Let’s tweet again / 4

Su Twitter, nei giorni scorsi.

 

 

Tu chiamale se vuoi estorsioni

Silvio Berlusconi, che smentisce, chiedeva a Gianpaolo Tarantini, che smentisce, di procurargli donne con le quali intrattenersi sessualmente in cambio di soldi e parlava di politica internazionale e di “culone inchiavabili” con il noto politologo Valter Lavitola, che smentisce, il quale dall’estero preoccupato per le proprie sorti giudiziarie riscuoteva dal premier un invito a non tornare in Italia e non mancava di fare la cresta sui soldi che erano destinati a Tarantini e a sua moglie Angela Devenuto, che smentisce, la quale poveretta piangeva miseria a causa dei ventimila euro al mese elargiti da Berlusconi ma in realtà estorti da lei e dal marito che però
era forte della rassicurazione arrivata dallo stesso premier a Lavitola in quanto lui li avrebbe scagionati smentendo tutto.

Buonasera dottore

Dalla telefonata tra Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio della Repubblica italiana, e Valter Lavitola, direttore di un giornale che nessuno legge e faccendiere dai loschi profitti, si può capire il clima grottesco in cui brancola questa nazione.
I due parlano sapendo, o sospettando, di essere intercettati e dissimulano malamente ogni emozione, quindi sono palesemente innaturali. Eppure il premier non rinuncia al ruolo dell’onnipotente: “Scagionerò naturalmente tutti”. Continua a leggere Buonasera dottore

Il presidente zio (o verme?)

Binario
di Daniela Groppuso

“… lo sanno che il verme marcio è proprio lui (Berlusconi, ndr)”.
Angela Nicla Devenuto a Valter Lavitola, in un’intercettazione telefonica

“… (Berlusconi, ndr) aveva preso a cuore i nostri problemi, ci trattava come se fosse un padre, uno zio. Si sentiva un po’ il nonno delle nostre figlie”.
Angela Nicla Devenuto ai pm.

Un paese di merda (per sua stessa ammissione)

Vado via da questo paese di merda.

Silvio Berlusconi al telefono con Valter Lavitola,
editore e direttore de L’Avanti! (inseguito da un’ordinanza
di custodia cautelare con l’accusa di estorsione al premier).

Allora qualcosa di umanamente fallace c’è in un personaggio che si reputa infallibile, incontestabile, onnipotente, un gradino sotto Dio. Sì, lo sfogo captato dalle intercettazioni ordinate dai magistrati ci consegna finalmente un leader più debole, biologicamente sincero, cioè scazzato e demoralizzato come qualunque altro essere umano soggetto alle leggi dell’uomo e della natura.
Tenendo alta la speranza che tramonti presto l’era dell’impunità, ancor prima di quella del berlusconismo, può essere incoraggiante sottolineare che lo sfogo del premier costituisce una svolta epocale.
Il paese che lui doveva salvare, lucidare, rendere più ricco e addirittura salubre (ricordate quando promise di debellare il cancro?) è in fondo, per usare parole sue, un paese di merda. E la fallacità ritrovata sta nel tacere e nel tacersi l’influenza nefasta del passaggio che questo stesso Paese ha subito nell’intestino del centrodestra. Diciotto anni di questa peristalsi politico-amministrativa hanno annullato ogni ragione oggettiva, ogni interesse pubblico e hanno fatto del tornaconto di pochissimi l’obiettivo di ogni azione.
Negli ultimi due decenni l’Italia è cambiata nei costumi, nei gusti, nella sensibilità. Si è resa impermeabile alla vergogna. Ha chiuso i confini nazionali del senso dello Stato. Ci ha fatto sentire sì unici e diversi, ma peggiori.
L’elenco delle fandonie che Berlusconi ha sciorinato, sin dal primo giorno della sua discesa in campo, ha portato la maggioranza degli italiani a dar credito a una politica del piffero: anzi del pifferaio. E oggi tutti quelli che lo hanno votato, difeso, sostenuto anche quando non c’era una sola ragione logica per farlo, a parte le illuminazioni della fede (e siamo al gradino sotto Dio), dovrebbero ammettere di aver consegnato a questo signore un Paese, e di averne ricavato – per sua stessa ammissione – un paese di merda.