Siamo pronti per la cena di Natale. Con i parenti saremo, quest’anno, a casa nostra. Mia moglie da mesi studia come imbandire la tavola. Scrive, disegna, prova, verifica accostamenti cromatici: convoglia passione e background professionale (lei è un’esperta di visual) in un’opera che dovrebbe stare a metà tra l’arte e la ricerca.
Candele, segnaposti, piatti, tovaglie… tutto è frutto di attenta riflessione, dove per “attenta riflessione” si intende un brainstorming serale di almeno due ore, sette giorni su sette, lontano dai pasti e pericolosamente vicino alla mezzanotte.
La caratteristica di questi scambi di opinione è il mio palese stato di minorità. Lei in realtà ha tutto chiaro da settembre, però le piace smontare le sue stesse certezze con la certezza che non ci saranno altre certezze a incrinare le certezze originali. Cioè, una melina familiare: ci si passa la palla sapendo che non si farà gol perchè il destino della partita è segnato, anzi deciso. Però, chiedo io, perché non chiudere l’argomento in anticipo e dedicarsi ad altro? Capisco che questo è un modo per coltivare il tempo che passa e per godere dell’aspettativa di un evento piacevole. Però sette giorni di riflessione sulla forma di una deliziosa, leggera, luccicante stellina da spiaccicare sulla tovaglia, che probabilmente mio padre seppellirà di molliche di pane subito dopo l’aperitivo, mi sembrano un po’ troppi.
E così anche… No, scusate, devo lasciarvi. Sono stato convocato per un vertice urgente sulle candele: bianche o color panna? tonde o cilindriche?
Insomma roba che scotta.
E’ la forma che contiene la sostanza.
E’ bello che voglia condividere con te il suo piacere di organizzare un pranzo speciale :)
Il pranzo è speciale se ad esso si accompagna la
parteciazione atrui. un hortus clausus?
Pace e bee
Buon Natale, pèortatore di opere huone
bella cosa l’organizzazione. bellissima. però certe volte, sulla scelta fra “color panna o bianco?” mi disconnetto automaticamente.
Anch’io ho una discreta insofferenza alla continua rimessa in discussione di questioni (la tovaglia verde o rossa, il ragù di salsiccia o di vitello, il pesce o i crostacei) che poi alla fine, in fondo in fondo, con tutto il rispetto, mi appaiono mooolto secondarie. Ma ogni anno ci si incaglia nelle stesse questioni.
Un rito, bello che si rinnova ogni anno.
Il più bel pranzo natalizio l’ho trascorso da
Biagio Conte: chef di cucina il bravo Filippo
La Mantia, prestatosi gratuitamente.
Buon Natale
Il buono non può prescindere dal bello: è quanto anch’io ho imparato da mia moglie. E’ un valore, il bello, che spesso nascondiamo sotto il “ragionamento” che l’apparenza è inferiore alla sostanza, mentre ne dovrebbe essere il segno visibile ed imprescindibile. Scusate per la riflessione “filosofica”, ma tant’è. Difendo a spada tratta tua moglie…
Ma alla fine…mangerete, o le pietanze saranno così belle da vedere, nei piatti da portata che sembrerà “peccato” guastarle per gustarle?
AUGURI!
chi cura i particolari, il dettaglio, la cornice, l’apparenza, ha soprattutto interesse alle persone per cui tutto ciò è stato immaginato, pensato, tradotto in realtà. Ma tutto questo significa innanzitutto una cosa: che tua moglie è felice. Che bello. Auguri Daniela, auguri Gery, un abbraccio fortissimo!
Sono moooolto vicino a te, ma al tempo stesso trovo meravigliosa la cura maniacale che tua moglie dedica ai dettagli. quindi, non sapendo con chi schierarmi, chapeau ad entrambi!
Vi racconto in due parole la mia esperienza con il cenone del 24.
Da un mese organizzo, congetturo e progetto la cena della vigilia.
Ho acquistato faldoni sulla cucina siciliana e sul finger food, e visto ore e ore di programmazione notturna su Sky Alice e Gambero rosso. Registrate tutte le puntate di master chef Italia, con tanto di semiotica sulla salsa bernese e sui macarons.
Non è finita. Mi sono documentata ad arte sulle tendenze nuove e tradizionali per imbandire la tavola.
Ho anche preparato i biscotti svedesi da mettere come segnaposto.
Benchè il cenone lo avremmo fatto da mia madre, mi sarei mossa da chef e mastra cerimonia, già dalle prime ore dell’alba del 24.
Nulla di tutto ciò.
Complice qualche prevedibile imprevisto dell’ultima ora, non ho potuto fare nulla o quasi, di tutto quanto avevo agognato da mesi.
Risultato: la mole di pesce, ordinato e ritirato per tempo, è stata affidata alle mani poco propense di mia madre, che ha ridotto il mio menù a cinque stelle, in una cena “splaviduccia”, lei stessa l’ha definita così, dove da padrona l’hanno fatta gli accostamenti alla rinfusa.
Va beh, capita. ci ha consolato il fatto che siamo stati tutti insieme, sereni come solo a Natale può succedere.
La conclusione della cena, con tanto di mercante in fiera, fiumi di bombardino e quintali di croccante alle mandorle (almeno quello sono riuscita a prepararlo con le mie mani), ha sancito la definitiva buona riuscita del tutto.
Ho imparato, però, che il prossimo anno programmerò molto, ma molto meno.
Auguri a tutti.