Immigrati e fandonie

Un caro amico, cattolico impegnato nell’assistenza agli immigrati, mi invita a riflettere su ciò che sta accadendo a Lampedusa. Ci provo, nella consapevolezza che questo tema è una miscela di convincimenti personali e rigore normativo. Per molti, insomma, le ragioni intime non si riverberano affatto nelle esigenze pubbliche, e viceversa.
Il cuore e un certo residuo di carità non possono lasciarci impassibili davanti a un immigrato che vende casa (leggasi catapecchia) e ogni suo bene per pagarsi un viaggio tra mille pericoli e per di più con destinazione incerta. La fuga di centinaia di migliaia di disperati da povertà, guerre e malattie dovrebbe essere il tema dominante delle politiche di solidarietà occidentali. Questi non vanno in gita, scappano: è bene ricordarselo.
D’altro canto non ci si può illudere che l’arrivo di un’incontrollabile fiumana di gente non provochi contraccolpi negli equilibri demografici e, in generale, sociali di uno Stato.
Anche in Paradiso, ci hanno insegnato, esiste una regolamentazione degli ingressi.
Se ci fate caso, in questo campo esistono posizioni corsare in tutti i partiti ad eccezione della Lega Nord: segno che la politica degli schieramenti non ha ancora preso il totale controllo delle anime.
Non so qual è la ricetta. Quel che so è che si raccontano un sacco di fandonie per giustificare “pugni di ferro” e “tolleranze zero”. Gli immigrati, nel nostro Paese, non tolgono lavoro a nessuno perché accettano impieghi che gli italiani non farebbero nemmeno scorticati vivi. Gli immigrati, specialmente quelli africani, non delinquono più di noi: credetemi, certi fenomeni e certe emergenze sono create da sistemi informativi che fanno due più due drogando gli addendi. Mi spiego, dato che questo è l’aspetto più delicato della faccenda.  Un delinquente marocchino stupra una donna, quattro giorni dopo (in un’altra città di un’altra regione) un nordafricano si rende colpevole di un reato analogo. Nel frattempo altri italiani hanno stuprato in lungo e in largo, ma il fenomeno giornalistico scaturirà solo dalle colpe (indubbie) dei due immigrati.
I ragionamenti sulla sicurezza e su un sistema di garanzie che consenta a una nazione di scremare ingressi ed esercitare i dovuti controlli sugli ospiti devono tener conto di tutti, non solo degli extracomunitari. A cominciare – diciamolo – dalle cittadinanze imperfette, come i Rom. Ma di questo, se volete, parleremo un’altra volta.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

17 commenti su “Immigrati e fandonie”

  1. A me gli immigrati vanno benissimo, a patto che siano trattati come gli italiani, senza corsie preferenziali…

  2. Corsie preferenziali per gli immigrati? In Italia? Mister mister, prenditi un altro caffè.

  3. Quando si parla di immigrati, ricorre il verbo “tollerare”. Non mi piace. Infatti è sinonimo di “fare buon viso a cattiva sorte”, “sopportare”, e simili. E’ un verbo ipocrita. E’ come dire: sei qui e me ne devo fare una ragione a denti stretti. Insomma, mi sembra il presupposto dell’insofferenza e dell’odio che purtroppo la cronaca ci ricorda ogni giorno. Forse se per prima cosa si superasse questo atteggiamento, preferendo il verbo “accogliere”, la base su cui ragionare sarebbe più sana e si comincerebbe a pensare seriamente a provvedimenti e soluzioni serie, valide e utili per gli immigrati e per noi.

  4. Sono d’accordo con Abbattiamo, ma a rischio di risultare “nazista”, da questo ragionamento escludo i Rom. E’ tutta un’altra storia. Differenze socio-cultrali, a mio avviso, insormontabili. E i media, almeno per quanto mi riguarda, c’entrano ben poco.

  5. In molte famiglie benestanti lavorano persone di diverse etnie, senza documenti nè abitazione, libretto sanitario …
    In molte famiglie tali persone vengono assunte a tempo pieno, se non h24,senza essere regolarizzati e con uno stipendio che un nostro compaesano-a nemmeno degnerebbe di uno sguardo.
    E non parliamo di chi viene assunto da molti coltivatori diretti o piccoli imprenditori come contadino o muratore.Ho sentito chiamare “padrone” un povero cristo impigegato come mulo da soma, un tale che si era improvvisato costruttore e che aveva messo su una bella impresetta multietnica! non gli concedeva nemmeno la pausa pranzo, un panino al volo ricordandogli che quando LUI,da bambino, lavorava nello spurgo pozzi mangiava tra quegli effluvi e che loro erano fortunati.
    Questo per dire che il lavoro senza regolamentazione genera solamente
    violenza e depauperamento di risorse, e impoverimento del tessuto sociale, da qualunque paese provenga.
    A Lampedusa sono stivati 2000 esseri umani in centri “d’ accoglienza” che ne possono contenere meno di 700!
    Gli isolani sono stati molto più accoglienti e tollaranti di quel manipolo di manigoldi che sta al governo.

  6. A me fanno pena. Una pena infinita. Da qualsiasi lato si guardi, qualsiasi tematica si sollevi, qualsiasi crisi possano determinare a me fanno molta pena.

  7. @c.: provo lo stesso sentimento. A volte contorto e tormentoso, ma identico. E lo stesso dicasi per i bambini abusati. E per quei potenziali genitori affidatari o adottivi che incontrano miliardi di difficoltà prima di poter curare, accudire, e dare il loro affetto a queste creature sventurate. Sono andato fuori tema, lo so. Ma i poveri cristi mi suscitano l’infinita pena diu cui dice c.

  8. @per gianni – La pena è uno di quei sentimenti ingovernabili perchè partono dal cuore e dallo stomaco..
    ne approfitto per farti i complimenti. La vignetta di oggi è molto carina.

  9. Ammenda: “curare” e “accudire” non vanno d’accordo con “dare affetto a”. Era una frase sgrammaticata, ma di cuore e di stomaco.

  10. @ Gianni Allegra – E’ un “fuori post”, ma volevo chiederti l’etimologia della parola “vignetta”.

  11. @c. Si chiamerebbe vignetta perché le illustrazioni che adornavano i primi testi stampati erano perlopiù grappoli d’uva. Tutto da accertare, ma non credo che al momento vi siano altri significati originari. Il termine vignetta è intraducibile. Negli States, per esempio, e nei paesi anglofoni, la vignetta è semplicemente “cartoon”. O comic strip. Dipende dal formato e dalle intenzioni: satiriche o meramente umoristiche.

  12. Immigrati…
    la situazione è più complessa di quanto pensiamo tutti.
    non è un fenomeno strettamente Leghista quello della paura dell’ altro e la sua diffusione non fa parte di una corrente politica piuttosto che un’ altra. Destra – sinistra – centro – centro destra – estramadx o sx… siamo persone non cartelli stradali.
    d’ altro canto come contraddire il disagio reale che in questo momento storico stiamo vivendo nel nostro paese.
    Non si tratta di volere o non volere l’ ALTRO si tratta di essere veri: o paura! e di cosa! o meglio di chi! Il sentimento buonista non aiuta a migliorare la situazione, quello osteggista nemmeno. Quale aiuto a queste persone possiamo dare realmente senza mettere in ginocchio gli altri?
    Hoo! non gridiamo allo scandalo… c’è chi si china in ginocchio per aiutare e chi è in ginocchio per essere aiutato.
    Siamo veri, Io mi sento clandestino immigrato nel mio paese… scandalo? e non è forse vero che le famiglie sono in ginocchio a chiedere aiuti che non vengono presi nemmeno in considerazione? dove è il governo eletto? e l’ opposizione? si divertono i buontemponi a fare leggi inutili, tanto a fine mese che ci siano 2000 o 6000 sfollati in giro per i vari paesi fuggiti dai campi appiccando incendi a materassi e alloggi gratuiti, non inciderà sulla quota stipendi dei parlamentari, ma solo sulle nostre tasse e le nostre paure. Forse dovremmo chiederci da chi o da cosa è unita questa Italia appena celebrata. I pezzi di carta evidentemente non cantano più!

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