Giuliano Ferrara a Qui Radio Londra tuona contro gli indignati: “Quelli hanno le uova”, dice alludendo alle proteste contro il parlamento e contro i parlamentari italiani.
Già, quelli hanno le uova. E gli altri? Glielo diciamo noi a Ferrara, ché lui non si è scomodato a indagare.
Gli altri hanno il potere politico che – è acclarato – gestiscono con una disinvoltura quasi criminale: dalla compravendita dei voti alla stesura di leggi su misura del premier, dal favoreggiamento nell’omicidio di questo Paese all’accoltellamento della libertà di espressione.
Le uova sono il minimo quando il Palazzo si arrocca su posizioni anticostituzionali che mettono in pericolo la stabilità della nazione in un momento più che delicato per l’economia mondiale.
Le uova sono per tutti, anche per l’opposizione che non riesce a stare unita neanche per una foto ricordo.
Le uova sono soprattutto per la politica del baratto. Ieri, dopo la prova di forza superata per un soffio, Berlusconi ha distribuito i premi. Totale: due nuovi sottosegretari e un viceministro in più.
Non ci sono uova che bastino. Ve lo dice uno che le adora cucinate in ogni modo (memorabile l’omelette della mia amica Mara) e che odia vederle spiaccicate sui muri.
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Carrozzieri e la cocaina
E’ la pratica del lancio delle uova dal balcone. Ci si apposta, si individua il bersaglio ideale (quindi qualcuno che cammini lentamente per problemi suoi), si lancia, ci si nasconde, si ride.
Quello su Moris Carrozzieri, difensore del Palermo scoperto dall’antidoping dopo una tirata di cocaina, è un lancio di uova collettivo.
Non ho familiarità con gli stupefacenti. Ancor prima che pericolosi, li trovo tragicamente annoianti. Però mi metto nei panni di un ragazzone ricco, sportivo e discretamente famoso che, per decreto biologico, ha la facoltà di poter sbagliare da solo.
Nel fatalismo di una scelta c’è tutto quello che un’altra fetta di umanità, quella infelice e gretta a causa delle sue certezze senza opzioni, non conoscerà mai.
E’ un attimo: non ci pensi, non hai problemi, spegni il cervello (che da acceso ha invece molte più chance di successo) e prendi una strada invece che un’altra.
Carrozzieri aveva due strade: rifiutare la cocaina del festino in discoteca e avere una storia esaltante in più da raccontare ai suoi figli; oppure cedere alla vacua tentazione del momento e sperare nell’oblio chimico ancor prima che della sua coscienza.
Ha scelto la seconda. E, nel momento in cui esercitava il suo diritto da titolare privilegiato della grande partita della vita, ha sbagliato.
La via che ha imboccato è quella che gli infelici sorvegliano con patologica attenzione: cosa c’è di meglio che godere delle sventure di un fortunato? Quale migliore soddisfazione nel sentirsi sollevati per le disgrazie degli eletti?
Cazzate da popolo di serie Z.
Ora non servono le uova tirate di nascosto, che sanno di moralismo peloso, per macchiare la sua bella maglietta costosa e ridacchiare al riparo del balcone. Servono domande silenziose che lo inducano a risposte rumorose.
Come pensi di rimediare?
Cosa farai domani per ripulirti?
Quando troverai un rimedio alla mia atroce delusione di tifoso?
Lo sai che sei un fortunato che ha sposato la sventura come compagna di strada?
Moris Carrozzieri è condannato a rispondere.