Mai più gratis

Gratis

Da sempre conduco una battaglia solitaria contro il gratis. Anche se va detto che c’è gratis e gratis. Una cosa, infatti, è il non farsi pagare, un’altra è il non essere pagato.
Più volte ho svolto il mio lavoro in forma gratuita, ma solo quando non mi è stato richiesto. Il dono è infatti cosa molto diversa dal furto: perché chi vuole da te una prestazione o un manufatto pretendendo di non pagare, è un mezzo ladro.
Nel campo dell’editoria il gratis è la (triste) regola. Anche se hai un’età e un curriculum, c’è sempre quello che ti chiede di scrivere per la gloria omettendo di dirti che con la tua gloria lui in realtà ci mangia. E’ per questo che oggi, a fronte di tutto ciò che mi viene proposto, leggo e scrivo solo quello che mi va e non me ne frega niente della caratura di chi mi chiede di farlo. Nel senso che posso rifiutare di far gratis una cosa per un’azienda blasonata, perché è un lavoro noioso o perché mi è stato proposto nella maniera sbagliata, e invece regalare la mia opera a un perfetto sconosciuto, perché si tratta di un progetto stimolante o per semplice simpatia.
Lo dico ai giovani. Il gratis è stato e viene ancora usato come occasione di promozione professionale, ma in realtà – escluso il puro volontariato – è solo perdita di tempo ed energie. Ciò che si paga ha un prezzo, ciò che ha un prezzo ha una qualità facilmente misurabile, ciò che ha una qualità misurabile dà libertà.

Campi di battaglia

berlusconi vespaLa cosa più difficile da fare quando i tempi sono bui è provare ad abbronzarsi con la luce di una candela.  Però, almeno nel mio caso, è una specie di riflesso condizionato. Quindi ci provo.
Berlusconi è ancora in sella (del resto si votava per l’Europa, mica per il casino italico), ma i suoi piani prevedevano un plebiscito che fortunatamente non c’è stato.
Cosa ha rotto le uova nel paniere dell’imperatore?
Mi piace pensare che sia stato il rigurgito di indignazione di una parte dell’opinione pubblica e della stampa. L’attenzione al versante più caro al nemico, quello per intenderci infestato da finte femmine implumi e da sementi di malerba dittatoriale, è foriera di buone novità.
Si era pensato di combattere un uomo definito dal Financial Times come “un pericolo per l’Italia” con la semplice arma del dibattito politico, ma in realtà ci si è accorti che l’agone in cui il premier si muove non è in Parlamento, ma in una garconnière che ha il salone in Sardegna e il tinello in Campania.
Duro a dirsi, ma il futuro dell’Italia dipende dalla scelta del campo di battaglia. Il che significa martellare su usi sessuali, abusi di credulità, menzogne da fedifrago, inconfessabili pulsioni, sanità mentale.
Certo, nel frattempo fa buio e la candela si consuma.