Sogno o son mesto?

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

Ho fatto un sogno.
Un paese libero da Libero e da Feltri.
Un paese in cui a Cossiga, invece di lettere aperte sui giornali, diano una pacca sulla spalla, una caramella al miele e un bacetto della buonanotte.
Un paese in cui “intellettuale” o “istruito” sia una definizione di vanto e “coatto” una di demerito, e non viceversa.
Un paese in cui un capo dello stato sappia dire cose come “siate padri migliori se non perfetti” e non ” farò piazza pulita dell’immondizia dei giornali di sinistra”.

Mi sono svegliato, ho letto il giornale e mi sono detto: ma che cavolo di sogno.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

9 commenti su “Sogno o son mesto?”

  1. Perchè, un paese dove la candidatura (anche nella lista del condominio) non è basata sulla taglia delle minne, no?

  2. Trovo meravigliosa la lettera di Francesco Gossiga, soprattutto laddove dice che “Villa Certosa è indifendibile e penetrabilissima”.
    Diciamolo.

  3. Propongo un coretto da le “Le nozze di Figaro”: “Non più andrai farfallone amoroso, notte e giorno d’intorno girando, delle belle turbando il riposo, Narcisetto, Adoncino d’amor”

    Magari funziona!

  4. Ma nel tuo sogno oltre a Feltri e il suo giornale, Cossiga, e a qualche psico- nano ballerino, non c’era per caso pure Ghedini? Se ci fosse stato saremmo in un caso più unico che raro, da chiamare una troupe di Voyager (Rai 2), avremmo fatto lo stesso sogno!!

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