Il bluff di Mentana

Premessa. Non sono mai stato un sindacalista in oltre vent’anni di giornalismo militante. Fine premessa.
Enrico Mentana si offende per una vicenda controversa sulla quale ci sarebbe da discutere se solo le questioni sindacali avessero ancora un appeal in Italia.
In realtà, come si legge nelle cronache più obiettive, la redazione gli ha chiesto di non andarsene e lo stesso cdr del tg de La7 ha smentito di averlo mai denunciato per comportamento antisindacale.
Siamo a una nuova frontiera del rapporto dirigenza-base, in cui chi sta sopra chiede a chi sta sotto di salire a controllare il tetto affinché non ci siano infiltrazioni causate dalla sua stessa imperizia.
Detto tra noi, Mentana quel comunicato del cdr doveva leggerlo senza giudicare se potesse interessare o meno ai telespettatori, per un semplice motivo: il sindacato non serve per fare audience. A quello ci pensano i politicanti di turno.

Auditel, buone notizie

I dati Auditel di febbraio ci dicono che Canale 5 è in netto calo e che crescono Raidue, Raitre e La7. Raiuno è in piena emorragia di telespettatori, nonostante febbraio sia il mese di Sanremo.
Su Raidue pesa l’effetto Santoro, dato che è la prima serata quella che segna il maggior incremento. Raitre e La7  vedono premiata la loro programmazione attenta.
Secondo me, sono tutte buone notizie che fanno il paio con il tonfo dell’Isola dei famosi, di cui parlavamo qualche giorno fa.
Una televisione con meno reality, più fiction e più approfondimenti spingerebbe molti di noi a riconciliarci col telecomando.

Travagli e Travaglio

Su la7 è in onda una puntata di Otto e mezzo dal titolo nelle intenzioni provocatorio: Travaglio e il giornalismo ad personam.
Trovo che un guaio di questo Paese non sia il giornalismo ad personam, ma quello ad aziendam (perdonate il truce latinismo, però così ci capiamo).
E io non sono un fan sfegatato di Travaglio: mi piace, ma con moderazione e con molte eccezioni.