Quel che resta di un incidente

di Liana Mistretta

Qualche migliaio di euro di danni alla mia auto, per essere precisi 4.387, OK pagherà tutto l’assicurazione, avevo pienamente ragione.
Una vertebra del collo rotta, OK guarirò in un mesetto, anche per questo danno verrò risarcita.
Progetti di lavoro e personali andati a monte, pazienza, penso che poteva andarmi peggio.
Ma la rabbia per quel che mi è successo 2 giorni fa sulla Flaminia, dove ho avuto l’incidente, non so se mi passerà facilmente.
Ore 11 del mattino circa, sono incolonnata sulla statale Flaminia per andare a lavorare, ci sono lavori in corso, come ogni giorno, stanno potando gli alberi e si procede a passo d’uomo a sensi alternati. L’uomo in divisa arancione che regola il traffico alza la paletta rossa, da quasi ferma mi fermo. Ed ecco l’urto, clamoroso. Una Smart mi finisce addosso, a gran velocità, colpisce la parte posteriore della mia auto. Sbatto la nuca per il contraccolpo. Scendo dall’auto, la ragazza alla guida della Smart continua a parlare al cellulare, si infastidisce perché le chiedo dove stesse correndo col traffico fermo e per di più al telefono. Mi dice che aveva una telefonata di lavoro importante e che capita di distrarsi un attimo…in una strada che è un vero cimitero, ogni 100 metri una lapide di qualcuno morto in auto. Intervengono in difesa della ragazza i lavoratori che potavano le piante, perché è normale, dicono, che ci si distragga e pazienza, capita che la gente muoia in strada. Le assicurazioni servono a questo. Dico che non è affatto normale, si prendono gioco di me a gran voce perché difendo le regole, indicandomi urlano che “è arrivato er fenomeno”. Faccio finta di niente, li invito a riprendere il loro lavoro e a non impicciarsi, mi urlano che devo spostare l’auto, dico che devo chiamare la polizia stradale. Mi urlano che sono una stronza che chiamo pure la polizia. Penso sia tutto surreale. Li invito a moderare i toni, il più aggressivo, quello con la paletta che aveva fermato il traffico, si avvicina e mi dice: “Le sembra che sol perché porto una divisa umile non posso parlare?” Gli dico che tutti possono parlare, ovvio, ma offendere no. Lascio perdere. Lui rimane lì. Chiamo la polizia, poi chiamo la redazione per avvertire che non avrei fatto in tempo a condurre TG delle 13, racconto cosa mi è successo. Il tipo ascolta la mia telefonata e poi urla: “E te pareva…è pure giornalista…categoria de merda, colpevoli di tutto sto schifo!”.
Sempre più incredula, non mi accorgo neanche di essermi fatta male. Faccio finta di niente. Dopo quasi 2 ore arriva la polizia, racconto dell’accaduto prima ancora di riferire dell’incidente. Il poliziotto mi invita a denunciarli perché il comune di Roma non dovrebbe appaltare i lavori a gente che offende i cittadini in strada invece di prestare soccorso. Vengono convocati i lavoratori in tuta arancione, all’appello ne mancano un paio, ovviamente il più agguerrito si è dileguato. Paura? Lavorava in nero? I 4 presenti dicono che non c’era nessun altro in divisa a lavorare con loro. Ribadisco che ce n’era almeno un altro, quello con la paletta che mi urlava insulti. Risposta. “Sa, a volte succede che mentre lavoriamo arriva qualcuno con la divisa, sono divise false…si unisce a noi, fa finta di lavorare ma non è dei nostri, sa c’è gente strana in giro, ma non c’era nessun altro qui…”. Inutile negare, dire che era uno di loro, che ostentava la divisa con il marchio della ditta, insistono, sono io la matta che chissà cosa ha visto. Mia nipote, in auto con me, ha visto che il tipo urlante appena è arrivata la polizia è salito a bordo del camion pieno di piante tagliate ed è fuggito a marcia indietro… Peccato per loro, il camion dopo qualche ora è ricomparso, guidato da un altro, ma lo abbiamo riconosciuto e quindi identificato la ditta che faceva i lavori e il responsabile. Potrei querelarlo, non so se ne valga la pena, se servirà a qualcosa. Davvero non so.
Nelle successive 4-5 ore trascorse al pronto soccorso, il mal di testa aumentava, ma la rabbia non diminuiva. L’esito della TAC mi ha fatto dimenticare per un po’ la vicenda surreale, ma adesso non posso smettere di pensare e di chiedermi se tutto questo sia normale. E soprattutto temere che questa follia generale sia solo all’inizio. Ma dove ci porterà?

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

8 commenti su “Quel che resta di un incidente”

  1. No scusa, fammi capire.

    “Ed ecco l’urto, clamoroso. Una Smart mi finisce addosso, a gran velocità, colpisce la parte posteriore della mia auto.”[…]”la ragazza alla guida della Smart continua a parlare al cellulare”

    Parlava al cellulare con la faccia dentro l’airbag? Non si è attivato l’airbag.. ah beh.

    Lasciano pensare i 4387 euro di danni alla propria macchina per un incidente di questo genere.. spero almeno sia una bella macchina.

    Ma la cosa che più mi piace è la precisione dell’importo relativo al danno al veicolo ma nessun riferimento relavito al risarcimento (che per la cronaca sarà superiore ai € 5.000).

  2. Da quel che leggo anche il commento di Marco mi sembra in linea con l’atteggiamento allucinante avuto nei confronti di Liana Mistretta. Cara Liana, hai perfettamente ragione. Non per fare sociologia da quattro soldi, ma l’umanità che ci gira intorno è proprio questa. La crisi non è solo economica, è tutto l’universo che si sta perdendo. Ogni giorno leggiamo e sentiamo di tutto, il guaio è che non riusciamo più nemmeno a indignarci. Con tutto quello che succede, a tutti i livelli, cento anni fa il popolo sarebbe sceso in piazza con le armi in pugno. E invece ingoiamo e digeriamo. E domani tutto come prima. Mamma mia…

  3. Sì, è come se ci fosse una sorta di presunzione di colpevolezza dell’automobilista tamponata…

  4. Ma non avete notato che (evviva i pregiudizi) quelli che guidano le Smart sono tutti gli stessi, presuntuosi ed arroganti? Come diceva un comico, non ricordo chi, con la faccia di chi dice: “La Ferrari c’è l’ho nel box, per ora uso questa!”.

  5. P.S.: naturalmente “ce l’ho nel box” il “c’è” l’ha scritto da solo la tastiera….

  6. Il risarcimento totale è difficile da quantizzare, ci vogliono perizie varie che richiedono tempo. Il preventivo del danno dell’auto l’officina ci mette poco a prepararlo. Sì, la ragazza alla guida della Smart continuava a parlare dentro l’auto distrutta, ha giustificato così l’importanza della sua telefonata. Non ho fatto caso all’airbag, ma suppongo si sia attivato considerata la potenza dell’urto, maggiore poiché io ero praticamente ferma. Mi sono preoccupata di più delle mie nipoti a bordo della mia auto, per fortuna illese. Sì, c’erano anche delle ragazzine, ma nessuno se ne è curato. Poichè sono una donna, ho omesso la descrizione fisica della ragazza alla guida della Smart che forse avrebbe ahimè chiarito il perchè di tanta cavalleria nei suoi confronti, non di certo comunque l’aggressività nei miei. Ma sono una donna e me ne vergogno un po’, oltre alla follia generale, si sa, c’è anche un orrido maschilismo diffuso.

  7. La berlusconizzazione e anni di cinepanettoni hanno determinato lo strano corto circuito per cui i colpevoli sono tutti presunti innoccenti e le vitteme “se la sono cercata”

  8. E’ sicuramente come dite voi.. non v’e’ alcun dubbio.

    A me, rappresentante della feccia della societa’, resta l’anomalo mistero di come possa, un giornalista, non avere fatto caso all’airbag dell’auto della persona con cui sta avendo un alterco.

    Particolare che naturalmente e’ fondamentale per avere un’idea della reale clamorosita’ dell’urto, o quanto meno per ammettere la possibilita’ che qualcosa di clamoroso possa essere accaduto.

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