Domenica, invece, saranno solo due gli italiani nello schieramento titolare, Donati e Brienza. L’InternazionalPalermo sarà poi composto da un albanese, due svizzeri, un paraguaiano, due sloveni e tre argentini.
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Un Paese senza calcio
Pur essendo un tifoso, non mi sconvolge la provocazione di Monti che ipotizza uno stop generale del calcio italiano per un paio d’anni, il tempo di azzerare scandali e viziacci. Potrei essere anche d’accordo a patto che quello proposto dal premier sia un modello.
Azzeriamo pure tutti i consessi, le organizzazioni, i sodalizi, gli organi elettivi, i vertici, le società che non funzionano. Fermiamoli e aspettiamo che il motore si raffreddi prima di cambiare gli ingranaggi consunti. Verifichiamone in tal modo il reale peso sulla società: niente niente si scopre che si può far a meno di qualcosa di costoso e che ciò che sembrava necessario è invece superfluo.
Un Paese senza calcio può vivere benissimo. A patto che non ci si illuda che il calcio ne incarni in toto i vizi e i difetti.
I mondiali della Juventus
L’Italia è l’unico paese al mondo con sessanta milioni di allenatori della nazionale di calcio che si sentono titolati e irripetibili a dispetto dell’evidenza: l’unico sono io.
La vecchia battuta di padre ignoto non deve trarre in inganno.
E’ vero che ci sentiamo tutti mister, ma è anche vero che ci sono mister che dovrebbero calarsi nei nostri panni di tecnici improvvisati e capirci quando ci sentiamo spaesati.
Il caso di Marcello Lippi è emblematico.
Capisco il carattere e la schiena dritta, ma un allenatore che imbottisce il contingente mondiale con una maggioranza di giocatori presi da una squadra decotta come la Juventus, qualche spiegazione al suo pubblico la dovrebbe.
Invece niente.
Messa da parte la foga rosanero, anche se Sirigu e Cassani sono tra i convocati (assordante l’assenza di Fabrizio Miccoli), resta il dubbio espresso qualche giorno fa da Paolo Villaggio: non sarà che con la missione sudafricana si cerca di drogare il valore di giocatori (e di club) le cui azioni sono in picchiata?
Prendiamo un appunto e parliamone a Mondiali terminati. Sarò felice di essere smentito.
Un sussurro: forza Palermo
Weekend a casa di amici al Nord.
Sabato sera si riesce a trovare la pizzeria adatta. Adatta nel senso che ha un televisore sintonizzato su Sky Sport. Palermo-Milan non si può perdere.
Solo che il locale, oltre ad avere una tv troppo piccola per le mie diottrie, è anche un ritrovo/ricovero dei membri di un Milan Club locale.
Pazienza (che fa rima con prudenza).
Prendiamo posto. Al nostro tavolo siamo in quattro: solo due, io e la mia compagna, tifosi del Palermo. I nostri amici, padre e figlio, sono lombardi interessati al calcio quanto una talpa alla Venere di Botticelli.
Il cameriere, che ha riconosciuto il mio accento, fa finta di niente e si divide tra il nostro tavolo e la schiera di sedie degli ultras piazzate davanti alla tv. Menu per noi, birra per loro. Pizza per noi, birre per loro. Pizzoccheri per noi, birre per loro. Birra per noi, birra per loro.
Al fischio d’inizio noi mangiamo e loro brindano.
Il Palermo, per quel che intravedo sul teleschermo, pare messo bene. Non distinguo i giocatori, tiro a indovinare a seconda dei ruoli e dei movimenti.
Il gioco è corretto, riesco a star zitto per lunghi minuti come mi ha raccomandato il figlio del nostro amico.
Poi segna Bovo e la mia compagna si lascia sfuggire un miagolio.
Davanti a noi un boato di bestemmie scaturisce da una sola ugola, quella di un giovane insaccato in una maglietta bianca che annuncia spalle pelose.
La bestemmia scuote il nostro amico, che comunque rinuncia a protestare per evitare di attirare l’attenzione su di noi.
E’ difficilissimo seguire una partita e non far trasparire alcuna emozione.
Ogni tanto, senza volerlo, scatto in piedi ma subito vengo afferrato per i pantaloni come un bambino capriccioso.
Una bottiglia d’acqua, per favore.
Gasata o naturale?
Gasata, grazie.
Il cameriere non ha il tempo di posare la bottiglia sul tavolo che Hernandes mette dentro la seconda rete.
Ci stringiamo le mani sotto il tavolo come amanti clandestini, mentre il Gran Bestemmiatore fa tremare i muri.
Mia madre e mio padre, veterani del tifo rosanero, continuano a mandare sms di gioia. E’ il loro modo di avere nostre notizie perché sanno della nostra scomoda posizione: finché rispondiamo, tutto bene.
Inventandomi una neutralità tarocca, abbozzo un paio di giudizi tecnici con due signori che stanno in un tavolo vicino al nostro. Quelli mi guardano sorridendo: penso di averli convinti. In realtà scoprirò più tardi che sono interisti.
“Cerca di non parlare”, mi ripete il ragazzo che è con noi, avvertendo una tensione che cresce nel gruppetto degli ultras.
Quelli chiedono ancora birra. Io devo andare alla toilette che è proprio accanto a loro.
Testa bassa e passo veloce, punto la porta del bagno. Una maledetta labirintite mi fa zigzagare proprio mentre passo davanti agli occhi del bestemmiatore che mi scambia per un ubriaco.
Il tempo di sbrigare la mia pratica ed esco nel momento in cui Seedorf accorcia le distanze.
Trattengo il fiato davanti all’esultanza del gruppetto e torno al mio tavolo senza barcollare.
Cerco il tono di voce più neutro per dire che il Milan non va sottovalutato, che è sempre una bella squadra e che il Palermo sta comunque dominando. In realtà non mi ascolta nessuno, ma io zitto non posso stare.
Due grappe, per favore.
I rosanero soffrono un po’. Un paio di bestemmie sottolineano le incertezze degli attaccanti milanisti.
Avanti così, penso.
Avanti così, prega la mia compagna. Per la squadra e per la nostra incolumità.
Poi arriva la magia di Miccoli che con la leggerezza di un artista manda il pallone in rete…
Tutto si ferma.
Il Gran Bestemmiatore perde la lingua.
I nostri amici si guardano smarriti.
Il cameriere si incanta con due margherite in mano davanti al replay.
La mia compagna mi afferra per un braccio.
Io contengo fino quasi all’implosione un urlo. Ne viene fuori un “sì!” che si perde nel brusio della pizzeria, nella gioia del Barbera che filtra a mezzo volume dalla tv, nel tintinnio della campanella che dalla cucina annuncia altri pizzoccheri pronti.
Il resto è tutta discesa. Il gioco fino al novantesimo, gli sms con i miei genitori, il rompete le righe dei tifosi rossoneri, il conto da pagare (offriamo noi ovviamente), l’uscita da guadagnare.
In auto finalmente si esulta come ragazzini in gita scolastica.
Il tifo è come lo starnuto: trattenerlo può far male alla salute.
La faccia e l’orgoglio
Binario
di Daniela Groppuso
Se mi state chiedendo di mettere da parte l’orgoglio, potete dirlo anche a qualcun altro. Non sono così stupido da saltare cinque partite: se avessi dovuto chiedere scusa lo avrei chiesto dopo la prima. Avendo ragione io, non chiedo scusa.
Mario Balotelli- Chiambretti Night, 30 marzo 2010
Mi scuso per la situazione che si è creata negli ultimi tempi. Sono il primo a soffrirne perchè adoro il calcio e vorrei giocare e ora aspetto in silenzio per poter tornare ad essere utile alla mia squadra.
Mario Balotelli – Lettera pubblicata sul sito dell’Inter, 1 aprile 2010
98° minuto
Se fossi Zamparini prenderei l’arbitro Paolo Valeri, e lo trascinerei davanti al primo tribunale che capita: così, tanto per illudermi di poter avere una rivincita. Un atteggiamento arbitrale così scandaloso non lo vedevo dai tempi di Gonella.
Ma io sono uno un po’ antico.
Luci a San Siro
Zenga faber fortunae suae
Binario
di Daniela Groppuso
“La Champions? Io voglio vincere il campionato: a questo dovranno puntare i miei giocatori. Siamo chiamati a stupire l’Italia”.
L’allenatore del Palermo Walter Zenga alla stampa, 8 luglio 2009.
«La società ringrazia Zenga per l’impegno profuso e gli augura le migliori fortune»
Comunicato della società Palermo calcio, 23 novembe 2009.