C’è un’isola incoscientemente felice in un arcipelago profondamente infelice. L’Assemblea regionale siciliana è tristemente nota per la vivacità delle sue spese in un ambito – sociale, geografico, storico, di decenza – che invece dovrebbe instillare compostezza e sacrificio.
Quando si parla dei nostri politici, si espone il fianco alla demagogia. Ebbene, dopo aver letto l’ultima relazione sui conti del Parlamento siciliano verrebbe la tentazione di denudarsi, per esporre parti del corpo ben più espressive, oserei dire cruciali.
Il fatto è che, nonostante la crisi, gli ammonimenti internazionali, il crollo delle borse mondiali e l’implosione di quelle della spesa al supermercato, l’Ars costa sempre di più. E – ostento in modo populistico qualche centimetro quadrato in più di fianco – consuma soldi nostri.
Ci sono gli stipendi dei parlamentari che non hanno subito variazioni. Ma come? Io e molti di voi guadagniamo sempre meno da liberi professionisti (e senza attingere un centesimo dalle casse pubbliche) e loro non possono rinunciare a qualche spicciolo per indennità e rimborsi?
Ci sono decine di migliaia di euro per i corsi di lingue riservati agli ex parlamentari e addirittura 34 mila euro destinati a una non meglio precisata “Associazione degli ex parlamentari” (che fa? A che serve? Quanti pannoloni consuma?).
Ci sono i milioni per i gruppi parlamentari che, a parte essere un parcheggio di catorci socialmente inutili, dovrebbero servire anche per “l’attività di ricerca”. Mi sarebbe bastato leggere “attività di pensiero”: sarebbe stata una notizia.
C’è il “caro caffè” del servizio di buvette. Sapete quanto ci costa in più? Sessantamila euro all’anno.
C’è l’aumento delle bollette di acqua e luce: centomila euro.
E ci sono novantamila euro in più da pagare per il servizio di call center esterno che ha sostituito il vecchio centralino. Siccome la Regione ha pochi dipendenti, deve affidarsi a qualcuno per smistare il suo determinante traffico telefonico.
Se avrete la pazienza e i nervi saldi per leggere il bilancio integrale, troverete altri spunti per indignarvi.
Senza pregiudizi politici e senza dare un colore alla protesta, credo che questi signori debbano andarsene a casa. Non dovrebbe essere un movimento partitico a spazzarli via, né un’improbabile campagna di stampa (sappiamo come si muovono i giornali, specie quelli siciliani). Ma un elementare ragionamento contabile: tu costi infinitamente di più di quanto servi (da servire, nel senso di fornire servizi utili o necessari).
Vergogna!