Non ci sopravvalutiamo

Sentire parlare di missili intelligenti in Libia delle forze militari italiane fa un certo effetto. Diciamo missili e basta.

Il “pacifista” Bossi

Non so se avete notato che l’unico politico italiano di peso ad opporsi all’attacco contro Gheddafi è stato Umberto Bossi. E non vi sarà sfuggita la coincidenza tutta italica tra l’atto “pacifista” del ministro (le virgolette sono d’obbligo trattando di uno che nei suoi comizi ha sempre parlato di mitra, pallottole e fucili) e il suo essere stato promotore delle ronde padane.
Insomma la più pressante azione anti-bellica nel nostro Paese l’ha fatta uno al quale la violenza non fa proprio schifo.

Il reato di incoerenza

In questi giorni di crisi internazionale ho ripensato, come molti italiani, a ciò che accadeva appena un anno fa con un Gheddafi in visita nel nostro Paese: il dittatore veniva onorato, blandito e sbaciucchiato come nessun altro capo di Stato.
Si dirà: le cose cambiano e nessuno può prevedere il futuro.
Certo, ma il guaio è che le cose da allora sono veramente cambiate soltanto in Italia perché Gheddafi, il nostro ex amico Gheddafi, non ha cambiato di una virgola il suo atteggiamento: dittatore era e dittatore è rimasto. Quindi – ed è la storia che si ripete – siamo noi che abbiamo mutato atteggiamento nei confronti di un partner politico ed economico di primo piano, lo abbiamo tradito insomma. E sotto questa luce è drammaticamente fondato, pur nella sua folle ragione senza ragioni, il grido di vendetta dei rais contro l’Italia.
Siamo in guerra contro un nemico che, sino a qualche settimana fa quando arrivava l’eco dei primi tumulti libici, il nostro premier aveva evitato di contattare perché, erano parole sue, “temeva di disturbare”: come un vicino di casa rumoroso al quale si dà licenza di far baccano perché tanto avrà le sue buone ragioni.
Se esistesse il reato di incoerenza, in Italia non basterebbero i tribunali: si assisterebbe a una nuova deportazione.

Do you remember?

Ok, Gheddafi è un pericolo per la Libia e per il mondo. Ma non da adesso. Tutti sapevamo chi è costui. Persino da queste parti – e io non sono certo un esperto di politica internazionale – si era parlato del dittatore in termini abbastanza realistici.
Però vale la pena di sottolineare, se ce ne fosse bisogno, che c’è solo una persona che lo ha onorato e accolto come un ospite di riguardo. E che, ancora una volta, ha perso un’occasione per vergognarsi.

Frammento di 11 settembre

Io, come tutti voi, ricordo cosa facevo l’11 settembre 2001 intorno alle 15.
Stavo rientrando al giornale, in ritardo. Una mia amica mi chiamò al cellulare. Mi chiese cosa stava accadendo in America perché, lo disse quasi scherzando, “lo sai che tra quattro giorni io e mio marito dobbiamo partire per New York…”.
Risposi: “Guarda, sono appena arrivato. Dammi il tempo di raggiungere la mia scrivania”.
Attraversai la redazione e non mi accorsi che era semideserta nonostante l’orario. Tutti i miei colleghi, i fattorini, i grafici, i fotografi, erano coagulati davanti alle tv.
Ricordo di aver catturato involontariamente l’immagine di un aereo che sfondava un grattacielo. Il mio cervello in quegli istanti la registrò come se fosse il fotogramma di un film.
Qualche istante dopo credetti di capire. Ma per capire veramente avrei dovuto aspettare molti anni.

La valvola del Kirghizistan

Scontri in Kirghizistan.
Il titolo sembra essere fatto apposta per dire: ok, ci sono anche notizie riempitivo.
In realtà il Kirghizistan è uno stato asiatico che ha tutti i requisiti per essere fonte di notizie di una certa importanza: è una costola dell’ex Unione sovietica, è la miniera dell’uranio russo, è un insieme di etnie molto diverse tra loro, è teatro di un recentissimo colpo di stato, è poverissimo, è una rampa dei militari statunitensi verso l’Afghanistan, confina con Cina, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan, mica Svizzera o Liechtenstein (che esiste solo negli atlanti geografici pur vantando gli abitanti col più alto reddito pro capite del mondo).
Solo che nell’era in cui certi concetti invecchiano senza essere mai nati, il Kirghizistan dovrebbe rappresentarne uno ben concreto: lo stesso che ci spinge a controllare la valvola di sicurezza della pentola a pressione.

Al primo che mi parla di danni collaterali…

Il video lo hanno scovato questi qui. La spiegazione in italiano la trovate qui.
Avvertenza. Il filmato è molto violento.

Aggiornamento. I media italiani, Corriere.it, Repubblica.it, la Stampa.it ci hanno messo un giorno e più per accorgersi della notizia. Saranno i postumi della Pasquetta.

Mezzo adeguato

Dice Maroni che bisogna contrastare i clandestini con ogni mezzo. E’ il primo caso nella storia di dichiarazione di guerra senza un nemico.