L’Italia è l’unico paese al mondo con sessanta milioni di allenatori della nazionale di calcio che si sentono titolati e irripetibili a dispetto dell’evidenza: l’unico sono io.
La vecchia battuta di padre ignoto non deve trarre in inganno.
E’ vero che ci sentiamo tutti mister, ma è anche vero che ci sono mister che dovrebbero calarsi nei nostri panni di tecnici improvvisati e capirci quando ci sentiamo spaesati.
Il caso di Marcello Lippi è emblematico.
Capisco il carattere e la schiena dritta, ma un allenatore che imbottisce il contingente mondiale con una maggioranza di giocatori presi da una squadra decotta come la Juventus, qualche spiegazione al suo pubblico la dovrebbe.
Invece niente.
Messa da parte la foga rosanero, anche se Sirigu e Cassani sono tra i convocati (assordante l’assenza di Fabrizio Miccoli), resta il dubbio espresso qualche giorno fa da Paolo Villaggio: non sarà che con la missione sudafricana si cerca di drogare il valore di giocatori (e di club) le cui azioni sono in picchiata?
Prendiamo un appunto e parliamone a Mondiali terminati. Sarò felice di essere smentito.
Un po’ di numeri.
136 anni. Somma degli anni di Cannavaro, Gattuso, Camoranesi e Grosso.
26,6%. Percentuale di juventini convocati da Lippi per i prossimi mondiali.
80,3%. Percentuale di italiani che non sono d’accordo con le scelte di Lippi (sondaggio Corriere della Sera).
Così… per dire.
Anche lei si diletta coi numeri, Contessa cara?
Quasi quasi la assumo.
0,35. Le possibilità che la nazionale superi gli ottavi.
5 5 5
formazione tipo della Longobarda di Oronzo Canà.
L’appalto per le stampelle a chi lo hanno dato?