
La proposta del ministro Renato Brunetta di togliere ai pensionati 500 euro al mese da dare ai giovani per farli andare via da casa dei genitori è un po’ come la battuta di buon barzellettiere (una volta c’era Gino Bramieri): ti viene raccontata l’ultima e tu sai che nel peggiore dei casi sarà la penultima.
Brunetta, che incarna la più alta densità di se stesso misurabile in tutto il pianeta, è uno che quando prende la mira non pensa alla possibilità di errore, figuriamoci ai danni collaterali. Si è fissato coi bamboccioni, rubando il bersaglio a un altro ministro di un altro schieramento politico e non gli interessa se il virus dell’onnnipotenza dichiarativa gli fa sparare una cazzata o se lo costringe a sparare se stesso, a mo’ di uomo cannone, nella stratosfera del ridicolo (affollata peraltro di colleghi).
Eppure sarebbe bastato un po’ di buon senso per riportare il discorso in un ambito più consono: va ricordato che la detonazione di una simile proposta non è avvenuta nell’ambito istituzionale (lì detona ben altro e spesso più che tapparsi le orecchie bisogna turarsi il naso), ma a Domenica In.
Il buon senso, dunque. Cosa avrebbe suggerito al barzellettiere ministeriale?
Innanzitutto che storicamente le elargizioni a pioggia, quindi senza meriti, hanno dato i peggiori frutti: e noi al Sud ne sappiamo qualcosa. Poi che ricevere soldi per promettere di far qualcosa è quanto di più diseducativo si possa imporre ai giovani.
In un contesto storico ed economico in cui una vera disoccupazione, quella delle fabbriche e delle piccole imprese, convive con una falsa disoccupazione, quella delle caste e degli ordini professionali (primo tra tutti il mio, quello dei giornalisti), proporre un bonus ai ragazzi per affrancarsi dalla casa di famiglia e passare al monolocale pagato in nero è oltraggioso e demagogico.
Insomma, di fronte alla proposta-barzelletta del ministro della Funzione pubblica ci si può consolare considerando che di peggio ci sarebbe stata solo la distribuzione, porta a porta, dei pacchi di pasta. Anche se lì l’ego di Brunetta si sarebbe dovuto arrendere: con certi compagni di partito non ci si può mettere in competizione.