Ignoranza digitale al potere

L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.

Sino a pochi giorni fa il governatore Musumeci protestava indignato in tv, sui giornali, sui social perché il Tar aveva sospeso la sua ordinanza sui migranti senza nemmeno ascoltare la Regione. Poi si è scoperto che la e-mail con la quale chiedeva l’audizione era stata inviata alla persona sbagliata. Per dirla con le parole dell’ufficio stampa della Giustizia amministrativa “la richiesta audizione è stata sì formalmente presentata, ma ad un indirizzo telematico errato, non idoneo alla ricezione degli atti processuali, e comunque tardivamente, sicché, per fatto imputabile alla stessa Regione Siciliana, tale richiesta non è stata tempestivamente acquisita nel fascicolo processuale”. Qualche anno fa il “New Yorker” scoprì che gran parte dei giudici della Corte Suprema degli Usa, il massimo organo giudiziario del Paese chiamato a dirimere anche questioni di tecnologia, non aveva mai usato la posta elettronica. Quindi Musumeci è, diciamo, in buona compagnia. Solo che qui l’imperizia telematica, magari non direttamente del governatore ma degli uffici preposti che comunque rispondono a lui e per lui, è in perfetta sintonia con una mancanza di attenzione e una sciatteria che concorrono a trasformare un errore in una figuraccia. Se un minimo della grinta e della determinazione impiegate per inventarsi un legame tra i migranti e un aumento del rischio sanitario in era di Coronavirus (legame, allo stato, categoricamente smentito dal giudice) fosse stato messo in campo per digitare il corretto destinatario di un’istanza, probabilmente non saremmo qui a ridere amaro di un’istituzione che non sapendo che pesci prendere, si inventa il complotto di agosto. Sarà il caldo.  

Un dump del db…

Ricevo per conoscenza (conoscenza?) una e-mail:

(…) abbiamo effettuato il mirroring completo di tutti i file, sullo spazio ftp (…). Ti allego un dump del db (…)  Pensate voi a creare il db, allacciarlo a WP e importare il dump(…)?

Se non me l’avesse mandata un amico l’avrei presa per una minaccia in lingua straniera (coi tempi che corrono…). Invece mi sono dovuto rassegnare: era una rassicurazione in lingua ultra contemporanea.
I tempi cambiano velocemente. Noi un po’ meno.

Neologismi/2

L’attimino fuggente

di Giacomo Cacciatore

Presto in Italia si fenderanno marosi elettronici su internetto e si comunicherà per elettromissiva.

L’archivio della felicità

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

di Quarant’Ena

Questa è una storia di fantasia o, se volete, no.

Lei: Teresa, 36enne, bella, professionalmente appagata. Lui: Antonio, 35enne, capace di corteggiare come pochi. Non molto bello, ma tanto buono.
I due si incontrarono per caso, a casa di amici comuni. Seguirono e-mail eleganti dai contenuti abbastanza neutri. Una al giorno, poi due, tre. In breve 100-150 a cui si aggiunse una tempesta di sms.
“Buongiorno, se sei sveglia”.
“’Notte, se riposi”.
Ovunque si trovasse, lei rispondeva subito. E ricopiava tutto, nel suo archivio della felicità.
Dopo circa tre mesi lei gli chiese, con determinazione mista a una malcelata vergogna: “Che fa, ci prendiamo un caffè insieme?”
Lui: “Sì, ok”.
Si videro in un bar del centro. Se fu amore non è dato saperlo. So solo che la mia amica Teresa, dopo quel giorno lo incontrò 15 volte. Pranzi fugaci, mai una cena, molti caffè, qualche tè. Solo una volta copularono. Poi niente più, tornarono alla scrittura dei sentimenti.
Lui la rassicurava: “Vederci non è determinante. In questo modo ci tocchiamo l’anima”. Oppure: “Scriverti mi permette di sfiorarti l’anima”.  O ancora: “Le nostre parole ci permettono di adagiarci sull’anima”.
Ogni tanto a Teresa scappava un messaggio del tipo: “Andiamo al cinema?”. Ma lui aveva sempre qualche impegno.
Un giorno, dopo un anno, lei s’impose: “O andiamo al cinema oppure è finita”.
Lui non rispose.
“Sarà occupato”, pensò lei. Aspettò.
“Perché non mi rispondi?”, gli scrisse dopo due giorni di attesa, nonostante il dolore acuto nel pollice destro (un anno di sms pregiudica fortemente la funzionalità delle falangi).
Non ottenendo risposta, glielo chiese più volte finché non si decise a fare un gesto inconsulto: gli telefonò.
Una voce di donna la investì subito: “Puttana! Sei una puttana. Lascia in pace mio marito”.
Lei impiegò pochi minuti per prendere la sua decisione. Raccolse tutto il materiale. Con pazienza, tanta pazienza, cancellò dalla posta il suo nome  e lasciò visibile il numero di telefono di Antonio. Aprì l’archivio della felicità e stampò le circa 6.000 mail e i 10.000 sms raccolti in un anno. Eliminò il proprio nome, ma lasciò quello di Antonio. Corse in tipografia e commissionò un migliaio di copie, non tutte rilegate per via degli alti costi.
La distribuzione del volumetto è ancora in corso nel raggio di un chilometro da casa della coppia felice: dal parrucchiere, dal salumiere, dal meccanico, dal giornalaio… Nulla è lasciato al caso, persino i pazienti del vicino ospedale leggono da qualche giorno le poesie, le frasi, le parole che lui le scriveva.
Bisogna stare attenti a maciullarla, l’anima. Perché quando si risveglia dal coma s’incazza moltissimo.

Scusate e buon lavoro

Alla fine la storia dello spam per il libro di Brunetta si è risolta così: la società che si occupa delle questioni telematiche del ministro ha ammesso che alcune (quante?) e-mail sono state inviate per errore dal software usato per gestire le newsletter. Insomma, lo spam (pratica illegale) ci fu, ma senza volontarietà. Sarebbe bastato, a questo punto, che la società facesse un comunicato semplice e, se vogliamo, furbo. Del tipo: abbiamo sbagliato, scusate e buon lavoro a tutti. Invece si è lanciata in una ricostruzione polemica, fuori misura, che va all’attacco di chi ha segnalato la violazione e che si conclude “così va il web, a volte, in Italia (e non solo)”.
E’ l’unica frase che sottoscrivo, per motivi diametralmente opposti a quelli della società  in questione.
Scusate e buon lavoro a tutti.

Brunetta e il misterioso spam

La vignetta è di Gianni Allegra
La vignetta è di Gianni Allegra

Come molti blogger italiani, anch’io ho ricevuto una e-mail pubblicitaria – non richiesta – del nuovo libro del ministro Brunetta. Direte voi: e vabbè, cancellala come fai con tutte le altre sfuggite all’antispam.
In realtà la questione è più delicata di quanto sembri. Vediamo perché.

Il messaggio pubblicitario mi è arrivato in una casella di posta abbastanza riservata, che uso pochissimo.

Brunetta è un ministro che ha fondato la sua azione politica sulla ferrea intransigenza nei confronti di chi si fa beffa di leggi e regolamenti. Lo spamming in Italia è vietato (vedi pronunciamento del Garante della privacy). Quindi il ministro – ritengo inconsapevolmente – è protagonista di un’operazione non lecita.

La società che ha gestito l’operazione è la Server Studio di Palermo: per pubblicizzare il libro ha inviato 85 mila e-mail.

Io non ho mai fornito alla società in questione né la mia e-mail (riservata) né, soprattutto, il consenso ad accettare messaggi pubblicitari.

Server Studio, lo scorso anno, ha avuto rapporti con BlogItalia e ha gestito l’invio di una newsletter alle decine di migliaia di iscritti al sito.

Io sono iscritto a BlogItalia (proprio con quella e-mail).

Molti blogger sono iscritti a BlogItalia.

BlogItalia sostiene di non avere nulla a che fare con Brunetta e soprattutto di non avere mai ceduto il suo indirizzario.

E allora come ha fatto Server Studio ad avere la mia e le altre migliaia di e-mail alle quali destinare una tonnellata di spamming per conto di un ministro tutto d’un pezzo?

P.S.
Qui trovate qualche informazione utile su questioni tecniche e legislative.