“La democrazia è a rischio”, avverte Daniele Houdini Capezzone. E in questa frase c’è tutto il senso del potere della classe politica egemone.
Lo scenario, lo sapete, è quello in cui l’esclusione delle liste del Pdl dalla prossima competizione elettorale viene inquadrata dai berlusconiani come un atto odioso e liberticida.
La discussione, per effetto dell’ormai noto straw man argument, si è incanalata sulla possibilità o meno di privare gli elettori di una fondamentale componente partitica. In realtà bastava risparmiare le forze e avere il coraggio di pronunciare una parolina semplice, che in Italia produce più allergia delle graminacee: regola.
Se una lista si presenta in ritardo o incompleta, come qualsiasi altro atto pubblico e/o privato, non c’è motivo di invocare i motivi di sicurezza nazionale o di maledire le toghe rosse: più saggio tirare le orecchie al responsabile che ha fatto tardi o si è dimenticato di allegare un documento.
Ma nell’Italia del terzo millennio il confine tra l’abuso di potere e il ridicolo capriccio del più forte, è quasi invisibile. E l’errore dà spunto per il sopruso, la mancata ammissione di responsabilità innesca una dichiarazione di guerra.
Se questo Paese non avesse gravi problemi di memoria, ci sarebbe da consumare taccuini per segnarsi le dichiarazioni dei papaveri pidiellini di questi giorni. Per poi restituirle con fragore di pernacchie ad ogni coda di ufficio pubblico, in ogni passo dell’iter burocratico che la vita ci impone.
Manca un bollo? Beccati ‘sto Schifani, prrr! Il termine è scaduto? Prenditi ‘sta Polverini, prrr!
Il precedente di un provvedimento legislativo coniato ad hoc per rimediare alle cazzate (private?) di quattro politicanti improvvisati – braccia tolte al mercato degli after hour – poteva essere la goccia che mancava per far traboccare il vaso del ridicolo. Invece, grazie anche a un Capo dello Stato di cui non si può dire nulla solo perché il sonno degli anziani è sacro, è purtroppo argomento da agenda politica. Poteva essere una indimenticabile baggianata. Invece la si è resa una cosa seria.
Non siamo in dittatura, i dittatori prendono sul serio il popolo: altrimenti non ordinerebbero epurazioni e fucilazioni.
Siamo al luna park, tra cassieri stonati e manovratori ubriachi che degli avventori se ne fottono.
Complimenti!!
E il bello è che Capezzone è un ex radicale.
Dimenticate che è il partito dell’Amore.
“Amore è non dover mai chiedere scusa.”
Alle prossime elezioni infatti non saranno distribuiti coppi di pasta. Saranno omaggiati tubi di Baci Perugina.
L’unica risposta utile degli avventori sarebbe boicottare il luna park. Ovvero che queste regionali si risolvessero per il pdl in una sconfitta fragorosa quanto le pernacchie, l’inizio di un crollo tonante. Ma siamo sicuri che gli avventori non siano più ubriachi dei manovratori? Il pessimismo (realismo?) suggerirebbe di sì. L’ottimismo (quello vero, lucido, necessario, urgente, non quello spernacchiante di Berlusconi) potrebbe anche far sperare in un no. E speriamo.
Come nella migliore tradizione dei Luna Park, gli avventori sono rincitrulliti dalle signorine che amministrano i baracchini del tiro al bersaglio e della pesca miracolosa.
Da qualche imbonitore, che vende lo straccio che toglie tutte le macchie e lucida l’impossibile.
Poi dal tizio della riffa, che mette in palio vacanze a vita e vitalizi.
Per non parlare di quello che fà la dimostrazione del bidone aspiratutto. Capace di prosciugare gli alluvionati e smacerare i terremotati. Hai visto come vengono bene le tende con un colpetto?
Non possiamo chiedere agli italiani di rinunciare a questo divertimento… gli è rimasto solo il calcio e il Luna Park.
Io però rimango ottimista, come il Maestro Cacciatorino. Aspetto che il pubblico pagante smaltisca la milionaria intossicazione da panino del Luna Park e dica:
“Finì e finà. Mi hai visto ora e non mi vedi più”.
… quello che fa …
Quoto tanus.