Silvio, che ci canti?

Silvio Berlusconi rilancia, si prepara a una nuova marcia sulla nazione e addirittura tira fuori dal cilindro un nuovo inno. Il passaggio cruciale della fondamentale opera artistica è:

“Noi siamo il Popolo della Libertà, gente che spera, che lotta e che crede nel sogno della libertà”.

Pare che per giungere a questa mirabolante sintesi di note e parole sia stato determinante l’apporto dell’onorevole Maria Rosaria Rossi (chissà se ha anche ballato). Anche se a occhio la rima così ricercata ricorda più Fabri Fibra che una elegante parlamentare (anche se J-Ax minaccia querele per plagio).
Il passato comunque è difficile da dimenticare e il vecchio inno di Forza Italia non andrà mai in soffitta, bensì troverà un posto nei cassetti della storia, quella stessa storia che il testo voleva rimodellare. Si cantava infatti:

“Nella tua storia un’altra storia c’è,  la scriveremo noi con te”.

In realtà l’unica cosa che Berlusconi tentò di riscrivere furono le leggi che interessavano l’orchestra tutta, compreso il direttore. Ma questo è un dettaglio che non può appesantire il volo dell’arte.

Incredibile, ma vero

Ieri il premier non ha cantato alcuna canzone. Lo dice una nota ufficiale di Palazzo Chigi.

Lezioni di satira

E’ molto istruttivo assistere alla satira telecomandata del terzo millennio. Un paio di comici hanno un’idea così così e prendono in giro il premier durante il festival nazionale del cazzeggio ugolante, cioé nel corso della manifestazione che più di ogni altra celebra la grandezza del finto effimero, dell’arte canora.
Il megadirettore di rete, una via di mezzo tra un cecchino e il dentista de Il maratoneta, li richiama all’ordine. La satira non si fa così, ma così: cioé un giorno si prende per il culo il capo, e un altro si sfottono i poveracci che stanno sotto il capo. Praticamente la negazione non solo della satira, ma di qualunque anelito di creatività.
Fermiamoci un attimo:  cosa volete che gliene freghi a un manipolo di lottizzati, raccomandati, prostituti o prostituibili della libertà di satira (che è l’indicatore di civiltà di un Paese)? Quelli devono sbarcare il lunario, magari concedendosi un extra pseudo- governativo, e tenere ben calda la poltrona.
Io trattengo ancora il fiato fin quando non potrò esplodere in una pernacchia liberatoria. Ho buona volontà e polmoni forti. Del resto ho anche smesso di fumare…

Quella carezza della sera

Ieri mattina, mentre correvo, il mio iPod mi ha regalato una canzone di cui avevo perso memoria.
Per la prima volta, complice la fatica dell’undicesimo chilometro, mi sono concentrato sulle parole e ho apprezzato il ricordo di quella carezza della sera.
Non so se esistono vite perfette, però uno strumento per misurarne la qualità è l’accompagnamento verso il sonno. Dall’infanzia alla vita adulta, una carezza della sera è come una fiaba: se ne accetta felicemente la fine solo se si ha la certezza che l’indomani ricomincerà.

Canta Carena

Marco Carena canta un inno italiano.

Grazie a Fabio Lannino.