Il collezionista di spazzatura

Ci eravamo illusi che questo Francesco Belsito potesse dare lo spunto per un’indagine approfondita tra le piaghe della Lega, che fosse problema e soluzione insieme. Trovato il male, trovato l’antidoto. Invece ora ci accorgiamo che il tesoriere manolesta addirittura spiava personaggi del calibro di Roberto Castelli e Rosi Mauro, cioè due delle più squalificate figure del partito di Bossi. E’ vero che a scavare tra l’immondizia ogni tanto si trova roba interessante, ma qui non siamo neanche in una discarica. Siamo nella spazzatura di un collezionista di spazzatura. Un passo prima del nulla, insomma.

Dei delitti e delle iene

Non voglio scomodare le antiche teorie lombrosiane (che tornano puntualmente ad ogni crimine/criminale scoperto) ma questa foto presa dal Corriere racconta tutta la storia in un attimo. C’è la cosiddetta pasionaria, che è un modo per dare della rompipalle a una senza offenderla e senza giudicare il suo operato, c’è il vecchio capo, rimbambito quanto basta per far da parafulmine a ogni vergogna, e c’è il fine statista della Padania, uno talmente rozzo che inquina con lo sguardo.
Un mio amico, Francesco Massaro, bravo cronista di nera, quando doveva scrivere un pezzo su un omicidio, su una rapina, o comunque su un crimine, prendeva la foto del colpevole e se la metteva davanti a mo’ di santino. Diceva che la cosa l’aiutava a capire.
Ecco, io questa foto oggi me la tengo sul desktop.  Spero che, per paradosso, mi aiuti a dimenticare.

Rosi che si approva da sola

Aveva l’aria di una che aveva fatto di tutto per essere lì in quel momento e in quel contesto Rosi Mauro, leghista e presidente di turno del Senato, che ha approvato e disapprovato tutto e meno che tutto da sola, come una maestrina indispettita.
Invece oggi la signora è una macchietta della politica italiana che probabilmente maledice quel pomeriggio di untuosa presunzione in seguito al quale è stata consacrata reginetta di un video virale. “Chi è favorevole, chi è contrario, non approvato!”
La verità è che Rosi Mauro, con il suo fiocco verde lega, ci appare come la capoburocrate (privilegiata) di un consesso di burocrati odiato dai superstiti della burocrazia: è in un posto di dominio e non si interroga su quel che accade intorno, ma va avanti secondo i suoi principi piccoli, rigidi e fragili.
In qualsiasi altra nazione una come lei sarebbe stata spedita altrove dal suo stesso partito, perché la politica vive soprattutto di attendibilità e le varie Rosi Mauro, che pur non capendo nulla di procedure sono chiamate a imporle, hanno un problema di credibilità.
Invece l’onorevole sta lì, sugli scranni del Senato a rappresentare un’Italia che non si sognerebbe mai di recitare quella parte doppiamente ridicola perché macchiettistica  e perché invalidata proceduralmente.
Rosi Mauro probabilmente dorme i sonni tranquilli che nessuno di noi, avendo fatto la sua figuraccia, dormirebbe mai. Quanto sia inconsapevolezza e quanto subcultura del neoberlusconismo (che celebra la santificazione delle minchiate) non lo sapremo mai. Il dato incontrovertibile è quello legato al primato di ridicolaggine: quello non glielo toglie nessuno, almeno fino alla prossima finta resa dei conti tra i ministri del Pdl e il Pdl stesso.