La Cassazione ha bollato definitivamente come colpevole l’insegnante Giuseppina Valido che fece scrivere “sono un deficiente” a un alunno che aveva dato, sprezzante, del gay a un compagno. Sulla sentenza ci sarebbe da contro-argomentare a valanga e non certo per attaccare i giudici, ma per celebrare una sempiterna affezione alla ragione. Capovolgere la realtà, cioè sancire che il colpevole è vittima e che chi ha esercitato perfettamente il controllo invece lo ha fatto male, è un gioco molto pericoloso.
Ma, come si dice, le sentenze si rispettano, eccetera. Tuttavia, lavorando di immaginazione, una cosa mi piacerebbe. Che i giudici della Cassazione scrivessero dieci volte alla lavagna la loro sentenza.
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Direttore non responsabile
C’è una sentenza della Cassazione molto interessante. C’è scritto, tra l’altro, che il direttore di una testata online non è responsabile dei commenti dei lettori. E che tra l’online e la stampa cartacea c’è differenza.
Il condannato Cuffaro
Processo breve, coda lunga
Uno può pensare che il processo breve sia una buona soluzione contro la vergogna dei tempi lunghissimi della giustizia in Italia.
In pratica, secondo il testo licenziato dal Senato, il processo dovrà considerarsi estinto se il giudizio di primo grado non arriverà entro tre anni (due anni in appello, diciotto mesi in Cassazione).
Però nel caso di reati commessi prima del maggio del 2006 e con condanne inferiori a dieci anni il tempo limite per il primo grado diventerà di due anni, e non tre. E questo è il cavillo che mette in salvo Silvio Berlusconi dai processi che lo vedono coinvolto.
Uno può pensare che il processo breve sia una buona soluzione contro la vergogna dei tempi lunghissimi della giustizia in Italia. In realtà per alcuni è un’ottima soluzione contro la giustizia in generale.