Vitamine e sentimento

Acrilico su carta di Gianni Allegra
Acrilico su carta di Gianni Allegra

di Quarant’Ena

Allora ho pianto. Mentre sceglievo lo yogurt fibre e mandorle che favorisce la mia regolarità intestinale. Ho pianto tra le carote per il centrifugato che danno il giusto apporto di vitamine e che aiutano a spianare le rughe conferendo luminosità alla mia pelle. Ho pianto tra i meloni che alleviano il senso di fame, ma non sempre ci riescono.  Ho pianto tra le mandorle che riequilibrano la vitamina B. Ho pianto tra i pomodori che apportano pectine, e i kiwi che sono utili per la mia regolarità intestinale qualora lo yogurt fallisse.  Ho pianto tra le mele che tolgono il medico di torno anche quando serve, e le arance che col collagene tengono su tutto ciò che tende ad andare giù. Ho pianto tra i broccoli che bloccano le cellule pazze, e i cavoletti di Bruxelles che disintossicano e drenano le tossine. Ho pianto tra le cipolle che sono utili per la mia circolazione sanguigna e non altrettanto per l’alito. Ho pianto tra i finocchi che sconfiggono la mia cellulite, ma solo se assunti dopo i pasti. Ho pianto tra il basilico, il prezzemolo e le altre piante aromatiche che insaporiscono le pietanze riducendo il sodio (un grande aiuto contro la ritenzione idrica).  Ho pianto su una confezione di sei bottiglie di acqua che serve a eliminare l’acqua.
Ho pianto perché l’ho visto. Lui e una donna, un’altra donna. Compravano il cioccolato ripieno.  Quello che favorisce il buonumore.

L’orgoglio dell’amore imperfetto

di Verbena

Quando Casanova abbraccia Teresa, una fanciulla conosciuta appena dieci minuti prima, si chiede se è lei. Se è lei quella giusta. Sembra che un lampo di umana fragilità stia attraversando quell’uomo che di donne ne ha avute tante e che vive da fuggiasco per averne avute troppe.
Poi le sussurra “Soltanto tu…”. Ma lo fa per abitudine, per pagare un pegno da sciupafemmine d’altri tempi. Solo che Teresa, invece di arrossire di piacere, arrossisce perché ha udito un’oscena bugia. Si baciano, perché non hanno null’altro da dirsi. E perché non si amano.
E’ questo il punto. Ad intere generazioni di umani hanno fatto credere che l’amore – degno di questo nome – tra un uomo ed una donna sia come un diamante di alta caratura: senza imperfezioni e tagliato da una mano esperta. La verità è che l’unico amore possibile, quello che vale la pena curare come si può curare una creatura bellissima ma sempre soggetta alla morte, è imperfetto.
E proprio per questo, grandioso e sempre diverso.
Dovrebbero scriverlo sui quei cuori di cioccolato o di pezza che oggi saranno scartati da milioni di amanti. Dovrebbero scrivere: “Ti amo di un amore misero e imperfetto. Ringraziami”.
Dovrebbero cambiare i finali alle favole, i per sempre e i felici e contenti. Si può amare alla follia e provare piacere nell’incrociare sguardi sconosciuti, si può soffrire per non essere riamati e sguazzare nel proprio ego solitario, si può accettare eroicamente la diversità dell’altro e coltivare selvaggiamente la propria. E’ questo paradosso che segna la grandezza di un amore.
I grandi amori che solcano una vita non sono tutti uguali, e spesso non durano una vita intera.
Si dovrebbe essere orgogliosi di questo. Si dovrebbe, molti di noi, andare in giro a gridare: “Sono orgoglioso di avere amato e ancora amato, e ancora amato”. Invece ci si lamenta dei fallimenti. Basterebbe rovesciare la prospettiva ed essere grato all’altro; per averci fatto entrare nella sua pelle, in cui forse continueremo ad abitare sino alla fine della sua esistenza.
Io non credo ai santi. Meno che mai al patrono di un cioccolatino. Però propongo San Cristoforo, protettore dei facchini. Ci vuole un fisico bestiale per sollevare la quantità di amori miseri e imperfetti che ognuno di noi incontra in una vita intera.