Quei direttori così così

L’occupazione militar-mediatica dei telegiornali ad opera del premier, in un Paese serio, con una categoria di giornalisti appena appena onesti, e con un’opinione pubblica non lobotomizzata dovrebbe suscitare indignazione per un solo motivo: come fanno cinque direttori delle testate più importanti a pubblicare la stessa cosa spacciandola per notizia sensazionale? Berlusconi, una volta tanto, non c’entra nulla: ha solo fatto quello che meglio gli riesce, il piazzista di parole (pronunciate da se stesso medesimo).

 

Facciamo un esperimento

Provate a guardare i telegiornali con un occhio diverso. Incasellate i servizi e le notizie che vi vengono somministrati in un elenco che prevede due sole colonne: agitazione e serenità. Non lasciatevi distrarre dal contenuto oggettivo del servizio (cioè non superate la distinzione tra cronaca bianca e cronaca nera, ad esempio), ma andate direttamente alle vostre sensazioni.
E’ molto probabile che, alla fine, troverete più ristoro in un arresto che in una recensione cinematografica perché è la sensazione che conta, non il mero contenuto. L’effetto tranquillizzante del male diffuso sconfitto dalle forze del bene è infinitamente più efficace del dubbio instillato dal male con nome e cognome incalzato dalle truppe malmesse del bene. L’arresto di un vecchio che insidia i bambini ai giardinetti si insinua nell’archivio delle emozioni in modo più rapido e istintivo rispetto all’inchiesta su un presidente del consiglio che corrompe chiunque possa essergli utile.
La rassicurazione della cronaca sta nella consapevolezza che ci sarà sempre – così si spera – un lieto fine. La verità della cronaca sta invece nella rassegnazione di un’attesa per un lieto fine che magari non arriverà mai.
I telegiornali degli ultimi tempi – specie quello di Minzolini – sono pieni di quel tipo di rassicurazioni.  Provate per sbalordirvi.