La violenza è l’arma dei perdenti

Cerco di dirlo in maniera semplice. Provo dolore solo a immaginare bambini sgozzati, donne violentate, anziani usati come ostaggi, esseri umani oltraggiati in vita e in morte. Non c’è un “ma” o un “però” che si deve frapporre tra un errore e il suo rimedio, tra un’accusa e la sua replica. Dinanzi a fatti acclarati c’è un on e un off.

Il mondo ideale di chi fugge da quello reale – che è orribile – non è fatto da chi passa la giornata a cantare messa, a inanellare distinguo o peggio a contrapporre culture, ma molto più prosaicamente da chi scansa il prete e decide di cambiare registro, da chi ragiona dopo aver ragionato. Nella politica, nel barlume di società civile, in quel che resta dei giornali (e qui via alla fuga forsennata dei like dei miei colleghi), nell’arte (idem, come sopra), serve un giro di boa che rasenti la modestia di un ragionamento semplice. I cattivi in fondo fanno il loro mestiere. Sono gli altri che fanno la differenza, che devono spiazzare, ammazzando l’unica cosa che va sterminata in tutti i campi di combattimento: il pregiudizio. Scovando il passo falso che si tende a nascondere. Non lasciandosi ingannare dalle versioni precostiuite. Abbattendo i muri dell’ideologia da slogan.

La violenza è l’ultima arma dei perdenti e degli incompetenti. Lo insegnano la storia, l’arte, il buon senso e molte altre good vibrations che non abbiamo il tempo di dipanare.
Però prima di sventolare bandiere o di aver timore di farlo, parliamone se abbiamo il coraggio

Cose che non capisco

Ci sono alcune cose che non capisco, dopo aver spulciato tra le notizie del giorno (cioè quelle di ieri che erano quelle di oggi fino a qualche ora fa…).
Ci si sbraccia al Nord, e soprattutto nelle lande leghiste, per mantenere lo status di hub all’aeroporto di Malpensa dopo i casini dell’Alitalia. Secondo la mia esperienza, Malpensa è una specie di scalo fantasma, scomodo e semideserto. Al confronto, Trapani-Birgi è lo Space Center di Houston.
Adriano Sofri scrive un nuovo libro di memorie, che nulla ha a che fare con Marguerite Yourcenar. Racconta la sua versione sulla morte dell’anarchico Pinelli e, con compulsiva creatività, torna sull’omicidio Calabresi (per il quale è stato condannato con sentenza passata in giudicato). Sull’assassinio del commissario di polizia il succo del ragionamento è: “Sono innocente, ma corresponsabile”. Come dire: sono vegetariano, ma adoro la fiorentina al sangue. Oppure: sono cattolico e per questo adoro bestemmiare. Oppure: sono del Pd, ma godo se mi votano gli amici di Berlusconi… oops, mi ero dimenticato del signor Villari.
Gli Stati Uniti chiedono un aumento delle ore di tregua sulla Striscia di Gaza. Bisogna dare più tempo alle unità di soccorso che raccolgono morti e feriti dopo il giusto martellamento del santo fuoco israeliano. Insomma, è cosa buona e giusta bombardare le scuole palestinesi a patto che i cadaveri dei ragazzini non si impolverino troppo.