La maratona e l’orgoglio

Ieri, seguendo in tv la cronaca della maratona di New York, pensavo al potere di contagio di uno sport così faticoso. E lo facevo riferendomi ad alcuni esempi che mi riguardano da vicino.
Corro, anzi corricchio, da molti anni e della corsa mi ha sempre colpito la sua capacità di stimolare pensieri. Macinando chilometri ho scritto un paio di libri e migliaia di post, ho posto rimedio a molti problemi, ho messo ordine su qualche scaffale della mia mente. Quando parlo con una persona che mi comunica un dilemma o mi confessa di vivere un periodo difficile, due volte su tre consiglio di acquistare un paio di scarpette da running e, il giorno dopo, invio via e-mail una tabella di allenamento soft.
Va così anche con amici e parenti. Di mia moglie vi ho detto, e la cronaca impone aggiornamenti che arriveranno presto, anche di mio fratello vi raccontai. Ora ci sono due amici che sino a una decina di mesi fa non distinguevano un cronometro da una bussola. Una sera si parlò della corsa, tra un piatto di pasta e un bicchiere di vino. Loro mi ascoltarono, poi agirono senza clamore, com’è nel loro stile.
Cominciarono a correre, contagiando un altro amico.
Ora vanno come il vento, hanno buttato giù non so quanti chili e fanno tempi che io mi sogno.
Ecco, ieri guardavo la maratona di New York e pensavo a loro, a mio fratello e a mia moglie che in tre mesi è passata da due chilometri stentati a diciotto pieni.
Magari se non fosse stato per la mia logorrea loro non avrebbero mai iniziato questa impresa. Non avrebbero mai conosciuto lo sballo delle endorfine, il sacrificio dei mitocondri che si spezzano per dare energia. Non si sarebbero mai lanciati in un’impresa talmente folle da essere l’unica, o una delle pochissime, nella quale l’importante è arrivare e non vincere. Quei maledetti 42 chilometri e 195 metri non sono per tutti, sono per gente che sa mettersi in gioco, gente che non si arrende, che sa ascoltare, che non soffre di ipertrofia dell’ego ma che sa mettere a frutto l’egoismo, gente che suda e lavora, che conosce il valore delle cose e dei sentimenti. La gente che preferisco.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

19 commenti su “La maratona e l’orgoglio”

  1. Lam maratonqa comporta sentimenti di grande forza morale, di carattere, di impegno, Non è di tutti.
    Da giovanissimo non ero portato a correre nelle
    lunghe distanze.
    Ma fui bravo nei cento e duecento metri.
    Vinsi una medaglia di hronzo riuscendo terzo
    in occasione di una competizione studentesca che
    si concluse allo stadio omunale di Palermo.
    Feci i 100 in undici secondi:che bello:
    Rappresentavo il Liceo Garibaldi. Presenti allo stadio mia mamma, mio padre, mia sorella.
    Che bel ricordo:quanto impegno, quanta pulizia
    spirituale. avevo 17 anni:
    Una bella stagione.

  2. Salvatore, anch’io garibaldino. Stessa età. Anch’io sprinter sia nei cento che nella staffetta 4 x 100. Anch’io tempi simili ai tuoi. E infine, anch’io le stesse sensazioni.

  3. Tutto verissimo caro Gery, non finirò mai di ringraziarti per la tua logorrea, senza la quale non avremmo scoperto il meraviglioso sballo delle endorfine prodotte con la corsa! Grazie, grazie, grazie!

  4. “della corsa mi ha sempre colpito la sua capacità di stimolare pensieri.”
    Sacrosante parole. Basta anche soltanto camminare.
    Non sono un corridore, lo è mio padre arrivato alla soglia dei 67, lo è mio fratello più giovane di una decina d’anni, ma io resisto. Però quando sento il cervello un po’ ingolfato, esco e cammino….cammino….cammino…. E i pensieri ritrovano una parvenza di ordine.

  5. Carissimo Gery, mandami la tabella. Se riesco (anche se non subito) a trasformare la mia vita nella borsa di Mary Poppins, vedrò di infilarci – con infinita goduria – anche la corsa. Più che rimettere a posto qualche scaffale mentale penso che dovrei mettere mano alla completa reinventariazione. E l’archivistica della vita non è solo segnature e scaffali.
    Un abbraccio.

  6. Caro Gery, e sì che la tua logorrea ha cambiato la vita di molte persone. La mia di sicuro.

  7. Cara Contessa, nessuno si lascia cambiare nulla se non ci mette qualcosa di suo. Quindi diciamo che è stato un bell’amalgamarsi. Grazie a te!

    Caro Tony, ti invio tra breve il tutto e confido nella tua forza d’animo.

    Cari tutti, mi fa piacere scoprire un comune passato atletico. Avanti tutta!

  8. Per me va bene. Lo rivorrei tutto intero, per favore.
    Io vi aspetterò al traguardo, ovviamente.

  9. Io mi candido per il “servizio scopa”: recupererò i runners delle retrovie e me stessa e tutti insieme taglieremo il traguardo quando già la manifestazione sarà terminata! Spero che nel frattempo i keniani di turno non mi siano passati sopra durante il sorpasso…

  10. Io, che sono nella corsa l’effetto di un effetto di Gery, mi accodo alla gratitudine … e mi invito alla cena pre-gara per beneficiare delle strategie di chi la sa lunga.

  11. Caro Francesco Passannanti,
    ti ricordi di Paolo Puleo campione dei 400 metri??
    Ti ricordi dei professoriBellia e Vigneri?

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