E’ molto istruttivo assistere alla satira telecomandata del terzo millennio. Un paio di comici hanno un’idea così così e prendono in giro il premier durante il festival nazionale del cazzeggio ugolante, cioé nel corso della manifestazione che più di ogni altra celebra la grandezza del finto effimero, dell’arte canora.
Il megadirettore di rete, una via di mezzo tra un cecchino e il dentista de Il maratoneta, li richiama all’ordine. La satira non si fa così, ma così: cioé un giorno si prende per il culo il capo, e un altro si sfottono i poveracci che stanno sotto il capo. Praticamente la negazione non solo della satira, ma di qualunque anelito di creatività.
Fermiamoci un attimo: cosa volete che gliene freghi a un manipolo di lottizzati, raccomandati, prostituti o prostituibili della libertà di satira (che è l’indicatore di civiltà di un Paese)? Quelli devono sbarcare il lunario, magari concedendosi un extra pseudo- governativo, e tenere ben calda la poltrona.
Io trattengo ancora il fiato fin quando non potrò esplodere in una pernacchia liberatoria. Ho buona volontà e polmoni forti. Del resto ho anche smesso di fumare…