E liberaci dallo spot

C’è un gran dibattito nel web su questo spot che sarebbe stato censurato dalla Rai per blasfemia. Personalmente lo trovo originale e divertente.

Metti una volontaria a cena

Pubblicità oggi sul Corriere della sera.

Grazie a Rosi Palmeri.

Raffinate strategie elettorali

In Sicilia c’è un governo regionale morente. Il problema è che prima di esalare l’ultimo respiro questo governo sta facendo incetta di nomine, che non è esattamente ciò che uno si aspetta da un moribondo (onesto).
Uno dei premiati, neo assessore al Territorio, oltre a essere stato un candidato a sindaco di dubbio successo, alle passate elezioni regionali si faceva pubblicità come vedete nella foto. Così, tanto per dire.
La foto proviene da qui.

Ai confini della creatività

Grazie a Giuseppe Giglio.

Il tempo di un caffè

Non male la campagna Nescafé per il Messico.

La peste della Vodafone

Trappole tese dal buonismo pubblicitario che deve rendere meravigliose anche le sciagure.
Nel nuovo spot della Vodafone un bambino distrugge la casa ai genitori (che meriterebbero una visita degli assistenti sociali del Comune perché hanno lasciato la piccola peste sola).
Slogan finale: le cose migliori si fanno in due.
Uno lo tiene e l’altra lo strangola.

Yes

Con un tempismo perversamente sospetto i creativi dell’agenzia pubblicitaria che cura la campagna della Citroen DS4 hanno riempito ieri l’homepage del sito di Repubblica con una serie di Yes e No. Il rimando al referendum è sin troppo scontato, solo che qui il messaggio (neanche troppo originale) è che a dire sempre sì, si sbaglia: ma pensa un po’!
Certo, un’auto non è un referendum abrogativo (dove, si sa, per dire sì bisogna dire no), ma quasi quasi mi auguro che quelli della Citroen facciano la stessa fine di certi menagrami che premevano per il no assoluto, il no al referendum.

Aggiornamento. Come ho letto su PPR, la suddetta campagna pubblicitaria era già stata provata su Repubblica.it qualche giorno fa.
Per completezza di informazione.

Nemmeno Mussolini

A me questa storia della Mussolini (una con una parentela imbarazzante) che processa Bianca Balti (una che non ha parentele compromettenti) per le sue idee politiche non mi va proprio giù.
Se siamo arrivati al punto che una deputata, cioè una presunta garante della democrazia, si permette di sindacare sul giudizio di una privata cittadina, è segno che siamo ingranaggi di un motore grippato. E’ davvero allarmante che un rappresentante del popolo – scusate i termini desueti, ma il popolo ancora sopravvive – entri in rotta di collisione con l’articolo 21 della Costituzione.
Sino a legge contraria, siamo un Paese in cui tutti hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero e la nostra Carta non prevede eccezioni, nemmeno per la Tim e i suoi mega contratti pubblicitari.
Insomma se, per disgrazia, fossi stato compagno di partito della Mussolini, mi sarei comportato come il nipote del vecchio nonno che, seduto a capotavola, cerca di ripercorrere il bel tempo di “quando c’era lui”: una risata e basta col vino.

Contro i gay, anzi no, o chissà

Molti di voi ci avranno già pensato, lo so. Io non riesco a trovare una risposta. Come si fa a conciliare una cosa così:

con una cosa così?

Lo spot di Maroni

La differenza tra spot e cronaca sta nell’obiettività. Il Tg5 ha sposato la linea commerciale: fare gli interessi dell’editore. Quindi ieri sera ha organizzato una bella intervista al ministro Maroni, che lavora nel governo dell’editore, per dire che la criminalità al Nord non esiste, che la criminalità è stata pressoché battuta e che chi dice il contrario è un menagramo comunista.
E’ seguito – giuro – un elenco in stile “Vieni via con me” (stessa colonna sonora, di Paolo Conte) dei latitanti arrestati negli ultimi due anni.
Poi per fortuna è arrivata la pubblicità. Quella seria.