È noto a tutti che Mondello esiste, così come oggi la conosciamo, in quanto dal 1909 esiste e opera la Mondello Italo-Belga. E viceversa.
Gianni Castellucci, amministratore delegato della Società Italo Belga, riscrive la storia del lido di Palermo da una personalissima angolazione.
Il succo della sua tesi è questo.
Senza l’occupazione totale della spiaggia a opera della sua società, tutta Mondello sarebbe nelle mani dei palermitani quindi nelle mani dei barbari.
Il che non è una scemenza. Conosciamo la maleducazione di molti nostri concittadini e non c’è dubbio che la spiaggia non può essere lasciata senza sorveglianza (armata, aggiungerei, dati certi fenomeni di inciviltà).
Però è giusto porsi una domanda: può un bene demaniale di questa importanza essere gestito in toto dai privati?
La mia risposta è no.
Perché il signor Castellucci potrà pure presentarsi come l’amministratore più illuminato del globo, ma un luogo come Mondello non può essere inscatolato in zone da sbigliettamento. Le concessioni di arenile è giusto che ci siano (per far cassa), ma devono essere contingentate in modo rigoroso.
L’accesso libero e la libera fruizione devono prevalere, perché la vista sul mare non può essere privatizzata: lo capisco, è un concetto desueto, ma ormai sono un cronista vintage.
Quanto ai controlli, non si capisce perché una spiaggia non debba essere equiparata a qualsiasi altro luogo pubblico. Esistono le forze dell’ordine, i vigili urbani che, anziché passeggiare al Politeama, possono essere mandati a sgambettare sul litorale. Perché si deve demandare a Castellucci e dinastie varie quel che è già pagato con le tasse? La vogliamo finire con questo secolare subappalto di competenze?
Insomma, la Società Italo Belga avrà le sue ragioni economiche per mostrarsi come la salvezza del lido dei palermitani, i palermitani hanno le loro per mostrarsi proprietari di uno spazio pubblico.