Colpirne uno…

Occhio ai commenti. Perché se m’arrabbio…

Grazie a Tanus.

Papale papale

Non so voi che ne pensate, ma a me ‘sta cosa di candidare internet al Nobel della pace mi pare ‘na scemenza.

Google vestito di nuovo

Pare che sia pronta una nuova versione di Google, chiamata Caffeine, con un algoritmo in grado di dare risultati ancora migliori.

Com’era verde la mia Valley

Con la chiusura di GeoCities si chiude un’epoca. Quella dell’adolescenza telematica di molti ex ragazzotti del web (tra cui il sottoscritto).

Tutto il mondo non è paese

s1

Scrivo da un bar dove un cameriere cortese ti porta la tua birra da due euro, insieme al codice da inserire per la connessione internet. Intorno ci sono persone che ridono e non parlano male del governo. Fuori c’è gente che non è abituata a guardare i tg aspettando l’ennesimo choc istituzionale.
Non sono in Italia.

Foto di Daniela Groppuso.

E’ qui la Blogfest?

Blogfest

Alla Blogfest di Riva del Garda, la maggiore adunata italiana di internettiani travestiti da umani, trionfano i giornalisti: Marco Travaglio, Sandro Gilioli, e altri sotto mentite spoglie.
A una prima analisi si potrebbe dire che nel web quel che premia è il contenuto, oppure la protesta (sia Travaglio che Gilioli lavorano per la sinistra). O, come dice il mio amico Tony Siino, che la marmaglia (la definizione è mia ma ne sottende una sua, di uguale valenza) si è definitivamente spostata sui social network. Ergo, i chattisti perditempo vanno su Facebook, mentre sui blog si discute di cose più serie.
Comunque un’analisi non esclude l’altra, in un dilemma che sembra non conoscere sollievo.
Poi vai sul sito della Blogfest, provi a capirci qualcosa e ti riappacifichi con te stesso, sani i tuoi dubbi, torni al tuo orticello di finte certezze.
Infatti nel sito ufficiale della manifestazione ufficiale del più ufficiale sistema di cultura e informazione non ufficiali, scopri che il linguaggio e l’approssimazione sono quelli di un bando della gazzetta ufficiale. In soldoni, non si capisce un tubo.
Gli internettiani travestiti da umani prima o poi devono soccombere davanti alle inarrestabili pulsioni degli umani travestiti da internettiani (che sono ancora la maggioranza).
Alla Blogfest trionfano i giornalisti perchè hanno ancora quel minimo di analogico che li avvicina all’inconcludenza compiuta di un atto semplice: cercare un’informazione, trovarla, spiegare, pretendere di essere chiari. Come sfogliare il vecchio Tuttocittà, consultare la Treccani dalle 48 agili rate, inviare una cartolina ai genitori.
Tutto il contrario del finto modernismo di www.blogfest.it, dove i cinquantenni cinguettano fingendosi ventenni e i ventenni cinguettano altrove.

Innocenti evasioni

Provate a fare qualche domanda ad Anna dell’Ikea…

Potere al pensiero

L’Italia è agli ultimi posti nel mondo per l’utilizzo di internet e primo per l’uso dei cellulari. Metà della popolazione non ha mai aperto una pagina web, ma tutti hanno un telefonino (o più di uno). Si parla molto, si legge poco: qual è la novità?

Dolce luna esiste

dolce luna

Su internet dilaga la pubblicità di un noto sito di incontri più o meno virtuali che propone volti, nickname e dati biografici con foto che si sforzano di essere credibili.
Nello specifico non so se esista veramente una “Dolce luna” giornalista, trentaduenne che vorrebbe incontrare un maschio di età compresa tra i 29 e i 45 anni.  Tuttavia, il messaggio pubblicitario ci dice molto dell’archetipo di un utente del genere.
Il nickname è uno dei più diffusi in Italia, dopo “Farfallina” e “Stellina”: l’indice di originalità del soggetto in questione va misurato coi numeri negativi.
La professione strizza l’occhio all’avventura, reale e metaforica: una precaria a 360 gradi, nel lavoro, negli affetti, nell’equilibrio ormonale.
L’obiettivo, cioè la conquista di un maschio che abbia tra i 29 e i 45 anni, indica che la signorina ha le idee chiare: pescare nella Rete con la rete più ampia possibile (certo se si fosse sbilanciata oltre i cinquanta avrebbe fatto numeri da record) è un modo di giocare senza correre il rischio di perdere.

Sono quasi sicuro che Dolce luna, 32 anni, giornalistacercauomoda29a45anni esista solo nella mente dei pubblicitari che hanno partorito una simile accozzaglia di luoghi comuni. Per questo sono quasi sicuro che, purtroppo, sia un modello più che plausibile.

Carta vecchia

La crisi dei giornali non è iniziata quest’anno e nemmeno quello precedente. La crisi di vendita e degli introiti pubblicitari va avanti da un decennio abbondante. Solo negli ultimi anni la si collega all’espansione di internet. In realtà il web ha bucato l’aorta della carta stampata da prima, diciamo dal 2000. Da quando cioè, drogati dall’illusione di trasformare i soldi virtuali in ricchezze reali, gli editori hanno investito nella Rete senza uno straccio di progetto: la loro idea, insulsa, era quella di trasferire metodi e regole dal cartaceo al digitale. Un po’ come pretendere che la vecchia caffettiera facesse all’improvviso cornetto e cappuccino.
E’ finita malissimo, ovviamente.
Oggi, anche a detta degli stessi addetti ai lavori, i giornali sono vecchi ancor prima di andare in stampa. E non solo per la famosa circolazione vorticosa delle notizie, ma per il menu e la scelta degli argomenti. La suddivisione in esteri, interni, politica, cronaca, spettacoli, sport, eccetera, non soddisfa più un lettore che non sente la necessità di essere alimentato a forza di news (perché è la notizia che lo insegue ancor prima di concretizzarsi). L’informazione necessita di altre categorie: geografiche, sociali, culturali.
Un direttore di giornale dovrebbe chiedere ai suoi capiredattori: cosa diamo oggi ai nostri lettori del nord? E a quelli del sud? Cosa proponiamo alle casalinghe? E ai precari? Quale artista scopriamo? Qual è lo sconosciuto di cui tutti dovrebbero sapere?
Si tratta, come capite, di rubare il mestiere a molti blogger e di armarsi dell’umiltà che serve per affermare serenamente: abbiamo troppi catorci che affollano le redazioni e abbiamo capito la differenza che passa tra un giornalista vecchio e un vecchio giornalista.
Non lo faranno mai.