Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.
Brutta cosa la sudditanza verso “la politica romana”, specialmente quando si “calpestano diritti acquisiti e principi costituzionali”. E poco importa se i diritti acquisiti sono leggendari privilegi e se Roma viene additata come usurpatrice solo perché ci invita a metterci in linea con le regole che vigono dallo Stretto in su. Niente da fare, i dipendenti regionali siciliani sono speciali, il loro lavoro è più prezioso di quello dei colleghi statali quindi è giusto che siano pagati di più e che vadano in pensione prima. Chi osa metterlo in dubbio dovrà sopportare per punizione il peso di un’assenza collettiva. E siccome un incosciente assessore qualche dubbio lo ha sollevato, il prossimo 29 aprile si abbatterà sulla Sicilia il castigo dello sciopero generale dei ventimila dipendenti regionali.
Impossibile una stima preventiva dei disagi, ma la legge dei numeri ci conforta dal momento che, secondo un celebre studio di Confartigianato, in Sicilia un regionale su tre è di troppo quindi è in perenne sciopero pur senza scioperare. Probabili disservizi a musei e aree archeologiche, (…) ma anche qui è previsto un ammortizzamento dei fastidi: già quando alla Regione sono tutti al lavoro, i musei non li tengono aperti (vedi l’ultima Pasquetta), probabilmente proprio per abituarci alla legge della sottrazione (fare qualcosa non è sempre meglio del non fare niente). Di certo il 29 aprile prossimo sarà un giorno difficile per molti di loro che rimarranno a casa: essere costretti ad annoiarsi gratis è, quella sì, un’odiosa violazione di un diritto acquisito.