La Cassazione ha bollato definitivamente come colpevole l’insegnante Giuseppina Valido che fece scrivere “sono un deficiente” a un alunno che aveva dato, sprezzante, del gay a un compagno. Sulla sentenza ci sarebbe da contro-argomentare a valanga e non certo per attaccare i giudici, ma per celebrare una sempiterna affezione alla ragione. Capovolgere la realtà, cioè sancire che il colpevole è vittima e che chi ha esercitato perfettamente il controllo invece lo ha fatto male, è un gioco molto pericoloso.
Ma, come si dice, le sentenze si rispettano, eccetera. Tuttavia, lavorando di immaginazione, una cosa mi piacerebbe. Che i giudici della Cassazione scrivessero dieci volte alla lavagna la loro sentenza.
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Il fattore XXX
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