Il portavoce del ministro Mariastella Gelmini, Massimo Zennaro, si dimette e assume l’incarico di veicolare Barbara Berlusconi nel mondo della cultura. Ora, se il binomio Berlusconi-cultura non fosse un ossimoro ci sarebbe da chiedersi il motivo di questa scelta da parte della figlia del premier: un consulente consacrato alla perenne memoria collettiva per una stupidaggine colossale (il famoso comunicato sul tunnel tra il Cern e il Gran Sasso) non è facile da mettere dentro senza suscitare perplessità.
Invece, a ben pensarci, è tutto a posto.
Per motivi professionali – il cda del Milan – e personali – il rapporto sentimentale col suo dipendente Pato – la Berluschina ha necessità di apprendere il linguaggio dei calciatori. Che, come è noto, è difficilissimo da imparare se non si ragiona con polpacci e basso ventre. Zennaro è l’uomo giusto al posto giusto: uno che si inventa la galleria più lunga del mondo senza fare abuso di stupefacenti è una specie di Giulio Verne dei giorni nostri. Viaggio al centro della terra: tutto in doppia corsia finanziata dal ministero dell’istruzione, università e ricerca.
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A nanna senza cena
Su Wittgenstein trovo questo comunicato stampa, dalla linearità esilarante.
E, grazie a un piccolo sforzo di memoria, ho realizzato che nella comunicazione istituzionale – tra nugoli di addetti stampa, ghost writer, consulenti, portavoce, portantini, portaborse e portaborselli – c’era chi aveva fatto di meglio.
Il premier che tocca ferro (e altro)
In merito a quanto riportano erroneamente alcune agenzie di stampa, il Presidente Silvio Berlusconi si è ben guardato dall’esprimere un pronostico sullo scudetto al Milan anche per evidenti ragioni scaramantiche.
Comunicato stampa di Palazzo Chigi.
Il lungo incesto tra Inter e Milan
Visto sul Grande cocomero.
Benedetti francesi
Un sussurro: forza Palermo
Weekend a casa di amici al Nord.
Sabato sera si riesce a trovare la pizzeria adatta. Adatta nel senso che ha un televisore sintonizzato su Sky Sport. Palermo-Milan non si può perdere.
Solo che il locale, oltre ad avere una tv troppo piccola per le mie diottrie, è anche un ritrovo/ricovero dei membri di un Milan Club locale.
Pazienza (che fa rima con prudenza).
Prendiamo posto. Al nostro tavolo siamo in quattro: solo due, io e la mia compagna, tifosi del Palermo. I nostri amici, padre e figlio, sono lombardi interessati al calcio quanto una talpa alla Venere di Botticelli.
Il cameriere, che ha riconosciuto il mio accento, fa finta di niente e si divide tra il nostro tavolo e la schiera di sedie degli ultras piazzate davanti alla tv. Menu per noi, birra per loro. Pizza per noi, birre per loro. Pizzoccheri per noi, birre per loro. Birra per noi, birra per loro.
Al fischio d’inizio noi mangiamo e loro brindano.
Il Palermo, per quel che intravedo sul teleschermo, pare messo bene. Non distinguo i giocatori, tiro a indovinare a seconda dei ruoli e dei movimenti.
Il gioco è corretto, riesco a star zitto per lunghi minuti come mi ha raccomandato il figlio del nostro amico.
Poi segna Bovo e la mia compagna si lascia sfuggire un miagolio.
Davanti a noi un boato di bestemmie scaturisce da una sola ugola, quella di un giovane insaccato in una maglietta bianca che annuncia spalle pelose.
La bestemmia scuote il nostro amico, che comunque rinuncia a protestare per evitare di attirare l’attenzione su di noi.
E’ difficilissimo seguire una partita e non far trasparire alcuna emozione.
Ogni tanto, senza volerlo, scatto in piedi ma subito vengo afferrato per i pantaloni come un bambino capriccioso.
Una bottiglia d’acqua, per favore.
Gasata o naturale?
Gasata, grazie.
Il cameriere non ha il tempo di posare la bottiglia sul tavolo che Hernandes mette dentro la seconda rete.
Ci stringiamo le mani sotto il tavolo come amanti clandestini, mentre il Gran Bestemmiatore fa tremare i muri.
Mia madre e mio padre, veterani del tifo rosanero, continuano a mandare sms di gioia. E’ il loro modo di avere nostre notizie perché sanno della nostra scomoda posizione: finché rispondiamo, tutto bene.
Inventandomi una neutralità tarocca, abbozzo un paio di giudizi tecnici con due signori che stanno in un tavolo vicino al nostro. Quelli mi guardano sorridendo: penso di averli convinti. In realtà scoprirò più tardi che sono interisti.
“Cerca di non parlare”, mi ripete il ragazzo che è con noi, avvertendo una tensione che cresce nel gruppetto degli ultras.
Quelli chiedono ancora birra. Io devo andare alla toilette che è proprio accanto a loro.
Testa bassa e passo veloce, punto la porta del bagno. Una maledetta labirintite mi fa zigzagare proprio mentre passo davanti agli occhi del bestemmiatore che mi scambia per un ubriaco.
Il tempo di sbrigare la mia pratica ed esco nel momento in cui Seedorf accorcia le distanze.
Trattengo il fiato davanti all’esultanza del gruppetto e torno al mio tavolo senza barcollare.
Cerco il tono di voce più neutro per dire che il Milan non va sottovalutato, che è sempre una bella squadra e che il Palermo sta comunque dominando. In realtà non mi ascolta nessuno, ma io zitto non posso stare.
Due grappe, per favore.
I rosanero soffrono un po’. Un paio di bestemmie sottolineano le incertezze degli attaccanti milanisti.
Avanti così, penso.
Avanti così, prega la mia compagna. Per la squadra e per la nostra incolumità.
Poi arriva la magia di Miccoli che con la leggerezza di un artista manda il pallone in rete…
Tutto si ferma.
Il Gran Bestemmiatore perde la lingua.
I nostri amici si guardano smarriti.
Il cameriere si incanta con due margherite in mano davanti al replay.
La mia compagna mi afferra per un braccio.
Io contengo fino quasi all’implosione un urlo. Ne viene fuori un “sì!” che si perde nel brusio della pizzeria, nella gioia del Barbera che filtra a mezzo volume dalla tv, nel tintinnio della campanella che dalla cucina annuncia altri pizzoccheri pronti.
Il resto è tutta discesa. Il gioco fino al novantesimo, gli sms con i miei genitori, il rompete le righe dei tifosi rossoneri, il conto da pagare (offriamo noi ovviamente), l’uscita da guadagnare.
In auto finalmente si esulta come ragazzini in gita scolastica.
Il tifo è come lo starnuto: trattenerlo può far male alla salute.
Luci a San Siro
Noemi al tavolo d’onore
E così Noemi e la mamma erano anche alla festa del Milan nel Natale scorso. Ovviamente al tavolo con Confalonieri. Alle dieci domande di Repubblica io ne aggiungerei un’undicesima: qual è il nomignolo con cui la ragazza chiama il fido Fedele? Popi? Fuffi? Confi? Zio?
Basta
Non vedevo l’ora che Milan-Palermo finisse. E non per mettere un punto all’inconsolabile pena della mia squadra. Ma per non sentire più i commenti insulsi di Jose Altafini.