Morte in diretta (di un topo).

Un nuovo entusiasmante capitolo nella storia del giornalismo d’assalto del Giornale di Sicilia: l’ostentazione della morte. Di un topo.

Il pesce salterà fuori dal barile?

Ci sono verità scomode persino da pensare quando si parla di crisi, di lavoro e redditività. Una di queste riguarda il sottile confine tra la congiuntura economica e la competenza professionale e rimanda alla domanda che molti di noi si pongono quando si trovano di fronte a situazioni occupazionali difficili o a prospettive societarie cupe: è colpa solo del mercato o anche di chi amministra la baracca?
In altre parole, il disastro di molte aziende è interamente da attribuire a cause esogene o c’è una responsabilità interna?
Per mia minima esperienza non ho esitazioni. Dietro molti fallimenti attuali – intesi in senso lato, e non esclusivamente giuridico – ci sono scarsa professionalità, menefreghismo, pochezza intellettuale. Poi c’è la crisi, certo. Ma quella fa parte di un altro sistema di rischio, meno masochista.
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In morte di un ragioniere

Con lui ho fatto alcune delle litigate più teatrali della mia vita, e non ricordo più perché. Una volta, dopo che gli avevo chiuso il telefono in faccia probabilmente sbagliando, mi incontrò per strada e mi offrì il caffè. Prima di andarsene mi disse una frase che non ho mai dimenticato: “Gery, ho due obiettivi. Mandarti a fare in culo definitivamente e andarmene in pensione”.
Il primo lo centrò quando me ne andai da quell’azienda: “Ciao e vaffanculo”, mi sussurrò con un accenno di abbraccio quando passai a concordare l’accredito della liquidazione.
Il secondo lo aveva effettivamente raggiunto qualche mese fa. Solo che la pensione, Mimmo Squadrito ragioniere del Giornale di Sicilia, non è riuscita a godersela perché l’altro giorno è morto.
E mi dispiace moltissimo.

Il colonnino dei segaioli

Tutti sanno che sul web, e non solo, il sesso attira lettori. Per questo molti giornali online scelgono di pubblicare, accanto alle notizie ordinarie, immagini di modelle e di attrici svestite o in atteggiamenti osé. Nessun problema, basta essere consapevoli che si sta proponendo un arrosto con una buona quota di fumo. Però ci vuole maestria persino nell’imbastire una fotogallery furbetta, poiché è facile deragliare dai binari del buon gusto e impantanarsi nel pecoreccio.
E’ quel che accade qui, di tanto in tanto, dove credono che siccome il pelo tira, qualunque pelo può diventare tirante. Non funziona esattamente così.
C’è differenza tra una modella, o aspirante tale, che si esibisce in scatti studiati e una ragazza che si fa fotografare goffamente ammiccante in un angolo del tinello. La prima dimostra di saper dove vuole andare, la seconda si illude di esserci già arrivata quando, poveretta, non è neanche partita. Per fortuna esiste una strana forma di giustizia sociale: il senso del ridicolo travolge generalmente chi pubblica e non chi si mostra.

Centimetri quadrati rubati

 

Il rapporto tra carta stampata e internet secondo il Giornale di Sicilia.

 

Orlando e il nickname di Monti

Quindi Leoluca Orlando chiama Monti non col suo nome, ma Spending: non male come nickname.

Gli errori? Mai troppi pochi

Il Giornale di Sicilia oggi ha fatto il pieno di strafalcioni.

Un punto manco a pagarlo

C’è un problema con le tende abusive che mangiano e dormono e sporcano…

Ci sono giornali

Ci sono giornali che, come ha fatto il Giornale di Sicilia un paio di giorni fa, annunciano tardivamente una svolta moderna, telematica, supergiovane.
Il succo del discorso è questo: siccome c’è la crisi e non ci possiamo fare niente, siccome c’è internet e non ci possiamo fare niente, siccome siamo comunque bravi anche se perdiamo milioni di copie e non ci possiamo fare niente, noi che siamo moderni, telematici e supergiovani vi regaliamo un giornale sempre “più nuovo”.
E in cosa consiste la novità? Continua a leggere Ci sono giornali

Ma va?