Ora che siamo pronti a ricominciare dovremmo, secondo me, ricordarci alcune cose prima di mandare affanculo tutti gli insegnamenti che questa brutta storia del Covid ci ha lasciato.
1) Non è vero che si stava meglio quando si stava peggio: quando si sta peggio ci vuole poco a sentirsi meglio e non c’è vergogna a spogliarsi delle solite, trite, visioni nostalgiche del mondo e delle sue inezie.
2) Se qualcuno ci ha aiutato – noi o la nostra famiglia o la nostra azienda – va ringraziato e premiato anche dopo che la sua opera è finita. Siamo sempre prodighi di affettuosità e riconoscenza posticce quando siamo con le pezze al culo, la vera prova è esserlo quando ci siamo liberati di problemi e fardelli (su questo ho una casistica pubblica e privata impressionante).
3) La gratitudine è il miglior modo di svegliarsi la mattina. Caffè, cornetto, gratitudine… (questa è appendice del punto 2, ci tenevo a sottolineare e ribadire, non mi sono rincoglionito tranquilli).
4) La storia di pensare positivo va bene per i seminaristi e per Jovanotti. Noi comuni mortali pensiamo molto negativo ed è giusto farlo, per darsi una propulsione: l’importante è farlo in modo propositivo, per evitare brutti ceffi o strade sbagliate, magari. Pensar male non è affatto peccato e farlo con buon senso accende i sensi.
5) Una colonna sonora adeguata salva la vita. In solitudine come in compagnia. L’importante è non lasciarsela imporre, ma sceglierla ogni giorno ascoltando i suggerimenti e brandendo sempre quel minimo di indipendenza che ti consentirà, l’indomani, di goderti un eventuale errore tuo e solo tuo. Condividere gli errori è una palla mortale.
Meraviglia. Quoto tutto, dall’uno al cinque!
Quattro tutta la vita!
Io penso positivo perché son vivo, perché son vivo.