Questioni tecniche (e criminali)

Questioni tecniche, me le ha riconsegnate

Così il senatore del Pdl Nitto Palma ha giustificato il fatto che il deputato inopinatamente a piede libero Nicola Cosentino, arrabbiato per il no del Pdl alla sua candidatura, si è preso le liste della Campania e se l’è portate via.
Questioni tecniche.
Nel fumoso mondo del politichese, ieri si è registrato un record di falsità. Rivestire di velluto un mucchio di fango e spacciarlo per una palla da bowling ultra-silenziosa è un’operazione tecnicamente plausibile, basta crederci.
Nel partito in cui il possibile è indecente e l’impossibile è inesorabilmente possibile, ci mancava solo il ricatto a viso aperto e lo scippo della borsa.
E’ sbagliato ipotizzare, dentro e intorno al Pdl, chissà quali patti scellerati, deviazioni morali, alti livelli di criminalità organizzata.  E’ solo delinquenza comune.

Tra cassieri stonati e manovratori ubriachi

“La democrazia è a rischio”, avverte Daniele Houdini Capezzone. E in questa frase c’è tutto il senso del potere della classe politica egemone.
Lo scenario, lo sapete, è quello in cui l’esclusione delle liste del Pdl dalla prossima competizione elettorale viene inquadrata dai berlusconiani come un atto odioso e liberticida.
La discussione, per effetto dell’ormai noto straw man argument, si è incanalata sulla possibilità o meno di privare gli elettori di una fondamentale componente partitica. In realtà bastava risparmiare le forze e avere il coraggio di pronunciare una parolina semplice, che in Italia produce più allergia delle graminacee: regola.
Se una lista si presenta in ritardo o incompleta, come qualsiasi altro atto pubblico e/o privato, non c’è motivo di invocare i motivi di sicurezza nazionale o di maledire le toghe rosse: più saggio tirare le orecchie al responsabile che ha fatto tardi o si è dimenticato di allegare un documento.
Ma nell’Italia del terzo millennio il confine tra l’abuso di potere e il ridicolo capriccio del più forte, è quasi invisibile. E l’errore dà spunto per il sopruso, la mancata ammissione di responsabilità innesca una dichiarazione di guerra.
Se questo Paese non avesse gravi problemi di memoria, ci sarebbe da consumare taccuini per segnarsi le dichiarazioni dei papaveri pidiellini di questi giorni. Per poi restituirle con fragore di pernacchie ad ogni coda di ufficio pubblico, in ogni passo dell’iter burocratico che la vita ci impone.
Manca un bollo? Beccati ‘sto Schifani, prrr! Il termine è scaduto? Prenditi ‘sta Polverini, prrr!
Il precedente di un provvedimento legislativo coniato ad hoc per rimediare alle cazzate (private?) di quattro politicanti improvvisati – braccia tolte al mercato degli after hour – poteva essere la goccia che mancava per far traboccare il vaso del ridicolo. Invece, grazie anche a un Capo dello Stato di cui non si può dire nulla solo perché il sonno degli anziani è sacro, è purtroppo argomento da agenda politica. Poteva essere una indimenticabile baggianata. Invece la si è resa una cosa seria.
Non siamo in dittatura, i dittatori prendono sul serio il popolo: altrimenti non ordinerebbero epurazioni e fucilazioni.
Siamo al luna park, tra cassieri stonati e manovratori ubriachi che degli avventori se ne fottono.

La sostanza e la forma

Esempi di sostanza che prevale sulla forma.

Mangio coi piedi nel piatto perchè devo pur sempre nutrirmi.

In auto me ne frego dei divieti e delle norme del codice della strada, l’importante è arrivare.

Sono candidato a qualunque Nobel anche se nessuno a Stoccolma sa della mia esistenza: oggi mi sento un tipo da premio.

Le dita nel naso arrivano lì dove il fazzoletto si ferma.