Il Nobel inconsapevole

Mi fa una certa impressione leggere le notizie che arrivano dalla Cina, dove c’è un premio Nobel in galera che non sa ancora di essere stato premiato e dove il governo ha messo il filtro a tutte le comunicazioni. Anche (e soprattutto) quelle private.
Il paese più popolato del mondo si batte quindi per sterilizzare l’immensa catena neuronale del suo cervello collettivo. E-mail, sms, comunicazioni via web sono controllate con un intento che se non fosse reale, sembrerebbe figlio di una verosimiglianza zoppicante: questo povero Liu Xiaobo non deve sapere di essere un simbolo eletto da quella porzione di mondo che non è il suo paese (con qualche eccezione tipo Cuba).
La vicenda, in piccolo, mi ricorda la storia di un mio amico di infanzia che, coinvolto in una inchiesta giudiziaria, aveva una sola preoccupazione: tenere all’oscuro di tutto gli anziani genitori. Non era ancora epoca di internet quindi l’operazione non era impossibile.
Dato che la notizia del suo coinvolgimento era sulla cronaca di Palermo del Giornale di Sicilia, lui pensò bene – nottetempo – di partire per la Valle dei Templi per procurarsi un’edizione di Agrigento che fece trovare a casa dei suoi la mattina dopo. Poi andò sul terrazzo e staccò il filo dell’antenna della tv. Infine fece sparire l’unica radio che c’era.
Trattenne il fiato per 48 ore e gli andò bene. In fondo l’inchiesta in cui era coinvolto era roba da poco.