Si Salvo chi può

Dunque c’è un’inchiesta, quella sulla strage di via d’Amelio, condotta in modo infame per 25 anni, con un depistaggio che in un Paese civile dovrebbe vedere i responsabili in galera e non freschi come quarti di pollo in una tavola di vegetariani. C’è un rosario di omissioni, di traccheggi, di atroci bugie che si arricchisce di giorno in giorno di nuovi grani. C’è una pattuglia di magistrati che ha sonnecchiato per decenni frequentando convegni e riviste (con più pagine che lettori) anziché uffici giudiziari. Ci sono poliziotti che adesso sono sott’inchiesta per aver costruito ad arte uno pseudo-pentito, Vincenzo Scarantino, e aver aggiustato le sue dichiarazioni incolpando innocenti e proteggendo i veri colpevoli. C’è tutto questo (e molto altro) dietro l’indagine infame che per decenni ha protetto un patto criminale con uomini delle istituzioni protagonisti. E che fa la procura di Catania? Mette sotto inchiesta Salvo Palazzolo, il cronista che ha raccontato ciò che tutti noi dobbiamo sapere. Lo fa con una solerzia quantomeno sospetta, probabilmente perché i nomi coinvolti sono illustri e perché la polvere sollevata tende a coprire quella che per troppo tempo ha riempito i fascicoli di un’indagine dai risvolti mostruosi. Poi chissà, canis canem non est.
Ci sarebbe da ridere se non fosse terrorizzante.

Ancora in cerca delle parole rubate

Foto di Rosellina Garbo

Meno di due mesi fa vi ho raccontato l’emozione di veder fiorire un seme piantato per scommessa: un grande spettacolo nel grande teatro. “Le parole rubate” al Teatro Massimo di Palermo. Oggi quel progetto ha figliato un esperimento ardito: la versione blues dell’opera d’inchiesta.
Partiamo nelle prossime ore con una tournée che speriamo ci porti lontano. Ci sono già due appuntamenti: domani, lunedì 17 luglio, al Real Teatro Santa Cecilia di Palermo alle 21,30 e dopodomani, martedì 18, al Complesso monumentale San Pietro di Marsala alle 21.
La squadra, a parte me e Salvo Palazzolo, ha delle novità: Gigi Borruso interpreta il cacciatore di parole rubate, Fabio Lannino e Diego Spitaleri suonano le loro musiche e quelle di Marco Betta. Le foto che scandiscono l’inchiesta sono sempre di Franco Lannino.
È uno spettacolo abbastanza nuovo, pur rimanendo fedele nella sostanza, rispetto a quello del Teatro Massimo. Abbiamo modificato alcune dinamiche nel finale e nel testo, c’è una dimensione più intima nella colonna sonora e proponiamo un accostamento di generi che ci sembra davvero innovativo. Insomma anche chi ha visto la prima versione può riassaporarlo.