La Clinton cancellata

C’è una notizia fantastica che stava per sfuggirmi. Der Tzitung, il quotidiano newyorkese degli ebrei ortodossi ha cancellato Hilary Clinton dalla celebre foto nella situation room. Il motivo? “Non possiamo pubblicare foto di donne”.

In Italia un giornale così lo chiuderebbero per ordine diretto del premier (e non certo per questioni che attengono al diritto di cronaca).

Situation room

La foto di Barak Obama che segue in diretta nella situation room le fasi del blitz che porterà alla uccisione di Osama bin Laden, si avvia a battere un record su Flickr. Intanto nel web ci si scatena con le parodie. Eccone alcune.

Un dubbio a corpo freddo

La questione sta diventando vecchia, ma per le riflessioni ci vuole tempo (almeno dalle mie parti).
Il dubbio è: perché gli Usa hanno ucciso Osama bin Laden?

Per toglierselo dalle scatole. Allora perché mettere a rischio le vite degli incursori? Bastava bombardare con i soliti missili intelligentissimi, diciamo pure geniali, la palazzina in cui il terrorista abitava e non se ne parlava più.

Per cancellare un simbolo. Uccidere equivale a creare simboli e il discorso vale per vittime e carnefici (esempi: Giovanni Falcone e Pietro Maso).

Per farlo tacere. Persino le spy story di serie Z insegnano che prima di un’esecuzione c’è sempre un periodo di interrogatori: le arance si buttano dopo essere state spremute.

Per semplice vendetta. E il piatto da servire freddo?

Il pizzino di Obama

Uno sogna il mito della tecnologia, dei corpi scelti americani, dei satelliti e delle incursioni in diretta, delle operazioni in stile Jack Bauer, del presidente combattente e del combattente senza paura. Poi si deve arrendere all’evidenza che il mondo è paese, anzi paesello, quando tutto inizia sempre con un pizzino.

 

Osama o Gesù?

Posso sbagliare, ma questa foto mi sembra sufficientemente falsa da temere una resurrezione.

Aggiornamento ore 20.57: infatti.

 

Obama segue Osama: su twitter

Il twitter di un falso Osama bin Laden ha un follower d’eccezione, il vero Barack Obama.

L’esultanza che non mi scandalizza

Non riesco a scandalizzarmi per l’esultanza degli americani dopo la morte di Osama bin Laden. E non ho bisogno di inerpicarmi sui sentieri della religione, dell’etica o della storia per trovare una giustificazione al mio atteggiamento.
La morte più o meno metaforica del nemico è da sempre il chiodo fisso di chi ha veri nemici. Gli americani hanno la più forte identità nazionale del pianeta che, per di più, ha subito il maggiore oltraggio possibile.
Per giudicarli bisognerebbe scavare innanzitutto nelle nostre lacune patriottiche. Poi sarebbe necessario passare al filtro della pietà certe nostre insane tendenze giustificazioniste che lasciano la pena incompiuta, che riabilitano figure da dimenticare, che creano vittime precarie come se da un dramma si uscisse automaticamente dopo un tempo stabilito.
Mi dispiace, non riesco proprio a scandalizzarmi per quelle grida di gioia e quelle bandiere.

Buon umore

Ecco perché l’altro giorno Obama era così allegro.

Come bin Laden

Silvio Berlusconi riappare in un videomessaggio di pochi minuti che involontariamente spiega tutto. Non c’è alcun accenno a un chiarimento, ma solo un ringhioso rimando a questioni procedurali (il giudice naturale, come se l’alternativa fosse quello artificiale) nelle poche parole imposte agli italiani senza la caratteristica basilare delle democrazie: quel contraddittorio che invece viene invocato per tentare di tacitare stampa e programmi televisivi non allineati.
Non capisco come un elettore berlusconiano possa ancora trovare fiducia in un uomo che non solo ha tradito tutte le aspettative di media onestà intellettuale, ma continua a offendere gli italiani con una semplice frase: “Non sono mai fuggito”. Il dato incontrovertibile, acclarato da leggi, lodi, procedimenti, sentenze è che Berlusconi è sceso in campo proprio per (s)fuggire (a) da qualcuno o qualcosa. I comunisti, i giudici, Cosa nostra, gli ex amici/sodali.
Non c’è una virgola dei suoi discorsi che possa convincere una persona di buona volontà. L’ultimo fesso che si è fidato di lui si è visto spacciare una ragazzina di dubbia moralità, beccata quasi in flagranza di reato, per la nipote di un capo di Stato (ora pure lui in disgrazia, magari c’è anche un problema di iella…).
Berlusconi invoca la libertà di telefonare a chi vuole e cerca di coinvolgere gli italiani in una  pantomima grottesca. Anche gli stupidi sanno che chiunque è libero di chiamare chi vuole, ma che nessuno può ritenersi al di sopra della legge. Piuttosto se uno parla sempre con le persone sbagliate, è chiaro che prima o poi finirà per essere intercettato. L’importante è che alla fine trovi il modo per spiegare, per discolparsi, per chiarire, al limite per scusarsi.
Lui invece continua a ridicolizzare un Paese e di tanto in tanto, in preda a una irresistibile polluzione di democrazia, manda qualche videomessaggio di propaganda. Praticamente come Osama bin Laden.

L’uomo che truffò Osama bin Laden

Sapevate che la difesa aerea degli Stati Uniti, anche volendo, non avrebbe potuto far nulla per evitare i morti dell’11 settembre 2001?
Sapevate che di Al-Quaeda, ufficialmente fondata e operante dal 1988, i servizi segreti americani non seppero nulla fino al 1996, nonostante gli attentati contro basi e cittadini statunitensi in mezzo mondo?
Sapevate che la rivelazione arrivò da un “pentito” che aveva truffato Osama bin Laden?

Ieri mi sono imbattuto in questo e-book e non l’ho mollato sino alla fine. Se avete tempo e voglia, dateci un’occhiata.