Nella marea quotidiana di dichiarazioni che si accavallano, stridono, si scontrano, esplodono, evaporano e ricadono al suolo come meteoriti, Berlusconi trova un nuovo termine dispregiativo per inquadrare la razza più odiata, quella dei magistrati: “dipendenti pubblici”, li definisce.
E, in soldoni, blatera che, essendo lui il sommo capo del settore pubblico (nel privato ci ha già privato di ogni speranza), non può tollerare ammutinamenti.
Se qualcuno riuscisse a oliare i suoi ingranaggi cerebrali (magari infilandosi nel lettone che arriva dall’ex Unione Sovietica, complice un travestimento da bionda a pagamento), sarebbe semplice comunicargli che – è vero – si deve pretendere fedeltà da parte dei propri dipendenti, ma con una minima postilla: lui, Berlusconi Silvio nato a Milano il 29 settembre 1936, è il primo dei dipendenti pubblici al nostro servizio.
E a molti di noi non piace la sua condotta.
Il pesce fete dalla testa.
PS I magistrati NON sono dipendenti pubblici, forse piacerebbe a B. averli alle dipendenze, ma non è così. Sotto quegli aspetti sono e devono rimanere INdipendenti.
La differenza e’che a Berlusconi lo possiamo mandare a quel paese a suon divoti(come abbiamo fatto con Prodi)i Magistrati una volta vinto un semplice concorso come dipendenti statali li dobbiamo sopportare a vita e li troviamo tutti pensiionati col massimo grado e con pensioni che vale la pena controllare.Tutto questo quasi indipendentemente dai meriti e dai sacrifici che alcuni di loro hanno patito