Ti sei pulito le scarpe?

runner scarpe sporcheA casa mia si sviluppano due linee di pensiero: quella della terra e quella dell’acqua. Io corro, mia moglie nuota. Io macino chilometri nella speranza di smaltire qualche chilo dovuto ad aperitivi e gioie della tavola, lei divora vasche con una silhouette che farebbe invidia a una modella. Ma la passione per lo sport, che entrambi abbiamo coltivato da sempre anche quando eravamo due puntini distanti in attesa che il tratto di penna del Maestro Destino ci unisse, detta una sua graduatoria dei diritti che non è uguale per entrambi. Insomma, casa mia è un buco nero della democrazia dei trotterellisti da mezza maratona, un odioso esempio di discriminazione dell’affanno compulsivo. Roba da sessione straordinaria del Tribunale dei diritti dell’uomo (preferibilmente in scarpe da tennis).
Se lei va a nuotare, va a nuotare e basta.
Se io vado a correre, c’è ontologicamente qualcosa di più importante da fare prima. Sempre. Mica esiste solo la corsa e basta.

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Io sono per Grillo nuotatore

Mi ha molto colpito la virulenza di certe reazioni alla traversata dello Stretto di Messina compiuta ieri da Beppe Grillo. Come se si parlasse di un ladro o un tangentista o di un corruttore.
Chissà quanto è costata l’assistenza delle motovedette… chissà quante persone sono state mobilitate a spese nostre… questa pagliacciata quello lì poteva risparmiarsela… e via blaterando.
Sarei felice di discutere faccia a faccia con i geni che hanno mosso queste obiezioni all’impresa sportiva (e avverto i lettori meno assidui che ho spesso criticato Grillo su questo blog) ma non frequento i salotti della politica e la corte dei miracoli che vi galleggia intorno.
Andare a contestare al Movimento 5 Stelle sprechi di denaro pubblico è l’errore strategicamente più grave che un qualsiasi candidato possa fare. Perché una contestazione,  a prescindere della sua fondatezza, deve tener conto della sua contestualizzazione. Siamo in Italia, il paese dei contributi smisurati ai partiti, il paese delle menzogne istituzionali, delle promesse grottesche.
Grillo inaugura una campagna elettorale in Sicilia con una nuotata e si scatena il putiferio. Nessuno, nei secoli dei secoli, ha mai fiatato per camper, treni, navi da crociera, aerei con puttanone, congressi, cene, sfilate, adunate in piazze imbellettate ad hoc: quelle campagne elettorali chi le pagavano, Hansel e Gretel?
Ora un signore non più giovane, detestabile quanto volete, ma simbolo di una fetta d’Italia onesta e incazzata, compie un’impresa che nessun politicante “tradizionale” sarebbe capace di emulare: tre chilometri di nuoto in un’ora e un quarto.
Cosa c’è da ridire?
Ognuno fa la politica come vuole. C’è chi la fa a bracciate, e chi abbracciando (e baciando), chi urlando e chi sussurrando promesse. La messinscena fa parte del gioco. Tutti quei puri dell’ultima ora che storcono il naso davanti all’evento dello Stretto ritengono che affittare il principale teatro di una città per rincoglionire i presunti elettori sia un’operazione più raffinata che mettere in mostra una felice forma sportiva?
Avevamo i nani e le ballerine guidati da uno scadente pianista da crociera e abbiamo il coraggio di lamentarci se un tizio che vuole cambiare il Paese sa nuotare, e pure bene?

Due bracciate, due schiaffoni

Accade che Federica Pellegrini illumini il nostro Paese vincendo tutto ai mondiali di nuoto di Shanghai. L’Italia sul podio, e non solo quello sportivo, è un evento sempre più raro. Perché siamo una nazione che vive esclusivamente del suo passato, e che troppo spesso lo rinnega. Vincere significa raccogliere risultati e per raccogliere risultati bisogna avere il senso del futuro, saper puntare sugli uomini, agire in prospettiva.
Federica Pellegrini è una vera solista, per disciplina sportiva e per questione anagrafica. Nascere e vivere in Italia infatti è a tutt’oggi un handicap nel mondo del lavoro come in quello dello sport (a parte alcune eccezioni come il calcio, ma lì parliamo di economia e criminalità organizzata).
Per anni abbiamo scherzato sulle nostre leggerezze, sulla tipicità del menefreghista italico, sul nostro doppiogiochismo politico-internazionale. E probabilmente continueremo a farlo, ridacchiando delle barzellette raccontate ai summit internazionali e alzando le spalle quando nelle centrali mondiali del potere veniamo lasciati in sala d’aspetto. Siamo così, noi del paese del chissenefrega.
Poi arriva una Pellegrini che ci ricorda da quanto tempo non vinciamo, non siamo ammirati, non suscitiamo sguardi di invidia.
Se con quella forza meravigliosa e aggraziata questa ragazza ci desse anche due schiaffoni forse riusciremmo persino a svegliarci.

Grazie alla Contessa.