La miopia della vecchia politica

politica miope

Trascinandosi da una crisi a una polemica, da una verifica a un rimpasto, da una spremuta di nulla a un dibattito sottovuoto, il governo della Regione siciliana, tenuto al guinzaglio da Raffaele Lombardo, è ormai un esempio disastrosamente efficace di politica fine a se stessa (cioè inutile, anzi irritante).
Tra bracci di ferro coi “lealisti” e reiterate dichiarazioni di intenti, la piccola casta di deputati e assessori regionali sta riuscendo in una sola impresa: guadagnare un pozzo di soldi senza fare assolutamente nulla.
Già da tempo la paralisi amministrativa della Regione è riuscita a mettere d’accordo industriali e sindacati, ricchi e poveri, don Camilli e Pepponi.
Immaginate un’azienda, magari quella in cui lavorate voi, che si blocca per anni a causa di una diatriba tra il capo e gli impiegati, o tra colleghi.
Impossibile, vero?
Invece alla Regione tutto può accadere, perché il senso di impunità di un certo potere è direttamente proporzionale alla pochezza degli uomini che lo incarnano.
E’ penoso assistere quotidianamente al pavoneggiarsi sui media dei politicucci che parlano il linguaggio vetusto dei “pastoni” parlamentari.
Del resto c’è tanto, troppo, di stantio in quell’ambiente: i personaggi (non tutti ovviamente), i modi di pensare, la furbizia banditesca, l’incoscienza, i privilegi immeritati. Se la storia si nutre di ciò che è antico e sputa ciò che è vecchio, abbiamo la certezza che di questa gente non resterà nulla nella Memoria (notare la maiuscola).
Ieri, a ora di pranzo, una esponente del Pdl, “lealista” ingioiellata, blaterava in tv di “interesse dei siciliani”.
Se anziché da un’asta portamicrofono ambulante, la signora in questione fosse stata intervistata da un giornalista appena mediocre, ci sarebbe stata la possibilità di spiegarle qual è l’interesse reale dei suoi concittadini: quello di sentirsi governati da gente che lavora.
Punto.
Non passa giorno senza che la guerra di potere consumi metri quadrati di comunicati, tacchi di portaborse e tasti di telefonini. Se fosse un film dei Monty Python, Palazzo d’Orleans sarebbe una barca che incrocia la rotta di Palazzo dei Normanni, con arrembaggi e cannoneggiamenti. Nella realtà la barca c’è, ma sta per affondare. Anche il cannoneggiamento c’è. Ma di minchiate (pardon!).

Azzeramento

Azzeramento

di Vittorio Pasticcino

Fumate tre sigarette in una stanza e ci sarà puzza di fumo. Fumatene cinquanta e ci sarà tanfo. E il tanfo entra nelle vene in un attimo. Sono qui seduto davanti a un nuovo direttore di un assessorato regionale siciliano che vuole creare il partito del Sud di cui sentivamo il bisogno.
Ha meno anni e molti più soldi di me. Era del partito democratico. Poi è stato di Forza Italia. Adesso è dell’Mpa.
Sono qui dopo cinquanta telefonate. Per un’udienza papale serve molto meno.
In mano ho la bozza di una norma che, se approvata dall’Assemblea regionale alleggerirebbe il carico burocratico di una vasta categoria produttiva. Il tanfo mi abbraccia le corde vocali  e con una voce sempre più rauca dico: “Dal punto di vista tecnico la bozza sembra essere perfetta in quanto realizzata con il contributo del suo predecessore”.
Avessi detto che sua madre era una escort e alleggeriva le pene di qualche uomo politico l’avrei offeso meno. Avessi detto che sua sorella era una escort con il vizio di filmare e fotografare l’attività ludica di qualche uomo politico l’avrei offeso meno.
“Mio caro dottor Pasticcino, lei continua a dire che questa norma è stata fatta dal mio predecessore. Ma lei sbaglia, perché forse lei non ha ancora compreso che tutto ciò che c’era prima è visto come fumo negli occhi da tutti. Vede, mio caro dottor Pasticcino, se lei continua a dire così c’è il rischio che questa norma rimanga una bozza. Non lo dica più la prego. E non perché io abbia qualcosa contro il mio predecessore, persona degna che io stimo molto, ma perché lei deve capire che l’azzeramento è azzeramento”.
Gli stringo la mano ed esco.  Oggi ci sono 40 gradi e spero che il tanfo evapori insieme alla mia voglia di continuare a rimanere una persona civile in una terra che azzera anche le speranze.

Rifiuti, arte, politica, turisti

L'illustrazione è di Gianni Allegra
L'illustrazione è di Gianni Allegra

Giorni di lavoro in aula, in un anno, per i deputati regionali siciliani: 72

Deputati del Pd presenti in aula ieri all’Ars per discutere della crisi: 23

Della maggioranza: 5

Stipendio netto di un deputato regionale siciliano (tolte cioè le ritenute fiscali e le quote contributive per l’assegno vitalizio): 9.210,82 euro, più il rimborso per le spese di viaggio, di trasporto e telefoniche.

Premi ricevuti dal palermitano Davide Enia in Italia e all’estero: 10

In Sicilia: 0

Tonnellate di rifiuti prodotte ogni giorno dai palermitani: 1.000

Tonnellate di rifiuti per strada l’altro ieri a Palermo, secondo Berlusconi: 4.000

Giorni stimati l’altro ieri da Berlusconi per ripulire Palermo: 9

Giorni mancanti alle elezioni: 1

Percentuale del bilancio del Comune di Palermo impiegata per pagare i dipendenti comunali: 72

Dipendenti del Comune di Palermo: 21.895

Dieci anni fa: 13.800

Autobus in dotazione alla società dei trasporti urbani di Palermo, Amat: 531

Regolarmente utilizzati: 235 315

Autisti Amat in permesso domani e dopodomani come rappresentanti di lista: 334 350

? Autisti assunti dall’Amat nel 2007: 110 (fonte Corriere della Sera smentita dall’Amat)

? Di cui con patente valida per guidare un autobus: 0 (fonte Corriere della Sera smentita dall’Amat)

Giorni trascorsi dall’inizio del secondo mandato del sindaco di Palermo, Diego Cammarata: 745

Presenze di Cammarata a Sala delle Lapidi: 2

Numero di parole della lettera di scuse del sindaco di Palermo ai turisti: 110

Ai palermitani: 0

Aggiornamento 1.
Molti di voi mi chiedono in privato le fonti di questi numeri. E’ stata una mia mancanza non indicarle subito. Comunque provvedo: Milano Finanza, Live Sicilia, Rosalio, Corriere della Sera, sito dell’Ars, sito del Comune di Palermo, sito di Davide Enia, la Repubblica.

Aggiornamento 2.
Il presidente dell’Amat Mario Bellavista fornisce alcune cifre aggiornate e una precisazione. Gli autisti in permesso come rappresentanti di lista sono adesso 350 (e non 334, come riportava ieri una nota dell’ufficio stampa dell’Amat); gli autobus regolarmente utilizzati sono attualmente 315 (e non 235); gli autisti senza patente non sono mai stati assunti dall’Amat. Il riferimento a queste due notizie è contenuto nell’articolo di Gian Antonio Stella “Il grande buco dei conti di Palermo“, pubblicato sul Corriere della Sera il 26 febbraio scorso, a tutt’oggi  libero da qualunque smentita ufficiale, ma, afferma Bellavista, oggetto di “due procedimenti penali a carico di Stella e del Corriere della Sera”.

L’olio della Regione

483beb31d6250_normalSe la politica italiana è un teatrino, quella siciliana è un’opera dei pupi. In campo nazionale, infatti, ci sono attori che recitano a soggetto, mentre in quello regionale ci sono solo marionette. A tenere i fili non sono neanche le segreterie di partito, che sarebbe già una situazione non bella seppur plausibile, ma singoli esponenti in guerra tra loro, parenti-serpenti che convivono forzatamente nella stessa casa. Una “Casa delle libertà”, dove l’unica libertà praticata è quella della semina nel proprio orticello possibilmente a scapito delle colture altrui.
Il governatore Raffaele Lombardo ha punito gli assessori infedeli e li ha mandati a casa, lasciando intendere che per il nuovo governo si potrebbe – ripeto, si potrebbe – ipotizzare un appoggio esterno del Pd, che ha dato “il suo contributo a tutte le leggi più importanti approvate dall’Assemblea”.
Per farla breve, Lombardo è pronto a tutto pur di ripartire con una giunta seminuova (almeno cinque assessori dovrebbero essere confermati). I veti incrociati dei burattinai, secondo i piani del governatore, dovrebbero essere superati con un abbondante ricorso ai cosiddetti “tecnici”, cioè personaggi e/o esperti senza un ingombrante pedigree politico. E’ come se il titolare di un ristorante licenziasse il cuoco e poi si prendesse la massaia del piano di sopra: la donna magari cucinerà benissimo, ma sempre con quell’olio dovrà friggere.
Lo confesso: la politica regionale ha su di me un effetto deprimente, in quanto riesce a piacermi ancora meno di quella nazionale. Non invidio quei giornalisti che, per sbarcare il lunario, sono costretti ogni giorno a decrittare dichiarazioni incomprensibili, a ravanare nella Gazzetta Ufficiale alla ricerca di “notizie”, a predigerire, per renderli più commestibili ai lettori, provvedimenti ostrogoti.
Tutto sarebbe più semplice per i cittadini-elettori se il gioco fosse il seguente. Io, presidente faccio un governo che intende fare queste cose: se ci riesco dimostro che non sono un chiacchierone, se non ci riesco vado a casa e lascio spazio ad altri.
Il segno della mia inutilità è che quasi quasi rimpiango Totò Cuffaro.

P.S.
Ovviamente il sito della Regione Siciliana viaggia in un’altra epoca e ha ancora la vecchia squadra di governo. Magari Antinoro e compagni esclusi si inventano una bella vertenza.

L’Ars delle vergogne

L'illustrazione, dal titolo "Vastasi", è di Gianni Allegra
L'illustrazione, dal titolo "Vastasi", è di Gianni Allegra

C’è un’isola incoscientemente felice in un arcipelago profondamente infelice. L’Assemblea regionale siciliana è tristemente nota per la vivacità delle sue spese in un ambito – sociale, geografico, storico, di decenza – che invece dovrebbe instillare compostezza e  sacrificio.
Quando si parla dei nostri politici, si espone il fianco alla demagogia. Ebbene, dopo aver letto l’ultima relazione sui conti del Parlamento siciliano verrebbe la tentazione di denudarsi, per esporre parti del corpo ben più espressive, oserei dire cruciali.
Il fatto è che, nonostante la crisi, gli ammonimenti internazionali, il crollo delle borse mondiali e l’implosione di quelle della spesa al supermercato, l’Ars costa sempre di più. E – ostento in modo populistico qualche centimetro quadrato in più di fianco – consuma soldi nostri.
Ci sono gli stipendi dei parlamentari che non hanno subito variazioni. Ma come? Io e molti di voi guadagniamo sempre meno da liberi professionisti (e senza attingere un centesimo dalle casse pubbliche) e loro non possono rinunciare a qualche spicciolo per indennità e rimborsi?
Ci sono decine di migliaia di euro per i corsi di lingue riservati agli ex parlamentari e addirittura 34 mila euro destinati a una non meglio precisata “Associazione degli ex parlamentari” (che fa? A che serve? Quanti pannoloni consuma?).
Ci sono i milioni per i gruppi parlamentari che, a parte essere un parcheggio di catorci socialmente inutili, dovrebbero servire anche per “l’attività di ricerca”. Mi sarebbe bastato leggere “attività di pensiero”: sarebbe stata una notizia.
C’è il “caro caffè” del servizio di buvette. Sapete quanto ci costa in più? Sessantamila euro all’anno.
C’è l’aumento delle bollette di acqua e luce: centomila euro.
E ci sono novantamila euro in più da pagare per il servizio di call center esterno che ha sostituito il vecchio centralino. Siccome la Regione ha pochi dipendenti, deve affidarsi a qualcuno per smistare il suo determinante traffico telefonico.
Se avrete la pazienza e i nervi saldi per leggere il bilancio integrale, troverete altri spunti per indignarvi.
Senza pregiudizi politici e senza dare un colore alla protesta, credo che questi signori debbano andarsene a casa. Non dovrebbe essere un movimento partitico a spazzarli via, né un’improbabile campagna di stampa (sappiamo come si muovono i giornali, specie quelli siciliani). Ma un elementare ragionamento contabile: tu costi infinitamente di più di quanto servi (da servire, nel senso di fornire servizi utili o necessari).
Vergogna!