Se volete avere una dimostrazione biologica della differenza, al di là delle soggettive sfumature, tra uomo e donna dovete sottoporvi alla prova dello shopping.
Lei è felice di immergersi nel traffico, anche se siamo in clima prenatalizio. Lui no.
Lei non si lascia intimorire da una commessa scocciata e sudata. Lui alza bandiera bianca perché ha altre cose a cui pensare.
Lei spulcia tra gli scaffali senza sosta. Lui cerca una sedia.
Lei indossa, prova e diffida persino dei propri sensi. Lui pensa all’auto parcheggiata in terza fila.
Lei non si accontenta neanche davanti alla perfezione perché la perfezione è sinonimo di rassegnazione. Lui è rassegnato e coscientemente imperfetto.
Lei si lascia convincere da un paio di pantaloni che le stanno bene. Lui si cala in un paio di pantaloni convinto che gli stiano bene.
Lei per prima cosa si guarda il sedere allo specchio. Lui si mette le mani in tasca e ravana.
Lei è in grado di restare nel camerino della boutique anche due o tre ore. Lui si lamenta perché la musica è ad alto volume e non riesce ad appisolarsi.
Lei torna a casa reggendo i pacchi come fossero una preda. Lui scassina il frigo alla ricerca di una birra.
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La libido è un’opinione
di Abbattiamo i termosifoni
Ci sono certe cose, negli uomini, che mi frantumano l’attrazione. Nel senso che se una delle caratteristiche che citerò la avessero Mick Jagger, Denzel Washington, Filippo Timi o Pierfrancesco Favino – per nominare solo alcuni dei rappresentanti del genere maschile che più mi fanno gola – non potrei comunque passarci sopra. E quelle che per me sono le più potenti mine anti-seduzione credo rappresentino, almeno in parte, dei classici: A) calzini bianchi, B) calzini corti, ammessi solo se sportivi, ma non certo di filo di Scozia, C) anelli, bracciali e collane, se di metallo prezioso, D) perizoma, E) eccesso di peli, sebbene io non ami affatto i “cerettati”, F) mani brutte o femminee, peggio se visibilmente “manicurizzate”, G) chi si lava poco.
Aggiungo, e questi sono meno classici: H) struttura anche minimamente “a pera”, I) capelli biondi a contorno di faccette pulite da bravi ragazzi, L) altezza superiore all’1,85, perché gli spilungoni, soprattutto se molto magri, non mi attizzano quasi mai, M) labbra sottili.
Non ho mai amato la bellezza canonica. E infatti non boccio la pancetta, la testa rasata, il petto villoso, né un filo di sano “tamarrismo” (inteso come il contrario dell’eccessiva raffinatezza), che anzi…
Però ho un’idiosincrasia che nel campo della libido forse è solo mia: l’ignoranza sistematica della sintassi, della grammatica e della consecutio temporum. Non censuro gli scivoloni occasionali (quelli capitano a chiunque), ma la poca dimestichezza reiterata con la lingua italiana. Che mi smonta anche se viene fuori dalla magnifica bocca del più straordinario esemplare maschile. Il potere seduttivo del maschio, in quel caso, per me crolla allo zero assoluto.
E’ un grosso limite in tempi di sottocultura. Lo so.
Un uomo in casa
di Quarant’Ena
Ho sempre pensato che la presenza di un uomo in casa sia indispensabile se, ad esempio, hai dimenticato la caffettiera sul fornello e te ne ricordi mentre sei sotto la doccia. Un urlo, se il soggetto in questione è in stato vigile, lo farà alzare dal divano. Strillerà a sua volta: “Che c’è? Perchè gridi?”. Lo informerai e lui correrà a spegnere il fuoco. E’ inutile dire che non asciugherà il caffè che, nel frattempo, si è versato sui fornelli.
Avere un uomo in casa è d’obbligo se devi mettere una mensola e non sai usare il trapano. E’ utile quando devi spostare un grosso mobile, e così via.
Ma c’è una situazione che più d’ogni altra rende preziosa la presenza di un compagno al tuo fianco. Si verifica quando un animale, che sia uno scarafaggio o un topino (se abiti in campagna), entra in casa. In quel frangente l’intervento del maschio umano è una garanzia per il tuo sistema nervoso.
Poi un giorno sei sola e vedi un geco in cucina. Dalla mole capisci che è il nonno di tutti i gechi che popolano i balconi dei dieci piani sottostanti.
Lo guardi. Ti guarda.
Sudi e non sai perché, visto che gli organi vitali sono congelati perché proprio dei gechi tu hai il terrore. Tutto si svolge in un pochi secondi. Il mocio, (la scopa è troppo lontana) si trasforma in un arma letale e in un fiat, mentre la coda continua a ballare, lui giace morto stecchito. Accertato il decesso, l’animale viene buttato nell’immondizia.
Questo mi è accaduto.
Ero felice perché avevo raggiunto la certezza di poter vivere senza un uomo. Raccontavo la mia avventura con entusiasmo a una mia amica. Ma lei, inorridita, mi ha detto che uccidere i gechi porta una sfiga infinta.
Così ho capito che quello era un chiaro messaggio della Natura: tu un uomo non l’avrai mai piu.
La superiorità del maschio
All’inizio furono Piccole donne. Io mi immedesimavo in quella malata che poi moriva. Però era amata.
Torturarmi mi è sempre sembrato un esercizio utile alla fortificazione spirituale. Oggi ci sono le Casalinghe disperate e prima ancora Sex and the city, repliche comprese. Sono donne che, a volte, con dovizia di particolari raccontano le prestazioni sessuali degli uomini, e che mettono all’indice quelli poco dotati. E non solo di fantasia. Sfatano il tabù che le vuole sempre innamorate. Riconquistano una dignità orgasmica. Sono amiche per la pelle che anche quando hanno il cancro, si riducono senza capelli, il marito le cornifica con una più giovane e bella, sorridono. Si stringono la mano e dicono: “Io ce la farò perché tu sei con me”. E poi magari fanno un barbecue in giardino con posate che si intonano perfettamente al colore dell’erba bagnata di rugiada. Perché in fondo la vera fortuna è trovarla un’amica che ti dica esattamente le cose che vuoi sentirti dire. Che ti guardi con ammirazione le cosce e, sfidando l’evidenza, ti rassicuri sul fatto che non hai un filo di cellulite e che quelle non sono smagliature ma illusioni ottiche. Che ascolti per mille volte il tuo silenzio sapendo che in quel momento non c’è niente di intelligente da dire.
Ora, nonostante la mia indole spiccatamente femminista, ho sempre pensato che gli uomini siano superiori. Riescono a indirizzare al loro cervello input precisi, raggiungono obiettivi che noi donne neanche ci sogniamo. Gli uomini intelligenti sono una categoria superiore. Vanno sulla luna, riescono a risolvere equazioni difficilissime, scrivono le mappe astronomiche. Poi cucinano e lavano anche i piatti. Ma non c’è peggio di un uomo che prepara un manicaretto e ti dice: “Sono così bravo che potrei aprirmi un ristorante”. Ma come? Vuoi disperdere tutta questa maestria domestica in un locale popolato da sconosciuti? Fai di me la tua unica cliente, femmina ardente, palato esclusivo, carne da felice e privato macello…
Non è vero che gli uomini sono tutti uguali. Sono quasi tutti uguali. E’ diverso. Degli uomini penso tutto il bene possibile. Mi chiedo: perché loro non fanno lo stesso con me?
Sarà che non so cucinare…