Una curva che conosco bene


Alcune considerazioni sull’incidente di Mondello.
Il luogo della tragedia è una zona che conosco bene, ci passo da anni a piedi, di corsa, quasi ogni mattina. E’ una curva alla quale è impossibile arrivare in velocità senza un’intenzione. Cioè, un mezzo senza controllo, coi freni rotti, si schianta prima, alla fine della lunga discesa che sta a monte della rotonda teatro dell’incidente.
Quella curva invece si abborda con volontarietà. Se, come la stragrande maggioranza delle persone, sei un tipo normale scali di marcia e giri a sinistra a 15, 20 all’ora. Se sei uno squilibrato schiacci l’acceleratore e ti affidi al Padreterno.
Per quel che ho capito, ieri l’autista della motrice è arrivato a velocità sostenuta e ha tentato la curva a effetto. La mia sensazione è corroborata da un elemento che reputo fondamentale: una motrice senza rimorchio è una bomba di cavalli vapore, ne ho viste sgommare diverse per la città, forti di un rapporto peso-potenza assolutamente squilibrato.
Spero di sbagliare, o forse no, ma il criminale che ieri era alla guida di quel mezzo ha tentato la sgommata in quella che, in soldoni, è una chicane (prima semicurva a destra, seconda curva a sinistra) e gli ha detto male. Anzi ha detto male alla povera signora che stava lì, in riva al mare a godersi un tranquillo pomeriggio di autunno insieme ai suoi nipotini.
Che la legge sia implacabile col colpevole.

P.S.
Conosco Giuseppina, la figlia della vittima. Un pensiero affettuoso va a lei e alla sua famiglia.

Mondello e le mostruose cabine

Dalla rivista EasyJet Traveller, letta ogni mese da quattro milioni di viaggiatori.

Grazie a Giuseppe Giglio.

Castellucci di sabbia

È noto a tutti che Mondello esiste, così come oggi la conosciamo, in quanto dal 1909 esiste e opera la Mondello Italo-Belga. E viceversa.

Gianni Castellucci, amministratore delegato della Società Italo Belga, riscrive la storia del lido di Palermo da una personalissima angolazione.
Il succo della sua tesi è questo.
Senza l’occupazione totale della spiaggia a opera della sua società, tutta Mondello sarebbe nelle mani dei palermitani quindi nelle mani dei barbari.
Il che non è una scemenza. Conosciamo la maleducazione di molti nostri concittadini e non c’è dubbio che la spiaggia non può essere lasciata senza sorveglianza (armata, aggiungerei, dati certi fenomeni di inciviltà).
Però è giusto porsi una domanda: può un bene demaniale di questa importanza essere gestito in toto dai privati?
La mia risposta è no.
Perché il signor Castellucci potrà pure presentarsi come l’amministratore più illuminato del globo, ma un luogo come Mondello non può essere inscatolato in zone da sbigliettamento. Le concessioni di arenile è giusto che ci siano (per far cassa), ma devono essere contingentate in modo rigoroso.
L’accesso libero e la libera fruizione devono prevalere, perché la vista sul mare non può essere privatizzata: lo capisco, è un concetto desueto, ma ormai sono un cronista vintage.
Quanto ai controlli, non si capisce perché una spiaggia non debba essere equiparata a qualsiasi altro luogo pubblico. Esistono le forze dell’ordine, i vigili urbani che, anziché passeggiare al Politeama, possono essere mandati a sgambettare sul litorale. Perché si deve demandare a Castellucci e dinastie varie quel che è già pagato con le tasse? La vogliamo finire con questo secolare subappalto di competenze?
Insomma, la Società Italo Belga avrà le sue ragioni economiche per mostrarsi come la salvezza del lido dei palermitani, i palermitani hanno le loro per mostrarsi proprietari di uno spazio pubblico.

Ok, ok… chi se ne frega

Oggi a Palermo c’è un tempo da lupi. Ieri però non era così.
Infatti abbiamo fatto il primo bagno della stagione.

Privilegi da spiaggia

Il quesito è palermitano, ma forse non troppo. Sulla spiaggia di Mondello, e immagino su altre spiagge italiane, si sta preparando anche quest’anno l’ampio settore riservato agli ufficiali. Graduati delle forze militari e famiglia hanno a disposizione una fetta di spiaggia, con cabina, bar, sdraio e aree riservate, sulla battigia demaniale (cioè di tutti). Non so per quale diritto, statuto o promessa un ristretto gruppo di dipendenti pubblici debba avere un trattamento di favore rispetto ad altri dipendenti (pubblici o privati), però mi meraviglia il fatto che nessuno abbia ancora affrontato l’argomento e che io mi sia posto il problema solo adesso.
Gli insegnanti, i cancellieri, gli impiegati pubblici e tutti gli altri statali potrebbero improvvisamente farsi prendere da una crisi di gelosia e chiedere una fetta di spiaggia, con ombrellone e secchiello, tutta per loro. E non avrebbero difficoltà a ottenerla: in Italia il modo migliore per combattere certi privilegi è imporli a chi li reclama.

Il Super Santos

super santosQuando la mattina vado a correre sul lungomare le uniche figure in movimento che incrocio sono quelle di persone della mia età, se non più anziane. Che sia estate o inverno, sulla spiaggia i giovani sono invece immobili, appollaiati sui motorini o accartocciati sulle panchine. Forse sto diventando vecchio, ma mi sembra che la nuova generazione sia tristemente sedentaria. Chi ha quarant’anni o giù di lì difficilmente troverà nella memoria un ricordo immobile. C’era sempre un Super Santos da inseguire, un amico da rincorrere, uno stimolo muscolare da assecondare.
Ieri gli unici palloni che ho visto in spiaggia erano quelli che un venditore ambulante cercava di piazzare a un tale che faceva stretching. Un tale coi capelli bianchi, ovviamente.