L’articolo di oggi su la Repubblica.
A pagina 18 è di schiena sul suo cavallo preferito. Qualche centimetro patinato più in là sono ritratti i suoi cani cirniechi e il pollaio coi galli “Verona”. Sotto, il titolo. Cinematografico quanto basta per celebrare senza sbavare: “A Ramacca sulle ali della libertà”.
Il pezzo forte di Terrà, mensile dell’Assessorato regionale all’Agricoltura risorto dalle ceneri di se stesso (il numero uno del 2011 è stato dato alle stampe solo in questi giorni), è tutto nelle quattro pagine in cui il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo racconta il suo tempo libero trascorso in un “rifugio dove il tempo si è fermato”. E lo fa con serenità, come se anche quelle pagine di giornale fossero, esse stesse, rifugio, dimora, tana.
L’occasione era imperdibile. Ieri l’abbinamento di Terrà col Sole 24 ore segnava una tappa memorabile: la rivista dopo sette anni di vita, e un’overdose di fondi pubblici, conosceva finalmente un’edicola vera. Un momento di prezioso realismo per un house organ che un tempo si spacciava per multimediale e che adesso lascia su internet solo mucchietti di cenere: i siti collegati a Terrà o sono fuori uso o sono in vendita (per Terrasicilia.it un’azienda barese accetta offerte da 450 euro in su).
Un governatore sorridente, dunque. Sarà che il periodico è gestito dalla sua amministrazione, sarà che è finanziato da tutti noi contribuenti, sta di fatto che il Lombardo letto su Terrà è docile e incline alla saggezza bucolica: “Tutti siamo domati”, chiosa a proposito di un ragionamento sui suoi cavalli. “Bisogna vedere chi lo fa e per quali fini”. Sarebbe interessante chiedere quanto conta chi tiene le redini, ma l’articolista vola alto tra letture estive, aranceti, paesaggi da sogno e abbigliamento di campagna. Fino alla domanda cruciale, quella che a meno che non si viva in un film di fantascienza non prevede altra risposta che una risata: “Cinquant’anni fa immaginava che un giorno sarebbe diventato presidente della Regione?”. E Lombardo, con semplicità studiata risponde seriamente: “No, pensavo di fare l’avvocato”.
Venti e rotti anni fa uno sfasciacarrozze del Palermitano aveva acquistato i resti di un aereo precipitato in mare. Un giorno si trovò davanti un inesperto cronista che gli chiese se aveva intenzione di comprarne altri, di aerei. Quello ci pensò e ineluttabilmente rispose: “Sì, se cadono”.
Il Lombardo pensiero catturato nella landa libera di Ramacca dal giornale di cui lo stesso Lombardo è dominus corrisponde alla carcassa di un giornalismo che non è neanche rottamabile, tanto è consunto.
Politici, portaborse, addetti stampa, simpatizzanti, consulenti, dovranno capire, prima o poi, che lo spot più efficace è quello a pagamento. Altrimenti non è che non funzioni, diventa un’altra cosa. E non sempre per colpa del potente di turno: il servilismo, in molti casi, non è l’atto violento del padrone, ma la tentazione del servo.
… e coerentemente divenne psichiatra. Misteri della mente umana (contorta).
[…] una lunga nota anonima (quindi implicitamente firmata dal direttore Salvatore Parlagreco) dopo l’articolo scritto per l’edizione siciliana di Repubblica in cui criticavo, senza offendere nessuno, un […]
E’ davvero un gran peccato che la villa di ispica sia sotto sequestro altrimenti nel prossimo numero ci toccava di leggere un’altra intervista per par condicio mari & monti!