Grande Fossati

Non sono mai stato un appassionato di musica italiana, però l’addio al palco di Ivano Fossati priverà il nostro Paese di un cantautore unico nel suo genere. Fossati – in queste ore sul web se ne scrive come se fosse morto e c’è sempre da toccare ferro in questi casi – è un artista politico e allegorico, un poeta e un manovale delle note, un tipo snob e al tempo stesso popolare.
La sua grandezza si misura a piccoli passi: lui non è mai stato incline ai colpi di testa e agli effetti speciali.
Io non finirò mai di ringraziarlo per avermi accompagnato in chilometri e chilometri di corsa con canzoni come queste. Nella mia playlist, tra rock, blues, fusion e musica unz unz, c’è sempre stato uno spazio dedicato alle sue atmosfere rarefatte. Per distrarsi dalla fatica, per non pensare alle gambe che bruciano, per meglio godere delle endorfine. Grande Fossati.

Musica per correre

Un nuovo carico di musica per i runner. In questi giorni di freddo ho sperimentato la seguente playlist:

Nutbush City Limits – Tina Turner (senza Ike)
Lifted – Lighthouse Family
Do You Feel Like We Do – Peter Frampton
Cinnamon Girl – Prince
19 – Paul Hardcastle
I Can’t Dance – Phil Collins & Genesis
Slave To The Rythm – Grace Jones
Keep On Running – Robben Ford
Do It Again – Steely Dan
I Can’t Go For That (No Can Do) – Hall & Oates
I’m Only Human – Human League
Running In The Family – Level 42
Do I Do – Stevie Wonder
Something Got Me Started – Simply Red
The Logical Song – Supertramp

Qui altri suggerimenti.

Maratona, il record prossimo venturo

Siccome questo blog è letto da molti runner, segnalo questo articolo molto interessante sui numeri futuri della maratona, anzi dei maratoneti. Si riuscirà a scendere al di sotto delle due ore?

Un trionfo familiare

E’ finita in una sorta di trionfo. Con lei che taglia il traguardo con le braccia alzate, io accanto a farle l’inchino, gli amici lì ad abbracciarla, e i keniani dietro che ancora devono arrivare (dopo aver fatto un giro doppio, però).
La prova delle prove, in termini di resa sportiva, misura della forza di volontà e soprattutto di verifica della tenuta familiare, finisce in archivio come un successo.
Mia moglie, non solo ha corso per intero la prima mezza maratona della sua vita, ma lo ha fatto amministrando le forze come una veterana, nonostante avesse nelle gambe una storia breve di chilometri macinati. Certo, è sempre stata una sportiva e questo conta. Ma è anche una che due anni fa si è rotta un legamento del ginocchio e che solo tre mesi fa ha deciso di correre per una distanza superiore ai cinque chilometri.
A me di quei 21 chilometri e 97 metri resta, a parte la raucedine per aver parlato ininterrottamente dalla partenza al traguardo, la gioia di aver vissuto una bella e sana celebrazione della forza di volontà di un gruppo che, in qualche modo, ho contribuito a far nascere: Paolo e Vincenzo hanno fatto un tempo strepitoso se si pensa che un anno fa pesavano una quindicina di chili in più a testa; ottima prova anche quella di Simona, che però non aveva chili da perdere ma gambe da allenare.
Ora Dani sta studiando la classifica e mi chiede “venticinquesima di categoria non è male, vero?”.
Il suo momento di gloria è come un calumet, va condiviso, amministrato, centellinato.
I keniani arrivano, vincono, incassano il premio e vanno a casa. Noi abbiamo un “dopo” che se fosse monetizzabile ci renderebbe ricchi a vita.
E in effetti oggi Dani mi ha reso un po’ più ricco.

Ammazza che pettorali!

Pacchi gara ritirati, pettorali pronti (li vedete), carboidrati introitati (e ancora non è finita). Stamattina breve ricognizione di una parte del percorso e abbozzo di calcolo delle pendenze (la mia signora detesta le salite, vedi un po’). Nella dotazione fornita dagli organizzatori, oltre a un succo di frutta e a una tavoletta di cioccolato c’è anche una bustina. “Ah, l’integratore energetico. Ottimo!”. Per fortuna che ho dato un’occhiata sulle istruzioni. Crema per massaggi, antidolorifica.

La maratona e l’orgoglio

Ieri, seguendo in tv la cronaca della maratona di New York, pensavo al potere di contagio di uno sport così faticoso. E lo facevo riferendomi ad alcuni esempi che mi riguardano da vicino.
Corro, anzi corricchio, da molti anni e della corsa mi ha sempre colpito la sua capacità di stimolare pensieri. Macinando chilometri ho scritto un paio di libri e migliaia di post, ho posto rimedio a molti problemi, ho messo ordine su qualche scaffale della mia mente. Quando parlo con una persona che mi comunica un dilemma o mi confessa di vivere un periodo difficile, due volte su tre consiglio di acquistare un paio di scarpette da running e, il giorno dopo, invio via e-mail una tabella di allenamento soft. Continua a leggere La maratona e l’orgoglio

Una maratona in famiglia

L’ordine lo ha impartito mia moglie in pieno agosto: il prossimo anno corriamo una maratona insieme. Ed io, che sgambetto da qualche decennio, sono rimasto a bocca aperta davanti alla sua determinazione. Anche perché lei, nonostante sia una sportiva di ottimo livello, non si era mai cimentata nella corsa (è forte, ad esempio, nel nuoto e mi infligge certe umiliazioni di cui vi parlerò un’altra volta).
E’ così che abbiamo cominciato a preparare la nostra maratona: il sogno è New York 2012, ma qualcosa prima la faremo. Continua a leggere Una maratona in famiglia

L’emozione degli altri

Anche ieri ho vissuto l’emozione di vivere le emozioni altrui: ho trascorso qualche ora sul traguardo della maratona di Palermo. E’ un appuntamento a cui cerco di non mancare mai perché ogni anno mi ritrovo a sudare da fermo, a sgolarmi appresso a quei coraggiosi che si sono lanciati in una sgroppata di oltre 42 chilometri.
Sono un appassionato di corsa, ma non sono fatto per quelle distanze: la mia biologia mi prescrive un massimo di 21 chilometri (che un tempo percorrevo con un buon passo).
Ieri, assieme a mia moglie che ha fatto delle splendide foto (le trovate qua), abbiamo respirato la sana aria della felice fatica, del puro impegno fisico, delle migliori intenzioni. Abbiamo visto adulti esultare come bambini, giovani sorretti da anziani, donne grintose e uomini piagnucolosi. Abbiamo visto atleti abbandonarsi sull’asfalto e principianti reggere come rocce. Ognuno con la propria soddisfazione, con la propria colonna sonora.
Tagliavano il traguardo, i primi come gli ultimi, e si sentivano fortissimi. Erano belli anche se devastati dalla fatica, maestosi anche se curvi.
Perché, dopo 42 chilometri e 195 metri di sforzo innaturale, a cronometro fermo si rendevano conto di aver vinto la battaglia più difficile. Quella contro se stessi.

Drogati di corsa

Ieri su diPalermo, Giacinto Pipitone ha raccontato la storia di un tale che, d’un tratto, decide di mettere da parte vizi e tran tran e comincia a correre. Non è Forrest Gump, lui corre per arrivare. E deve arrivare lontano. A New York, alla grande maratona.
Quella storia è la sua, di Giacinto, ma è anche quella di migliaia di impiegati, professionisti, pensionati che hanno deciso di rimescolare le carte e tentare la grande giocata.
Corro da decenni, anche se non più con le prestazioni (modeste, ma biologicamente esaltanti) di un tempo. La schiavitù da endorfine la conosco bene: ogni giornata di maltempo è un balcone senza ringhiere sul vuoto del malumore; al contrario, ogni chilometro in più macinato (magari su un paio di nuove Asics Cumulus) è una felice sofferenza.
Chi non ha mai sforato il limite dei 15-20 chilometri non conoscerà mai l’ebbrezza della morfina naturale che, quando le gambe sono ormai ferme, irrora muscoli e cervello dando un motivo di felicità a ciò che per molti non ha un briciolo di senso. Oltre i 30 chilometri c’è qualcosa di cui si occupa la letteratura (vedi Murakami Haruki) quindi non è il caso di discuterne qui.
Correre per la stragrande parte dell’umanità meccanizzata è una tortura, per pochi illusi che si agitano in calzoncini corti dodici mesi all’anno è una necessità.
Gli scienziati raccontano del lavorio di articolazioni e della meravigliosa economia energetica dei mitocondri. I runners si limitano a scandire le singole “monete” di ATP spese per far fronte allo sforzo di dover mettere un piede davanti all’altro, chilometro dopo chilometro.
I Paesi più civili della Terra sanno che dietro alla sofferenza di un maratoneta c’è un rito antico come la macchina di carne e ossa che governa il mondo: per questo le manifestazioni dedicate a questo sport vedono, tra il pubblico, una partecipazione intensa e commovente. Mio fratello, reduce dalla maratona di Amsterdam di domenica scorsa, mi racconta di famiglie di campagnoli che lungo il percorso hanno messo su banchetti estemporanei con biscotti e altri generi alimentari, tutti a disposizione di sconosciuti che passavano, trangugiavano e fuggivano via, come fuorilegge inseguiti da una sceriffo invisibile.
Dalle nostre parti invece una maratona è ancora vista come un intralcio al traffico. Come una noia che appesta le vite dei cittadini automuniti.
Però, vi assicuro, non maleducazione. E’ brutta, intensa ignoranza.

Per i maratoneti drogati di musica

Foto di Daniela Groppuso

Questo blog è letto da molti appassionati di corsa, maratoneti effettivi o in pectore. Dal momento che siamo in pieno “risveglio muscolare” dopo i bagordi estivi o, al contrario per chi sta preparando la maratona di New York, in fase critica, mi pregio di proporvi la mia playlist da allenamento.

Salite

  • Highway to hell -AC/DC
  • To be a lover – Billy Idol
  • Rockit -Herbie Hancock
  • Do it again – Steely Dan
  • Drinking Vinyl (Drinking Everything Mix) – Mikael Delta
  • Stylo – Gorillaz
  • Running in the family – Level 42
  • The way you make me feel – Michael Jackson
  • Cannonball shuffle – Robben Ford
  • Walk this way – Run DMC

Discese

  • Libertango – Astor Piazzolla
  • You should be dancing – Bee Gees
  • Livin’ it up – Bill LaBounty
  • Lessons – Chroma
  • Take it easy – Eagles
  • Blind – Hercules & Love Affair
  • All summer long – Kid Rock
  • Over My shoulder – Mike and the Mechanics
  • Whole Lotta Rosie – Pat Travers
  • Something got me started – Simply Red

Lunghi in pianura

  • Rock around the clock – Bill Haley and the Comets
  • L-O-V-E-U – Brass Construction
  • Viva la vida – Coldplay
  • Lullaby – The Cure
  • Long train runnin’ – Doobie Brothers
  • Scooby Snacks – Fun loving criminals
  • When love comes to town – Herbie Hancock, Johnny Lang & Joss Stone
  • Sun goddess – Earth, Wind and Fire
  • The politic of dancing – The Reflex
  • Start me up – Rolling stones

Ripetute

  • Moments in love – Art of noise
  • Don’t look back – Boston
  • Brick house – Commodores
  • Enjoy the silence (Timo Maas remix)– Depeche mode
  • Rage Hard (Young Person’s Guide Into The 12 Inch Mix) – Frankie goes to Hollywood
  • Tell you what – John Scofield
  • Sweet home Alabama – Lynyrd Skynyrd
  • Another one bites the dust – Queen
  • Black Betty – Tom Jones
  • Everybody have fun tonight – Wang Chung