I privilegiati della povertà on demand

telecomando della povertàChiamiamolo relativismo della povertà. È il capitolo più irritante dell’irritante storia infinita delle disparità sociali. Funziona così: tu sei una persona che guadagna, mettiamo, sei- sette-otto mila euro al mese e siccome hai fatto molti debiti, e ti sei imbarcato in un tenore di vita molto al di sopra di quel che una persona saggia si permetterebbe, sei autorizzato a piangere miseria. Continua a leggere I privilegiati della povertà on demand

Antiracket e insopportabili scorciatoie

PalazzoloUn estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

La storia può essere raccontata così: un imprenditore denuncia la corruzione, rinuncia a una via illegale per un rinnovo di contratto e purtroppo vede andare in fumo quel contratto. Oppure così: un imprenditore fa il suo dovere di onesto cittadino, denuncia il corrotto e subisce le regole che riguardano tutti gli onesti cittadini. La vicenda del pasticciere Santi Palazzolo, che rischia di perdere lo stand all’aeroporto Falcone e Borsellino (…), si presta senza dubbio a una doppia lettura, ma ci fornisce lo spunto per una campagna di liberazione dalla retorica di una pseudo-cultura premiale cieca e socialmente ingiusta. Il ricorso alla corsia preferenziale per chi, coraggiosamente, si oppone al ricatto pone il problema di un corto-circuito logico che nel caso di Palazzolo può essere riassunto in una domanda: il vantaggio che si sarebbe potuto ottenere pagando una tangente, cioè compiendo un reato, dovrebbe essere comunque garantito gratuitamente a chi accetta di collaborare con le forze dell’ordine? Se sì, ci si porrebbe in una situazione in cui le regole risentirebbero pesantemente del contesto e in cui non sarebbe più la legge a guidare un appalto, ma il sentimento. Se no, si alimenterebbe il sempreverde sospetto che pagare la mazzetta sia più conveniente che mandare in galera il mazzettaro. Si potrebbe però scorgere una terza via: diamo a Palazzolo quel che è di Palazzolo, celebriamo il suo senso della giustizia nelle sedi istituzionali, ma salviamolo dalle sirene di una corrente di pensiero endemica: lo scorciatoismo.

Così è se vi pare, ma poi arrivano i carabinieri

Fuochi di CaroniaUn estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Non c’era lo zampino degli extraterrestri, né il tocco burlone di madre natura, ma la mano fraudolenta dell’uomo. Non c’era l’imprevedibile, ma il premeditato. I fuochi inspiegabili di Canneto di Caronia che avevano attirato scienziati, politici, militari, scrittori, esorcisti, ufologi, erano in realtà spiegabilissimi come l’avidità umana: qualcuno appiccava le fiamme per avere i soldi dei risarcimenti legati a un auspicato stato di calamità.
Nulla è come appare, soprattutto in Sicilia dove pare obbligo sociale incantarsi al primo sguardo. A Canneto di Caronia ci sono voluti i carabinieri per riavvolgere il nastro della storia e spiegare che, in fondo, le apparenze ingannano chi vuol farsi ingannare. (…) E stiamo bene attenti a non ripescare, come spesso accade in simili frangenti, la tiritera del relativismo o dell’inconoscibilità del reale che ha acceso l’arte di un premio Nobel siciliano, ché qui quel che alla fine conta veramente non è la chiamata in causa di Luigi Pirandello, ma l’eventuale chiamata di correità di Roberto Helg.
Anche per il presidente della Camera di Commercio di Palermo il tram della credibilità si è bloccato alla fermata dell’apparenza, e anche in questo caso il nodo di una verità che c’è ma non si vede è stato sciolto dai carabinieri. A Caronia come a Palermo gli indizi che c’erano, erano nascosti così così. O forse siamo noi che non abbiamo le lenti giuste per guardare questa nostra regione di panzane, di scie chimiche, di persone giuste messe al posto sbagliato e viceversa, di parvenus dell’imprenditoria, di relazioni trasversali e di lestofanti della porta accanto. Così è se vi pare, fin quando non se ne accorgono i carabinieri.