La sovrapposizione è quasi completa. Blogger e giornalisti hanno, nel campo dell’informazione, pari peso. E anzi l’anzianità di una testata spesso non dà sufficiente garanzia di qualità quanto l’indipendenza del testimone che racconta. In altre parole: ci sono casi in cui si tende a dar più fiducia a un piccolo blog, libero e responsabile, che a un giornale (o telegiornale) grande e condizionabile.
Il potere di una forma di comunicazione di massa forte e penetrante come quella della tv sembrava eterno fino a qualche anno fa. L’evento, qualsiasi e di qualsiasi entità, non esisteva se non veniva legittimato dalla televisione. Oggi ci sono altri equilibri e gli angoli bui del mondo – quelli giornalisticamente più stimolanti – sono illuminati dalle candele di non-giornalisti che attraverso le loro pagine web raccontano storie di cui altrimenti nessuno saprebbe nulla. Il caso più eclatante riguarda le cronache dell’Iran, ai giorni nostri.
Il monopolio dei giornali è stato demolito da una manciata di byte. Ed è una fortuna.
Faccio un esempio classico. Prima se un artista organizzava una presentazione delle sue opere (libri, dischi, dipinti, sculture, navi in bottiglia) doveva singhiozzare presso il quotidiano della sua città per ottenere tre righe di annuncio. E queste non sempre arrivavano e non sempre, se arrivavano, erano corrette. Adesso basta far circolare la notizia tra blog, social network e semplici e-mail per raggiungere lo stesso bacino di pubblico senza dover per forza andare a inginocchiarsi davanti a un giornalista panzuto che da dietro una scrivania ti guarda con l’aria di chi pensa che l’arte sia l’alibi dei perditempo.
E’ tutto più semplice. Ma fino a un certo punto. Perchè se la circolazione delle notizie si è moltiplicata, lo stesso fenomeno si è verificato con i giudizi. Insomma, se prima rischiavi una stroncatura su carta (che durava un giorno, il tempo di permanenza del quotidiano nelle mani dei lettori), adesso rischi cento stroncature telematiche (che sono perenni, legate al tuo nome, da qualsiasi motore di ricerca ci si arrivi).
Come nei giornali, anche nel web c’è molta improvvisazione, ne abbiamo parlato. Quindi non è scientificamente dimostrato che questo new deal di “informazione allargata” sia conveniente sotto il profilo della qualità. Però c’è un vantaggio certo: poca sabbia per nascondere.
I giornali hanno molto da imparare dagli scribacchini del web: per rapidità d’esecuzione, per ramificazione di fonti, per varietà di significati, per originalità. Devono solo ammettere uno stato di minorità, armarsi di una buona dose di umiltà e chiedere a un brufoloso blogger di Teheran: scusa, ci spieghi la strategia di Ahmadinejad?
Tag: Iran
Giornalismo anglosassone
Il Guardian prova a dare un volto ai morti o ai detenuti (vedi alla voce Iran).
Tu chiamala, se vuoi, democrazia
Scommetto che in Italia il modello iraniano piace a qualcuno.