L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.
Sino a pochi giorni fa il governatore Musumeci protestava indignato in tv, sui giornali, sui social perché il Tar aveva sospeso la sua ordinanza sui migranti senza nemmeno ascoltare la Regione. Poi si è scoperto che la e-mail con la quale chiedeva l’audizione era stata inviata alla persona sbagliata. Per dirla con le parole dell’ufficio stampa della Giustizia amministrativa “la richiesta audizione è stata sì formalmente presentata, ma ad un indirizzo telematico errato, non idoneo alla ricezione degli atti processuali, e comunque tardivamente, sicché, per fatto imputabile alla stessa Regione Siciliana, tale richiesta non è stata tempestivamente acquisita nel fascicolo processuale”. Qualche anno fa il “New Yorker” scoprì che gran parte dei giudici della Corte Suprema degli Usa, il massimo organo giudiziario del Paese chiamato a dirimere anche questioni di tecnologia, non aveva mai usato la posta elettronica. Quindi Musumeci è, diciamo, in buona compagnia. Solo che qui l’imperizia telematica, magari non direttamente del governatore ma degli uffici preposti che comunque rispondono a lui e per lui, è in perfetta sintonia con una mancanza di attenzione e una sciatteria che concorrono a trasformare un errore in una figuraccia. Se un minimo della grinta e della determinazione impiegate per inventarsi un legame tra i migranti e un aumento del rischio sanitario in era di Coronavirus (legame, allo stato, categoricamente smentito dal giudice) fosse stato messo in campo per digitare il corretto destinatario di un’istanza, probabilmente non saremmo qui a ridere amaro di un’istituzione che non sapendo che pesci prendere, si inventa il complotto di agosto. Sarà il caldo.