La buonuscita di Fede

Pare che tra Emilio Fede e Mediaset siano quasi sciolti i nodi del divorzio. Il giornalista sarebbe pronto a lasciare la direzione del Tg4 per una buonuscita di circa otto milioni di euro. Ancora non c’è la firma dell’accordo, ma Fede ha fede.

Il bluff di Mentana

Premessa. Non sono mai stato un sindacalista in oltre vent’anni di giornalismo militante. Fine premessa.
Enrico Mentana si offende per una vicenda controversa sulla quale ci sarebbe da discutere se solo le questioni sindacali avessero ancora un appeal in Italia.
In realtà, come si legge nelle cronache più obiettive, la redazione gli ha chiesto di non andarsene e lo stesso cdr del tg de La7 ha smentito di averlo mai denunciato per comportamento antisindacale.
Siamo a una nuova frontiera del rapporto dirigenza-base, in cui chi sta sopra chiede a chi sta sotto di salire a controllare il tetto affinché non ci siano infiltrazioni causate dalla sua stessa imperizia.
Detto tra noi, Mentana quel comunicato del cdr doveva leggerlo senza giudicare se potesse interessare o meno ai telespettatori, per un semplice motivo: il sindacato non serve per fare audience. A quello ci pensano i politicanti di turno.

Sotto il vestito, mente

Sono dispiaciuta per le dimissioni di Silvio Berlusconi e per gli insulti che ha ricevuto dopo averle date. Lui sarà ricordato come un grande presidente.

Patrizia D’Addario a Un giorno da pecora.

Game over

Lo confesso, sono preda di una crisi di prestazione. Da diciassette anni aspettavo questo momento, da ben prima di aprire questo blog, che nel suo piccolo ha raccontato le nefandezze di un sistema politico marcio sin dalle fondamenta.

La caduta del tiranno, tiranno nei modi e nelle movenze ma non nella statura politica, è la pagina più felice di un’Italia infelice. Persino alcuni tra i berlusconiani sono ormai convinti che il male di questo Paese sia nell’uomo che l’ha governato e non nelle congiunture internazionali.

Un uomo che ha promesso milioni di posti di lavoro con la stessa disinvoltura con la quale ha assicurato che col suo governo si sarebbe sconfitto il cancro, uno che ha infierito sui moribondi e che ha sbeffeggiato chi non la pensa come lui, un uomo che ha declassato la diversità a minorità, che ha tentato di abolire la libertà di stampa e che ha monopolizzato il mercato televisivo, un uomo che ci ha ridicolizzati nei vertici internazionali e che ha creduto che fossimo tutti scemi, uno che ha trattato gli estortori come amici e che ha fatto carriera con gli amici degli amici.

Non basterebbero mille e mille righe di un post come questo per restituire sotto forma di parole lo sdegno per aver dovuto sopportare, da cittadini, un governo con analfabeti e principi della volgarità come Umberto Bossi e Roberto Calderoli, con ministri senza arte né parte (almeno visibili) come Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Michela Brambilla. Non mi ricordo più nemmeno quante volte ho maledetto un sistema che prevedeva l’automatica incoronazione di tali Laura Ravetto, Maria Rosaria Rossi, Daniela Santanché, Anna Maria Bernini e via sfilando, solo perché gradite al capo: onorevoli senza meriti (almeno visibili) a parte la loro dotazione cromosomica XX.

E poi le Ruby, le Noemi, le Nicole, le Maristelle, le Katarina, le Ioana, le Iris… un catalogo di nomi esotici che rimanda a certi riti sacrificali dove, per destino grottesco, le vittime godono più dei sopravvissuti, cioè di tutti gli altri.

Nell’epopea del denaro è il denaro ad aver sconfitto il più ricco. A conferma che la Natura si riprende sempre quel che le viene tolto. Anche con la natura umana ogni tanto accade, non si può sperare sempre nei miracoli.

Cin cin.

Neanche per una finale dei Mondiali

 

Mai più

Su Twitter la caduta del nano-tiranno viene celebrata con l’hashtag #maipiù: un lungo elenco di nefandezze che non vorremo sentire, vedere, vivere mai più, appunto.

Jobs

Grazie a Federico Giglio.

308

L’unto mastica rabbia. Noi siamo pronti a brindare.

Ai confini della irrealtà

Qualcuno su internet ci crede davvero, perché con questi qui tutto può succedere. Ma la foto della Carlucci con la sciarpa che inneggia alle dimisioni di Berlusconi è un fotomontaggio. Peccato.

AEIOUY

Mentre le voci di dimissioni di Berlusconi si arricchiscono di nuovi, entusiasmanti, dettagli (questione di ore, di minuti, lo dice Ferrara, la Carlucci lo ama ma lo lascia, eccetera) su Twitter spopolano gli hashtag Vivalafuga e AEIOUY, che richiama questa atmosfera festosa. Speriamo che non porti sfiga.