzione non dico di vincere ma di giocare con una formazione in avanzato stato di decomposizione.
Mi pare, ma posso sbagliare, che il calcio planetario sia in overdose di tecnica e di strategia: insomma è sempre meno sport e, quel che è peggio, è sempre meno giocato sul campo. Gli schemi prevalgono sull’inventiva, la moltiplicazione di telecamere ci dice tutto su ogni singolo filo d’erba ma non può regalare allo spettacolo la fantasia che non c’è.
Persino in Olanda-Spagna, cioè nella finale della coppa del mondo (la partita più importante degli ultimi quattro anni) ci si è dovuti arrendere al black-out del divertimento, fatta eccezione per qualche sussulto sotto porta o qualche calcione olandese sul petto degli avversari.
E quando alla fine è arrivato il gol della Spagna, gran parte del mondo ha gioito. Perché finalmente era finita.

Lezioni di stile

A causa del maltempo, l’altra mattina El Pais non è arrivato in tutte le edicole. Per scusarsi coi lettori, che – va ricordato – sono la principale risorsa di un giornale, è stata disposta la distribuzione gratuita via web: in pratica è stato possibile scaricare il giornale in versione integrale.

Letto su PPR.

Basta la parola

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Foto scattata sulla strada per Figueras (Spagna) dagli alunni dell’ITC “Ferrara” di Palermo, durante il viaggio d’istruzione dell’aprile scorso.

Grazie a Raffaella Catalano

Rocco e i suoi fardelli

Mai gratis

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Questo blog, a differenza di quello precedente, non ha pubblicità. Potrebbe rappresentare cioè un prodotto gratuito. Occhio però: io non regalo nulla. Scrivo perché per me scrivere è una necessità, un piacere, un’eruzione cutanea, una difesa, una dimostrazione di esistenza in vita, una possibilità di confronto, un atto di onanismo sfuggito alle regole della Chiesa, una liberazione, e un lavoro. Quindi il blog ha l’effetto di un prodotto gratuito, ma non lo è. In realtà io ho un compenso duplice: la mia soddisfazione (intellettuale, onanistica, eccetera) e la vostra partecipazione. Voi, in questo caso, mi pagate con la moneta dell’attenzione.
Quindi non è gratis. Ci tengo a sottolinearlo perché io ho allergia a tutto ciò che è gratis.
Come sapete, ogni opera della natura ha la sua moneta. In termini di energia, di conservazione, di miglioramento, di semplice sussistenza. In campo umano – esclusi ovviamente i regali, il volontariato e i sentimenti – la prestazione d’opera gratuita è un modo di richiedere/fornire prodotti di infima qualità travestendoli da prodotti convenienti quindi opportuni.
Nel mio mestiere di autore – e qui molti colleghi potranno confermare – si vive nella rarefazione del buon senso. Uno ti chiede di scrivergli “una cosa” perchè “che ti costa? Tu ci sei abituato. A te viene facile…”.  Ora, il fatto che a me/noi venga più semplice scrivere rispetto a chi si occupa di altro non comporta l’abolizione del compenso. Nella bellissima prefazione di Raffaella Catalano per un volume che sarà pubblicato il prossimo anno in Spagna si legge pressappoco così: quando a Palermo ti chiedono cosa fai per vivere e tu rispondi “lo scrittore”, la domanda seguente è “sì, ma che lavoro fai?”.
Insomma, la possibilità di guadagnare scrivendo è esclusa per assioma.
Ecco, pur sapendo che ci sono autori ben più titolati di me, vorrei sommessamente ululare che gratis non si crea. Nel migliore dei casi si pasticcia.